Mentre i viandanti della Global Sumud Flotilla, dopo avere solcato un pezzo di “mare nostrum”, stanno tornando a casa in aereo, e il 7 ottobre 2025 ricorda l’ignobile pogrom di due anni fa in Israele perpetrato da Hamas, i primi colori dell’autunno anche quest’anno avvolgono le brume ottobrine di Baby Jar. Non molto lontano le fosse di Katyn reclamano silenzio, dopo notti e giorni di spari e rimbombi di camion che arrivano nella foresta scura. Sulla linea di confine del Donbass si spara e si muore nel fango delle trincee, mentre oggetti volanti si sfracellano sull’Ucraina mietendo la vita di esseri umani di ogni età. Non solo nel Vicino Oriente si muore di morte violenta, anche se per molti stranamente pare che sia così. Le grandi Nazioni, nel frattempo, USA, Russia e Cina si spartiscono i mercati alla nostre spalle. Grazieadio la mia ombra di essere umano ha dei limiti, mentre la storia è memore e la mia ragion cognitiva si muove…
Ero tentato di dedicare completamente questo mio domenicale alle ultime dal Vicino Oriente, alla Flotilla, a Gaza, ai popoli Palestinese e d’Israele, di cui porto nel cuore ambedue le bandiere, a differenza degli sbandieratori e scioperanti di queste ore, giorni, settimane, tra i quali distinguo i criminali violenti che spaccano vetrine da chi partecipa per vera solidarietà, ma ho preferito affrontare più approfonditamente un tema più generale, anche perché sempre di attualità, quello del male umano. Tema immenso, filosofico, etico, politico, sociale, dei singoli e dei gruppi, delle persone e delle nazioni.
Ho già espresso le mie idee sulla situazione del Vicino Oriente (non si deve parlare sempre e solamente di Gaza, della cui esistenza i più, specie gli scalmanati, non avevano nozione fino a un paio di anni fa) nelle settimane scorse, e per il momento basta solo quel poco che scrivo qui sotto. Non voglio perdermi a consumare tempo ed energie per dare importanza a quel sindacalista mediocre (che non ha mai lavorato un colpo), il signor Landini, non Spartaco, nome di un vecchio stopper dell’Inter, ma Maurizio, in cerca di visibilità e di uno scranno in Parlamento al massimo tra un paio d’anni scarsi, una cum altri sodali, imbarcati e non. Nè ai tiktoker che hanno accompagnato il viaggio per mare, né a una funzionaria dell’Onu che “detta” i discorsi a un sindaco italiano assai sprovveduto, proibendogli di citare gi ostaggi israeliani ancora in mano ai criminali, mentre lo stesso “sprovveduto” primo cittadino, dopo un discorsso tutto hamassone, le consegna un premio – a mio avviso – “ign-obel”.
Circa la Flotilla faccio salvi i puri di cuore che hanno creduto a un’operazione del genere, ma trovo essere stato un atto disonesto per i partecipanti e i finanziatori non esplicitare la mera dimensione politica di critica non solo ad Israele, non distinguendo mai tra questa entità statuale e il suo popolo dal suo attuale governo, nonché dal suo criminale presidente e da ministri fanatici come il signor Ben Gvir o il signor Smodrich, ma anche al Governo italiano che ha cercato in tutti i modi, supportato dal Capo dello Stato italiano e dalla Chiesa cattolica, di aiutare l’iniziativa nella sua dimensione umanitaria, dimensione nientificata, nel disinteresse reale dei partecipanti all’avventura marinara.
