Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Primo evento, tragico: Afragola, già “fidanzata” a 12 anni, viene ammazzata dal “fidanzato” a 14; secondo evento, grottesco: un tizio augura alla Presidente del Consiglio che sua figlia abbia la stessa sorte di Martina, poi “fa finta” di suicidarsi. Viviamo un “tempo malato”

Da decenni l’Istat ci spiega che le morti violente in Italia si stanno riducendo a vista d’occhio.

1980: morti in incidenti stradali: 12.000 circa, 2024: 3.000 circa.

1980: morti per infortuni sul lavoro: 2.000 circa, 2024: .circa.

1980: morti per omicidio volontario: 2.000 circa, di cui un quarto donne, 2024, 400 circa, di cui un quarto donne.

Pertanto le statistiche oggettive dicono che la situazione della violenza in Italia è molto molto migliorata nell’ultimo quarantennio, nonostante le impressioni paiono dire il contrario. Ma sono, appunto, impressioni derivanti dalla pervasività e dall’immediatezza dell’informazione. Anche solo vent’anni fa, quando l’epoca dei social doveva ancora arrivare, non si era così quotidianamente e più volte al giorno colpiti dalle notizie in tempo reale, per cui oggi la tempestività funziona come un moltiplicatore di notizie e di emozioni.

Aggiungo che i media e i loro operatori ci mettono del loro, in questo senso, ad esempio: c’è la notizia di un grave incidente stradale del sabato sera dove muoiono tre ventenni, bene, anzi malissimo, ecco che la notizia viene iterata anche il giorno dopo e il giorno dopo ancora, per cui l’effetto è cumulativo e l’ascoltatore ha l’impressione che gli incidenti siano stati tre, non uno. Se non si sta attenti, si subisce l’effetto valanga della notizia.

Aggiungo un altro aspetto, questo legato, ad esempio, ai due maggiori efferati conflitti in corso, quello relativo all’aggressione della Federazione russa all’Ucraina e a Gaza: le tv e i vari video mostrano immagini e rappresentazioni di rovine, che a volte sono gli stessi, ma appaiono sempre diversi, perché la nostra percezione non fotografa, ma riassume le immagini, e non sa o non può distinguerle rigorosamente l’una dall’altra. A ciò si aggiungono i commenti, sempre imprecisi e solo probabili. Ciò non toglie l’inaccettabile gravità del comportamento di Israele, che non riesce a liberarsi di quel fanatico killer di Netaniahu, scatenatasi dopo l’orribile massacro perpetrato dai boia criminali di Hamas il 7 ottobre del 2023.

Un esempio doloroso in tema: già tre o quattro mesi fa si sentiva dai tg che l’esercito israeliano aveva distrutto l’ultimo ospedale di Gaza, mentre l’altro ieri si sente raccontare che è stato colpito l’Ospedale Europeo di Gaza, “uno degli ultimi ancora funzionanti”, la chiosa. E allora, quale è la notizia vera? Quella di tre mesi fa che dava distrutto l’ultimo ospedale di Gaza, o quella più recente che parla di danni a “uno degli ultimi ospedali funzionanti di Gaza”. Anche sui numeri delle troppissime vittime ci sono più fonti: Onu, Hamas, Israele, ma manca la voce dell’Autorità palestinese di Ramallah che dorme un sonno ingiusto da una decina d’anni. A chi credere? A Bonelli che si straccia le vesti come un ridicolo Caifa, o a Tajani, che comunque non millanta conoscenze che non ha, e viene rimproverato per la sua flemma che, agli occhi dell’opposizione, diventa con-colpevole di eccidio?

Afragola, Campania. Una ragazza di quattordici anni viene uccisa dal suo “ex fidanzato” con una pietra, per il rifiuto di un abbraccio.

L’oscuro ammalamento colpisce un’altra donna, questa volta un donnino quattordicenne, bella ragazzina, studentessa all’alberghiero, che un paio di anni fa si era fidanzata con un ragazzo di diciassette anni, e che ora la ha uccisa.

Proviamo a parlare di questo “oscuro ammalamento”.

Chi deve insegnare che non si può avere tutto nella vità?

In famiglia genitori quarantenni, ignorantissimi (ha straragione Crepet!), non dicono un no che è uno a figli ancor più ignoranti e intontiti dagli smartphone e dai social. Come si fa a dare torto al presidente campano De Luca, quando lui si chiede se si può avere un profilo social a 11 anni e se ci si può fidanzare a 12? Non ci si dica che la Bibbia riporta matrimoni di decenni, e che nell’antichità bla bla, e che nel mondo islamico bla bla o tribale succede altrettanto. Quelli sono anacronismi o ritardi secolari da un punto di vista culturale. Sono confronti da non fare, eppure anche qualche illuminato “progressista” (lasciamo perdere i “salvini”, da cui non mi aspetto più di quanto stia dando) li fa, senza vergognarsi di tanta ignobile e sozza incultura.

Scuola, parrocchie, famiglie, scuole, anche cattoliche… che fanno? Sono quelle che da un lato impediscono ai Bersaglieri di spiegare che cosa è la Patria democratica e repubblicana, e dall’altro “fanno sperimentare” a i bambini la moschea? Mi vien da parlare come il popolazzo che vota sia la destra sia la sinistra: ma in che mondo siamo finiti?

