Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Di solito un sito web rappresenta innanzitutto l’autore. In questo caso desidero chiarire che ho cercato e cerco di avvicinare la mia esperienza alle esperienze e alle storie degli altri, di coloro che conosco, e anche di quelli che non conosco e non incontrerò mai, ma che mi leggono ogni giorno. E non sono pochi: dal Canada alla Nuova Zelanda, ma soprattutto in Italia e in Argentina, che è una “seconda Italia”. Perché ogni esperienza di vita è unica e nello stesso tempo fortemente analoga a quella di chiunque altro, nella gioia e nel dolore che si intervallano nella vita. Un saluto e un abbraccio a ognuno che apre questo blog.

“Gentile Lettrice, Caro Lettore,
La filosofia è un sapere antichissimo e moderno che serve a riflettere sul senso della vita e delle cose;
serve a inquadrare temi e problemi con logica e chiarezza;
serve quando si sta bene e, anche di più, quando si sta male;
serve a tutte le età;
serve per la ragione e per il sentimento;
serve…
Se vuoi, se ne senti il bisogno puoi scrivermi (eagle@qnetmail.it)
o telefonarmi (339.7450745), anche per fissare un incontro”

PhD Prof. Dott. Renato PILUTTI,
Filosofo pratico (ex L. 4/2013, Associazione nazionale
per la Consulenza filosofica Phronesis) e Teologo

Una famiglia sterminata. A Paderno Dugnano un diciassettenne uccide padre, madre e fratellino. In tempo reale, neanche il tempo di conoscere i fatti, i “sapienti” mediatici intervengono come un sol uomo, così. Crepet Paolo, psico-psichiatra, si esprime in questo modo “Ormai i padri non sanno che cosa pensano i loro figli” e ammette che bisogna chiedere all’Onnipotente che cosa sta succedendo; Mancuso Vito, teo-logo, afferma che “nelle famiglie si è insediato qualcosa di diabolico”; la sostituta procuratrice del territorio Ditrapani conclude con disarmata sicumera che “il ragazzo non ha dato spiegazioni logiche”. Suvvia, dottoressa, come fa a pensare che un soggetto del genere, dopo aver fatto quello che ha fatto e nelle condizioni in cui si trova (che né Crepet né Mancuso conoscono), possa fornire “spiegazioni” logiche e coerenti? E se fosse che ormai da tempo l’esaltazione delle “emozioni” di cui ognuno che parla si riempie la bocca, a scapito del “ragionamento”, sia uno dei fomiti di una malattia mentale di tipo “sociale”? Caro lettore, fai caso a come vengono narrati gli eventi sportivi, dove la parole “emozione” è emessa, o suggerita, ogni tre per due? Io sono da tempo nauseato ai limiti del vomito da questo abuso del termine “emozioni”. La società è affetta dalla “malattia” dell’emozionismo, che è grave. Connessa a questa patologia, sviluppatasi negli ultimi tre o quattro decenni, ve n’è un’altra, quella che si può chiamare “cultura della pretesa”, sorta da una malintesa declinazione dell’attività desiderante, che, prima Platone, e nei nostri anni lo psicanalista e filosofo Jacques Lacan, hanno studiato a fondo
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