Israele, nel difendere i suoi interessi di Paese in guerra NON ha effettuato un atto di pirateria come sostengono ignoranti e non (perfino alcuni “esperti” di diritto internazionale), ma un’azione razionale, efficiente, efficace e senza fare del male a nessuno, a difesa della propria incolumità violata con crudele e disumana malvagità il 7 ottobre di due anni fa. Spero che qualcuno, almeno qualcuno, dei naviganti, prima o poi si accorga che gli è andata di lusso per come sono stati “trattati “gestiti” da Israele che, dopo averli presi in consegna, non li ha trattati come avrebbero potuto fare, da nemici e dunque da prigionieri di guerra, ma li hanno quasi subitamente rispediti nelle patrie rispettive. Sentir piagnucolare come fosse stata torturata quella triste figura di Greta Thumberg, peraltro snobbata dal suo stesso Paese, non so se mi suscita più rabbia o pena. Altra “bella” figura: mi è difficle guardare le espressioni facciali della professoressa (di matematica in un liceo torinese Marria Elena Delia, per i cui alunni provo sincera pena), quando interloquisce con il giornalista Capezzone, mi suscita i medesimi sentimenti di cui sopra, con il di più di una preoccupazione per il meraviiglioso mestiere che fa (che dovrebbe fare), come dipendente dello Stato e del Popolo italiano.
Utinam (volesse il cielo che) questi “militanti” mostrassero altrettanto interesse per altre guerre altrettanto o più gravi e grandi (Ucraina e Sud Sudan) dove vengono ugualmente uccisi bambini, adulti e vecchi, i quali hanno il medesimo valore e dignità dei morti di Gaza, la cui conta è affidata ai criminali di Hamas, e creduta in giro per il mondo. Non è che stia emergendo dal buio più oscuro della storia la leggenda degli Ebrei che uccidono i bambini per riti sacrificali, come si sosteneva in certi momenti e fino a pochi decenni fa in vista della Shoah?
Intanto, venerdì scorso, pur con uno sciopero generale proclamato da USB e CGIL (è la nuova coppia dei sindacati italiani? La Cisl e la Uil missing? Segretario Bombardieri, hai perso per strada Landini? Che pena! Dottoressa Daniela Fumarola, lei invece era in ferie?) le fabbriche italiane erano venerdì scorso piene di lavoratori, che hanno intelligenza per non farsi intortare da chi vive solo di protesta, non essendo capace di proposta oramai da anni. Le percentuali di partecipazione allo “sciopero generale” di Landini e c., anche dove è stato più partecipato, non ha superato, territorialmente, il 10% degli addetti, mentre in generale la pecentuale si è aggirata dall1 al 5%.
Su tutto questo tema io sono d’accordo con quanto sostiene la Lega Araba.
I flotillas e i loro supporter piazzaioli lascino perdere, e restino in gioco i veri protagonisti: Paesi arabi, Israele, Palestinesi e USA. Tutti gli altri soggetti sono o insignificanti o addirittura dannosi.
I “soccorritori” e le proteste. Ragioni politiche e aspetti psicologici individuali e sociali
L’ultima è questa, ed è vergognosa, ma non mi meraviglia: le barche della regata crocierista non avevano neanche un confezione di formaggino Mio. Eccoli qua i soccorritori dei Palestinesi!!! …che ora aspettano di essere rimpatriati (mentre scrivo queste righe oramai sono quasi tutti tornati in Italia, paese che non amano), perché lì non c’è più nulla da fare. I quattro parlamentari in crociera (segnatamente di PD, M5S e AVS), invece, sono stati i primi a salire eroicamente a bordo di un aereo, per partecipare alle manifestazioni italiane, invece di chiedere di poter attendere il rimpatrio degli altri compatrioti. Come dei veri eroi si manifestano nel loro agire imperterrito questi rappresentanti del popolo italiano.
Ora canteranno in coro in Italia il versicolo “From the river to the sea“, vale a dire la distruzione di Israele, non conoscendo un rigo della storia di questa frase, che significa proprio l’opposto, perché suonava così “Dal mare alla terra (di Sion, cioè di Gerusalemme, aspirazione trimillenaria del Popolo ebraico disperso)”. Ma gli sfilanti e i loro ammaestratori sono troppo pigri per studiare. Se Togliatti e Nenni sentissero parlare personaggi, ad esempio, come i parlamentari Ricciardi (che diventa – lombrosianamente – assai brutto e quindi “cattivo” quando ulula insulti in Parlamento) e Scuderi, non li considerebbero di sinistra. Semplicemente, perché non lo sono, in quanto obiettivamente antisemiti. Forse a loro stessa insaputa.