E vengo allo sfortunato che, dalla cattedra di insegnante liceale, ha augurato la medesima morte di Martina alla figlia della Presidente del Consiglio.

Anche se poi se ne è pentito, questa frase la ha pubblicata: “Auguro alla figlia di Giorgia Meloni di fare la fine della ragazza di Afragola“. A scrivere queste parole è stato un signore napoletano, 65 anni, laureato in matematica, che insegna tedesco in un liceo. Poi ha tentato malamente di suicidarsi, ma gli è andata… bene, non ce l’ha fatta.

Lo immagino quell’uomo, in età, più giovane di me, con uno scatto d’ira improvvido, orrendo. Incolpa l’intelligenza artificiale per l’insulto, cui però ovviamente ha dato lui istruzioni adeguate alla sua bisogna di insultare Meloni, non sapendo che la AI non va mai oltre certi limiti. Patetico. Poi aggiunge che non cambia la sua posizione politica contro il Governo. E va bene, e chi se ne frega. E’ uno di quelli che non accettano questo Governo, anche se è stato eletto democraticamente. Ce ne sono molti in giro, anche in Parlamento, che per un signore tanto debole di mente costituiscono un fulgido esempio. Basta guardare il signor Bonelli quando si scaglia con ferocia esagerata contro la capa del Governo, ululando, o come il signor Licheri, dei 5 Stelle, che di ululati è il campione parlamentare.

Restando al prof, che non cito per nome, tanto, purtroppo per lui, si è tirato addosso la cagnara di molti che sono forse sono anche peggiori di lui.

Due cose: o questo signore non ha ancora maturato una capacità di relazionarsi con gli altri in modo empatico, affettivo, cioè non conosce il valore di una relazione sana, oppure non sa maneggiare i social. Forse ha tutte e due queste incompetenze.

C’è un’oscurità malata in giro.

E’ il risultato degli ululati dei cinquestelluti come Licheri, che con il viso stravolto, quasi da pazzo, invita Tajani a dire e a fare e a vergognarsi, oppure dei passeggiantippperrroma Bonelli & Frate Janni, del fantasma senza nome e dei Provenzano. Silenti o quasi i saggi e le sagge del PD.

Fanno buona compagnia all’insegnante campano altri docenti che non misurano le parole quando si tratta di criticare (la critica e la satira sono sempre legittime, ma non gli insulti e le minacce) Meloni e C., come Valditara: Christian Raimo, che ha detto nel 2024 nei confronti del ministro dell’Istruzione le seguenti gentilezze: “Io penso che non è difficile colpirlo, perché tutto ciò che dice è talmente palese, arrogante, evidente, lurido, cialtrone, ecco lurido è una parola che si attaglia a quello che dice Valditara“. Bel linguaggio, eh? Giovanni Gozzini dell’Universoità di Siena ebbe a dire, nel 2021, di Meloni: “…che è una pesciaiola, vacca, scrofa…” Già nel 2018 la maestra Flavia Cassaro urlava a Torino “Poliziotti dovete morire“. Tralascio altri.

(l’ululante)

Non dobbiamo arrenderci.

Riusciamo a pensar di tornare a un’educazione di base che riprenda per mano il rapporto con i ragazzi?

Riusciamo a riprendere il valore pedagogico del si e del no, come strumenti di discernimento comportamentale e morale?

Riusciamo a pensare che l’educazione dei bambini, dei ragazzi e dei giovani (risparmiatemi la fatica improba di mettere sempre ovunque anche il genere femminile che intendo ricompreso) come un impegno che dura fatica e continuità?

Riusciamo a pensare che la via breve, comoda e facilitata per loro è proprio la via della perdizione, come usavano dire e insegnare fino alla generazione dei nostri “vecchi”, e che poi si è persa in nome di un buonismo onnicomprensivo e indulgente che tutto comprende e perdona prima, ma non nel senso della Carità paolina, ché quella è amore di benevolenza, cioè amore vero.

Riusciamo a recuperare un senso del limite nelle espressioni e nelle parole che usiamo e che sdoganiamo con troppa facilità?

Riusciamo a vigilare, appunto, su un linguaggio che nel tempo è diventato sempre più sguaiato e sgangherato e, nei giovani, talmente povero da costituire un idioma da ignoranti, a volte, anzi spesso, laureati.

Riusciamo a trasmettere che i miti dei musicanti e degli sportivi (specialmente del calcio in Italia, negli Usa di altri sport) non sono linee guida né tutorial per un facile successo?

Riusciamo a far passare l’idea che l’ottenimento di successo e ricchezza non è lo scopo primario della vita, ma che ogni bene materiale conseguito deve essere destinato a qualcosa di buono per sé stessi e anche per gli altri?

Riusciamo a trasmettere l’idea concreta che ogni obiettivo, ogni scopo e ogni fine nella vita richiede costanza, impegno e fatica?

Ebbene, se ce la facciamo a dare risposte positive a queste non retoriche domande, possiamo avere qualche speranza che qualcosa cambi in positivo, senza miracolismi, ma facendo individuare una via diversa allo sviluppo delle persone.

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