Lo Stato italiano ha invece, solo finora, inviato oltre 2300 tonnellate di aiuti (Food for Gaza), costituiti da cibo, medicine, e ospitalità in Italia, di cui quasi nessun giornale parla.
Tenendo in considerazione tutto quello che è successo in Italia nelle ultime settimane, giorni e ore rispetto alle vicende del Vicino Oriente, di Gaza e di Israele, si può dire che tutto ciò può essere considerato – biunivocamente – causa ed effetto di un’isteria collettiva, e – come insegnano le buone scienze psicologiche – con la conseguente comparsa di un numero impressionante di bias psicologici, cioè di autoinganni, in parte inconsci e in parte per ragioni di ignoranza tecnica (si tratta dell’ignoranza inconsapevole-incolpevole, ma incolpevole solo in un primo momento) e quindi di ignoranza morale (si tratta dell’ignoranza di chi sa le cose, ma sceglie comunque il male), generata dalla disonestà intellettuale. Per chiudere questa prima parte del post provo a proporre un breve elenco di questi bias, di cui dobbiamo renderci conto per poterci opporre ad essi (per quanto poossibile, perché a vole i bias sono invincibili, almeno nel breve) con la logica argomentativa e la ragione. Infatti, in generale, si possono notare:
a) l’aumento del fascino dei regimi autoritari, per cui alle “vittime” dei bias piace Hamas, non solo più di Israele che è odiato non solo in quanto tale, ma in quanto nazione semita, Ebraica, Giudaica, come nei pogrom russi e nella Shoah, ma anche dei paesi arabi che vogliono la pace, senza citare i paesi democratico-liberali;
b) l’incapacità di discernere come male le azioni che appartengono al bias precedente, per cui una certa signora tale-dei-tali può permettersi di rimproverare il sindaco di Reggio Emilia che la sta premiando, apostrofandolo con la proibizione di citare la necessità di liberare gli ostaggi israeliani detenuti ormai da due anni;
c) la mitizzazione della Russia da parte del putinismo e quella della nuova frontiera aggressiva di Trump; il mito dell’interpretazione arcaica e letteralista della Bibbia da parte della destra ebraico-isrealiana, fin delle storie genesiache di Caino e del “dio degli eserciti”; il mito del parricidio e dell’incesto che troviamo in Edipo Re;
d) la connessione di questi bias-autoinganni con il dirittismo di sinistra intriso di wokismo e di politically correct:
In piazza, oltre a sinceri sentimenti di solidarietà per chi soffre nel Vicino Oriente, ha prevalso la semplificazione, la banalizzazione, la sloganistica becera e aggressiva fino all’esibizone di cartelli con la scritta “W Hamas“, peraltro non limitata ai delinquenti spaccavetrina, ma prossima, anche fisicamente, ai parlamentari partecipanti fotografati con slogan distruttivi per quella che gli statuti di Hamas e dell’Iran definiscono “entità sionista da distruggere“.
“Psicologia delle folle” à là Guastave Le Bon e indottrinamento scolastico-mediatico sono elementi costitutivi di ciò che sta accadendo come isteria collettiva, tutta italiana o quasi, peraltro.
Parlo di deputati PD, M5S, AVS. Per tutti costoro qualsiasi visione teleologica della storia, per cui l’uomo sta cercando di migliorare sempre più la sua convivenza, non ha senso, forse perchè non conoscono neppure il significato del finalismo etico della politica, che a volte non riesce a fare a meno della guerra, ma che dovrebbe riuscire a cedervi sempre meno.
La cosa più grave, ancora peggiore del comportamento di sopra citati, è quanto sta “passando” come informazione formazione nelle scuole, soprattutto alle superiori e all’università, dove insegnanti disinformati o disonesti stanno indottrinando schiere di giovani all’odio contro Israele e all’apprezzamento di Hamas, che, a mio avviso, richiama tranquillamente il paragone tra un mix di Pol Pot e di Isis.
Tornando al tema “due popoli – due stati”, chi urla per strada dovrebbe informarsi su quando si fu fosse davvero vicini a questo esito, uan ventina di anni fa, ma anche che fu la parte palestinese a non sapere cosa farsene di uno stato, dopo Arafat.
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Ricordi e confronti sulla presenza del male nel mondo, in un mondo che è e resta meraviglioso
I primi colori dell’autunno anche quest’anno stanno avvolgendo le balke di Baby Jar (nel 1941, 33.771 ebrei furono trucidati dai nazionalsocialisti), il 7 ottobre 2025 ricorda l’ignobile pogrom di due anni fa in Israele perpetrato da Hamas, mentre si odono i tonfi delle bombe che cadono su Kijv in queste notti dei primi di ottobre 2025.
Non molto lontano da lì vi sono le fosse di Katyn (nel 1940, circa 22.000 ufficiali polacchi furono uccisi dai sovietici) reclamano silenzio, dopo notti e giorni di spari e rimbombi di camion che arrivano nella foresta scura.
La linea d’ombra di Ioseph Conrad è il titolo di un suo romanzo memorabile. Oltre la linea d’ombra di ciascuno di noi c’è la Coscienza, ci sono i Qualia che formano-la-Forma del colonnello Kurz, cioè di ognuno di noi. Così come afferma “funzionare” la realtà l’ingegnere Federico Faggin, che echeggia Plotino, un po’ per entusiasmo senile e per sentito dire in famiglia (il padre dell’ing era uno studioso del neoplatonismo plotiniano, come mi ricorda il professor Giorgio Giacometti, mio successore alla Presidenza di Phronesis, l’Associazione Italiana per la Consulenza Filosofica).
L’Uno platonico-plotiniano, in quanto trascendentale, intriga Faggin, ma lui non riesce a spiegare bene come esso sia il Principio del Tutto. Forse l’aveva capito meglio (o, più umilmente, compreso, perché c’è una differenza semantica non banale fra i due verbi) ser Piero della Francesca, con l’immagine della Pala di Brera, dove l’uovo cosmico sta sospeso sopra la testa della Vergine Maria. In questo Uno è presente il male.
A Gaza molti bimbi e adulti muoiono dopo la strage del 7 ottobre 2023. Tanti, troppi, ma non riporto i numeri forniti dai criminali di Hamas. Nel 1961 Adolf Eichmann è stato “appeso fino a che la morte non giunse” (era la formula in uso dove si impiccavano democraticamente – ad e. negli USA e in Gran Bretagna – i condannati a morte; non so che formula si usi in Iran che ha da anni il record di impiccati), a Tel Aviv.
Cosa può pensare della fine di Eichmann uno come me che è contrario alla pena di morte? E della fucilazione stranissima di Mussolini e della signora Petacci (non si sa se a cura di Walter Audisio, il “comandante Valerio”, o di Bruno Lonati, ovvero del “Capitano Neri” – Luigi Canali, ovvero di alcuni ufficiali inglesi tipo il “Capitano John”, o di altri sparatori senza nome o con un nome per decenni impronuziabile?), senza processo? Posso concedere eccezioni ai miei principi etici?
Nel Darfur muoiono ancora più bambini che a Gaza, ma non hanno flotillas e “Albanese” a reclamare umanità. Le tv hanno avvolto di silenzio il Sud Sudan e altre diecine di luoghi in ogni continente, Europa compresa (Ucraina), dove vengono sterminati bambini, adulti e vecchi.
La storia recente della vicenda israelo-palestinese
Constatata tanta diffusa disinformazione, a titolo di commento informativo inserisco di seguito una riflessione storica appropriata dell’amico Prof. Claudio Giachin, che di mestiere è docente e storico.
Suggerisco ai troppi che parlano, anzi blaterano, di cose che non conoscono, di accettare e applicare la classica raccomandazione riportata nei suoi scritti anche da Tommaso dAquino: “Sutor, ne ultra crepidas”, cioè “Calzolaio, non oltre le tue calzature“… Anche per non fare brutta figura con chi le cose le conosce.
“Un paio di considerazioni a proposito della “solitudine” di Israele.
La risoluzione dell’ Assemblea generale dell’ Onu n* 3236 sulla ” questione della Palestina” del 22 novembre 1974 riconosce ai Palestinesi il diritto di riconquistare con ogni mezzo (quindi anche con le armi) l’ indipendenza e la sovranita’ sulla Palestina. Nel testo non si fa menzione del diritto all’esistenza di Israele. Notevole contraddizione: nel 1948 l’Assemblea generale dell’ ONU aveva sancito la nascita di Israele, nel 1974 la stessa Assemblea ne ignora l’esistenza e legittima la lotta palestinese (anche armata) contro di esso. Ma lo scopo dell’ ONU non e’ forse quello di preservare la pace e la sicurezza collettiva? L’ 11 novembre 1975 l’ Assemblea generale dell’ ONU approva la risoluzione n* 3375, nella quale si dichiara che “il sionismo è una forma di razzismo e di discriminazione razziale“. Mai pero’ dall’Organizzazione delle Nazioni Unite è stata espressa una condanna dell’ OLP di Arafat che allora sosteneva “il diritto del popolo arabo palestinese alla sua sacra patria della Palestina” usurpata da Israele. Ciò significava, tra l’ altro, l’eliminazione dell’ “Entita’ sionista” e la cacciata, o peggio, degli israeliani “dal fiume al mare”.
Con queste deliberazioni, l’ONU ha contribuito alla demonizzazione d’Israele e alla delegittimazione delle sue ragioni di esistenza. Nel giugno del 1976, grazie ad una operazione perfettamente riuscita vennero liberati a Entebbe 102 ebrei sequestrati e tenuti in ostaggio dai terroristi palestinesi. Ebbene, il segretario generale dell’ ONU, il già nazista Kurt Waldheim, defini’ l’azione israeliana “lesiva della sovranità ugandese“. A sostegno di questa affermazione si unì larga parte della stampa occidentale che stigmatizzò Israele per la “violazione del diritto internazionale”. Solo pochi anni prima nell’ ottobre del 1973, in occasione della festa dello Yom Kippur, Egitto, Siria e Giordania attaccarono di sorpresa Israele, mettendolo, per alcuni giorni, al rischio serio di scomparsa. Subito dopo la vittoria di Israele, riprese con piu’ veemenza l azione terroristica dell’ OLP di Arafat. Qualche esempio tra i tanti: 17 dicembre 34 morti a Fiumicino; 11 aprile 1974 18 morti a Kiryat Shmona; 14/15 maggio 1974 21 studenti uccisi a Maalot; 8 settembre 1974 volo TWA 841 88 morti. Mai una condanna esplicita da parte dell’ ONU.”
Dall’antichità ai giorni nostri
La battaglia di Qadeš o Kinza, in lingua ittita, fu combattuta sulle rive del fiume Oronte in Siria, nel 1274 a.C., e contrappose le due più grandi potenze del Vicino Oriente antico, l’Egitto di Ramses II e le forze ittite di Muwatalli II. Vi morirono forse 40.000 soldati. Cosa c’entra? C’entra, perché la guerra è attestata fin dall’antichità in documenti credibili, e prima ancora era lotta tribale per la sopravvivenza. La guerra è male, ma la guerra è “dell’uomo”. Ecco il distinguo etico di Tommaso d’Aquino tra “azioni dell’uomo”, che appartengono all’uomo e possono essere buone o male, e “azioni umane”, caratterizzate cioè da principi di solidarietà, che sono buone.
La guerra è un atto dell’uomo, e quando è difensiva è legittima, anche se provoca morti e feriti. La domanda è: quando una guerra è difensiva? Non lo si stabilisce certo con slogan urlanti, ma con lo studio delle condizioni nelle quali è scoppiata e analizzando tutti i documenti e le testimonianze che la riguardano. Di solito una guerra, quando finisce, è raccontata dai vincitori. Certamente Caio Giulio Cesare, dopo la battagliaa di Alesia, dove morirono decine di migliaia di Galli, non scrisse un trattato di etica generale, ma un racconto di guerra e di vittoria, il De bello Gallico: si può dire che Cesare è stato un serial killer? certamente no, anche perché il giudizio sul suo operato va ponderato, non solo con le glorie militari, ma anche con quanto fece a favore del popolo cui era preposto. Molto di buono.
La battaglia di Canne, 216 a. C. … “Afris prope iam fessis caede magis quam pugna” trad. it: “I Cartaginesi erano quasi più spossati per la strage compiuta che per il combattimento” (Tito Livio, Ab Urbe condita, XXII, 48). L’esercito cartaginese, comandato con straordinaria abilità da Annibale, accerchiò e distrusse quasi completamente un esercito numericamente superiore della Repubblica romana, guidato dai consoli Lucio Emilio Paolo e Gaio Terenzio Varrone, che non erano due comandanti mediocri: è stata, in termini di caduti in combattimento, da 40 a 50.000 una delle più pesanti sconfitte subite da Roma, ed è considerata come una delle più grandi manovre tattiche, da parte di Annibale, della storia militare.
I Fenici Cartaginesi desideravano avere uno spazio per il loro commerci e per la loro sopravvivenza nel Mediterraneo, dove Roma stava crescendo in influenza e potenza, e pertanto hanno attaccato per primi. Sappiamo che in seguito sarebbero stati sconfitti da Publlio Cornelio Scipione l’Africano. Possiamo applicare in questo caso i nostri principi morali, e magari l’articolo 11 della Costituzione Italiana dove si legge “L’Italia ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie tra gli stati (omissis)”. Domanda retorica, ovviamente. Mi chiedo se i quattro deputati italiani naviganti in Flotilla conoscano questo articolo, visto che pretendevano di essere scortati fino a riva dalle fregate Fasan e Alpino, due potenti navi da battaglia della Marina Militare Italiana, cioè di commettere un atto di guerra contro Israele, che è un paese in guerra. Se avessero avuto a bordo le derrate promesse, senz’altro il Governo avrebbe fatto scortare la Flotilla fino a Cipro, per utilimente colà scaricare i beni. I reiterati rifiuti di un passo del genere hanno fatto comprendere che su quelle barche non c’era nulla per il Popolo Palestinese, ma solo persone in cerca di visibilità.
Nel 1086, partì dall’Europa quella che la storiografia occidentale chiama Prima Crociata. Nel giugno del 1089, dopo avere attraversato i Balcani, la Turchia, e superato la Siria combattendo, i Crociati giunsero a Gerusalemme, che attaccarono e conquistarono al prezzo di un numero non conosciuto di ebrei e musulmani uccisi. La comandavano alcuni nobili cattolici europei come Raimondo di Tolosa, Goffredo di Buglione, Raimondo di Taranto, Boemondo delle Fiandre, Roberto di Normandia, Ugo di Vermandois, Stefano II di Blois,, Roberto di Fiandra e Tancredi d’Altavilla. Guerra legittima? Guerra insieme con attività commerciali e politiche? Con le successive “crociate” oriente e occidente mediterraneo aumentarono i loro rapporti e stabilirono relazioni. Guerre e paci si susseguirono per secoli. Fino ad ora.
La battaglia della Montagna Bianca nel 1620 vinta dal Wallenstein rappresentò uno scontro decisivo nel contesto della fase boema della Guerra dei Trent’anni, combattuta tra cattolici e protestanti. Forse 30.000 morti.
La battaglia di Waterloo, combattuta e persa da Napoleone Bonaparte contro Inglesi e Prussiani nel 1815, facendo cambiare la storia dell’Europa e del mondo. Forse 40.000 morti nei due schieramenti.
La battaglia di Kursk vide opporsi le forze corazzate tedesche della Wehrmacht, integrate da quattro divisioni delle Waffen-SS, e quelle dell’Armata Rossa Sovietica e si risolse, dopo dieci giorni di violenti combattimenti, con un’importante vittoria delle forze sovietiche. I panzer di Karl Heinz Guderian combatterono contro i T34 del maresciallo Giorgij Zuckov. Migliaia di carri distrutti e decine di migliato di soldati morti.
La strage di Monte Sole e Marzabotto, ordinata dal maggiore delle SS Waltere Reder nel 1944, con circa 1500 civili massacrati. La strage delle Fosse Ardeatine con i 335 fucilati. Kappler ne fece fucilare 5 in più del numero previsto 10*33 (cioè 330), perché, tanto, erano lì… Il valore della vita umana: nulla.
Il massacro di Oradour-sur-Glane in Francia fu un crimine di guerra avvenuto il 10 giugno 1944, durante la seconda guerra mondiale ad opera delle SS. Durante l’azione vennero trucidate 643 persone e il paese fu dato alle fiamme; dopo la fine della guerra questo borgo non fu ricostruito e venne lasciato come museo memoriale all’aperto.
Il genocidio degli Armeni del 1915, 1 milione mezzo di persone uccise da parte delle truppe del nuovo Stato turco post sultanato.
L’Holomodor, ovvero l’eccido per fame del popolo ucraino voluto da Stalin negli anni dal 1934 al 1937, a causa dell’obbligo di ammasso delle derrate e dei cibi prodotti per l’industralizzazione dell’Unione Sovietica. Si stimano da 4 a 7 milioni di morti.
La Shoah non abbisogna di citazioni. 6 miioni di Ebrei uccisi nei campi di sterminio dalla Germania nazista.
Dall’aprile al giugno 1994 si compì in Ruanda il genocidio dei tutsi e degli hutu moderati, per mano dell’esercito regolare e degli interahamwe, milizie paramilitari. Il movente ideologico fondamentale è stato l’odio razziale verso la minoranza tutsi, che aveva costituito l’élite sociale e culturale del Paese. In soli 100 giorni persero la vita circa un milione di persone, uccise soprattutto con machete, asce, lance, mazze. Lo sterminio terminò con la vittoria militare del Fpr, Fronte patriottico ruandese, espressione della diaspora tutsi.
Tutti ricordiamo le Guerre balcaniche degli anni ’90 del secolo scorso, che fecero circa 250.000 morti, Serbi, Croati e Bosniaci, popoli fratelli apparentati. Psicologia delle folle più odio etnico-religioso.
L’11 settmbre del 2001 gli attentati islamisti negli Stati Uniti d’America. quasi 3000 morti e in seguito decine di migliaita di malati mentali: forse lo stesso numero dei soldati amerrcicano tornati dalla Guerra del Vietnam, che furono colpiti da stress post traumatico (in Vietnam, 1964-1975 gli Americani ebbero 60.000 morti, i Vietnamiti più di un milione).

Eccidi ed omicidi
Secondo lo psicologo americano Joel Norris, esistono sette fasi attraversate dall’assassino seriale, che procedono in crescendo mano a mano che il soggetto si avvicina al momento dell’omicidio, per poi decrescere di intensità una volta compito l’atto.
Soprattutto negli USA omicidi e stragi all’interno di un paese immenso, diviso e ancora “bambino”: da Oklahoma City a Columbine… In Europa le stragi islamiste dei decenni scorsi in Francia (Bataclan, Nizza, etc.) Belgio (Moelenbeck) e Inghilterra (Londra, Manchester). In Italia abbiamo avuto le stragi “ideologiste” e criminali della strategia della tensione, da Piazza Fontana nel 1969, sul treno Italicus nel 1974, a Bologna in stazione nel 1980, dove si sono intrecciate trame nere e servizi deviati.
Di seguito, vediamo come il Norris descrive il processo mentale di un omicida seriale:
1) Fase Aurorale: l’assassino vive il crimine nella mente; 2) Fase di Puntamento: l’assassino inizia la ricerca della vittima; 3) Fase di Seduzione: l’assassino riesce a conquistare la fiducia della vittima prescelta, fino a farla cadere nella trappola; 4) Fase di Cattura: l’assassino deve agire con rapidità e catturare la vittima, impedendone una reazione. Agisce quindi, spesso, quando la vittima è sola e in un posto isolato; 5) Fase dell’Omicidio: fase di massima eccitazione per l’assassino seriale; 6) Fase Totemica: alla fase di massima eccitazione segue una fase di depressione. L’assassino per evitare questa fase e prolungare il suo trionfo può conservare alcune parti del corpo della vittima; 7) Fase Depressiva: l’assassino si accorge che il suo gesto non ha modificato nulla di ciò che lo circonda. Il processo, prima o dopo, riprenderà dal punto numero 1.
Quanto c’entrano i traumi infantili e quelli sessuali nell’evoluzione di un serial killer? Cesare Lombroso e Aleksader Bukanovskij sostengono che lo sviluppo di una mente omicida dipende anche da una congenicità, circonvoluzioni cerebrali malformate, che pare si possa riconoscere con una TAC.
Dove stanno i confini tra la scelta libera e responsabile e la malattia mentale?
Andrej Romanovič Čikatilo (in russo Андрей Романович Чикатило; 1936 1994, fu accusato dell’omicidio di 53 persone (donne, bambini e adolescenti di ambi i sessi) tra il 1978 e il 1990, processato e condannato a morte. Ufficialmente. A Rostov sul Don, in Russia.
Al di là dell’Oceano Atlantico Jeffrey Dahmer, Richard Kuklinski e Ted Bundy, tra molti altri, lo hanno imitato, delinquenti morali, imitati da Anthony Hopkins come dottor Hannibal Lecter dietro la macchina da presa. In Italia gli ultimi serial killer sono stati Gianfranco Stevanin, 6 omicidi e Donato Bilancia, 17 omicidi. Dei serial killer altro non dico. I seguenti nomi sono di persone omicide.
Dove stanno i confini tra scelta libera e responsabile e malattia mentale in Anna Maria Franzoni per cui si è parlato di stato aurorale di amnesia momentanea? Dove nel giovanissimo Riccardo di Paderno Dugnano che ammazza genitori fratellino? Dove in Pietro Maso? Dove in Erika De Nardo? Dove in Filippo Turetta? Dove in quell’Impagnatiello che ha ucciso la fidanzata incinta? Dove nel brigatista docente universitario Giovanni Senzani che fa fucilare, riprendendolo con la cinepresa, Roberto Peci, dove in Mario Galesi che uccide il professor D’Antona e il professor Biagi?
Attenzione anche agli abusi psicologici negli interrogatori dei bambini. Sono accaduti casi tremendi, in Italia e all’estero. Di un altro male ancora.
Guerre, terrorismo, omicidi, sadismo, malvagità, innatismo o esperienza: il Caino biblico?
“Salute”, secondo i manuali medici e neuro-psichiatrici, significa: “Pieno ed equilibrato sviluppo di tutte le facoltà fisiche e mentali secondo le potenzialità possedute“. Più o meno.
L’uomo ancora “bambino” è crudele: forse che in futuro servirà una situazione come quella raccontata in Minority report di Steven Spielberg, dove una macchina scopre le intenzioni individuali di commettere reati e muove la forza pubblica per prendere in custodia il male-intenzionato?
Il male è di diversi generi e specie: male minore e maggiore, male assoluto. Il male, cara dottoressa Arendt, non è mai banale, perché l’uomo è anche malvagio.
Dopo questa constatazione, guai alla disperazione del cuore e della mente, perché la disperazione della salvezza è un peccato contro lo Spirito Santo, imperdonabile (e se ne comprende la ragione etico-teologica). Spes contra spem significa che la speranza non muore e non morirà mai.
Speranza che porta all’agire, ognuno nel suo piccolo, per il fine di umanizzare ciò che ancora umano non è.
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