Charlie Kirk è morto ammazzato (?!) (da Tyler Robinson?! o da chi altro?!)… che cosa possiamo pensare? Altre questioni strettamente correlate: i fondamenti del pensiero critico che è in “crisi” profonda, l’ideologia e l’ideologismo, il linguaggio malato, il rifiuto del dialogo e l’incapacità di ascolto, il woke et similia, la politica, le stragi e le guerre, i tipi umani, il pessimo Odifreddi, i sabotatori imbecilli della Vuelta a España, e la psicologia della folla
Video (tra i moltissimi di questo genere su tik tok e simili): una ragazza parla con Charlie Kirk… e a un certo punto lui le chiede “che cosa è una donna?”, e lei risponde “quello che si sente la mattina quando si sveglia“.
Se fossi stato nei pressi del dialogo, mi sarei gentilmente intromesso e le avrei a mia volta chiesto se era proprio convinta della sua risposta, o se le sue mestruazioni, già iniziate da tempo (mentre suo fratello non le aveva mai avute), non le avessero raccontato un’altra storia. Le mestruazioni. Oppure il suo essere venuta al mondo uscendo dal corpo di sua madre, con il contributo biologico di suo padre.
Nessun essere umano può definire il proprio genere per mero esercizio della volontà propria, schopenhauriana o kantiana che sia.
La transessualità è altro.
Una delle frasi esposte sui social da Tyler Robinson è la seguente: “Non riuscivo più a sopportare il suo odio“, di Kirk, si intende. Conclusione non-sillogistica: “Gli sparo“. Chissà se poi sparandogli lo ha veramente colpito. Mentre il Primo emendamento riconosce al cittadino il free speech, cioè la libertà di parola, Il Secondo emendamento costituzionale americano dà la possibilità dell’uso personale delle armi a qualsiasi cittadino, per cui, in questo e troppi altri casi americani, il proiettile sostituisce l’obiezione ponderata e logica. Il dialogo, peraltro scelto dal giovane Kirk come metodologia relazionale, non serve: sbrighiamoci, prima urliamo “Shut up” e poi se l’altro non sta zitto, gli si spara.
Un altro sudicio e oramai quasi sinistro esempio di non-dialogo è anche quello sempre più sovente mostrato nel nostro Parlamento, dove occhi senza empatia fulminano il nemico politico, che non ha quasi il diritto di esistere. Un suggerimento, caro lettore: osserva lo sguardo di onorevoli come il grillino Ricciardi o il fratellitaliota sottosegretario Del Mastro, e ascoltali. Duole che la sinistra, che non è più la mia, si distingua in questo massacro dell’intelligenza. Tocca rimpiangere la scarpa di Pajetta e quella di Kruscev, sbattute sul tavolo, come forma di protesta emotiva.
Sui social, ma anche in tv e ovunque, si può parlare senza contraddittorio, si può ululare, insultare, minacciare, a distanza, senza alcun rischio. In quella nazione si può passare oltre.
Charlie Kirk era notissimo negli USA, ma sconosciuto da noi, almeno a me, un influencer e militante di destra vicino al movimento M.A.G.A. trumpiano, che vuol dire Make America Great Again. Non occorrono traduzioni. Si tratta dell’area socio-politico-culturale, nonchè economico-finanziaria, che ha riportato Donald Trump alla Presidenza degl Stati Uniti d’America, non dell’America tout court, perché un Maduro potrebbe adontarsene a giusta ragione. Poi su Maduro possiamo dire molto altro.
Il 10 settembre 2025 Kirk è stato ucciso (?) da una fucilata (?) alla gola, che gli ha tranciato la carotide lasciandogli pochi secondi di vita. Più avanti spiegherò i punti di domanda.
C’è in rete per qualche tempo un video disturbante. Qualche decina di ore dopo è stato “preso in custodia”, come si dice nei telefilm americani, che quasi tutti guardiamo con interesse perché sono confezionati benissimo, il giovane 22enne Tyler Robinson, forse accompagnato da suo padre all’ufficio dallo sceriffo della contea.
Immediatamente si è mosso il mondo mediatico, preceduto da un messaggio del Mr President of the United Stats , che ha frettolosamente “chiesto” (lui formalmente non può chiedere nulla) la pena di morte per l’accusato, colpevole, per lui e per il Governor dello Utah, il repubblicano Spencer Cox, senza alcun dubbio.
Il fucile da caccia (di orsi, lupi, caribou e alci) Mauser calibro 7,62 (pare), ha colpito mortalmente il giovane Charlie da quasi duecento metri. Il tema è lo stesso che si pose quando il 22 novembre 1963 Lee Harvey Oswald colpì il Presidente Kennedy con il suo Fucile Carcano 91/38, costruito in Italia nel 1940, con proiettili 6,5x52mm., con mirino. Un fucile militare italiano in uso tra i nostri fin dalla Prima Guerra mondiale. Il giorno dopo Oswald fu freddato nei sotterranei della sede della polizia da Jock Ruby, noto mafioso locale a colpi di pistola. E poi commissione Warren etc. e film su film hollywoodiani.
Altrettanto si congetturò dopo che James Earl Ray il 4 aprile 1968 uccise a Menphis il dott. Martin Luther King. E financo quando il 6 giugno dello stesso anno il palestinese giordano Sirhan Bishara Sirhan uccise Robert Kennedy.
Non ho sentito in alcun intervento alcuna frase di odio da parte di Kirk, e mi sono ben documentato su di lui, mentre ne ho ascoltate molte da giovanotti e giovanotte americani e italiani, assolutamente privi di pensiero e non dico di pensiero critico. Eticamente sudici, inesistenti.
Che cosa sta acccadendo al mondo e nel mondo? Mentre miliardi di esseri umani bene pensano e bene operano, ciononostante accadono brutte cose, si pensano brutte cose, si progettano e si attuano brutte cose.

I Fondamenti della crisi del pensiero critico
La più grave “crisi” dei tempi attuali, anche – obiettivamente e nel profondo – più grave delle guerre, delle stragi di bambini in corso, delle morti per fame e di ogni altro orrore contemporanea è la crisi del… pensiero critico, fin dai suoi fondamenti psicologici e logici.
Il pensiero critico è costituito da una metodologia rigorosa che è costituita da dei fondamenti. Deve essere costruito e curato con criteri ben precisi: l’utilizzo della logica sostanziale (non da quella formalistica) dall’acquisizione delle fonti più attendibili e più consolidate dallo stato degli studi disciplinari principali di riferimento; dall’integrazione interdisciplinare tra saperi attigui o comunque collegati (es.: sociologia+statistica+scienza politica+più storiografia+antropologia culturale+etnografia+diritto…); dalla verifica costante dello stato delle cose studiate mediante informazioni attendibili e comparazioni trans e inter-nazionali; da una sintesi scientifica attuale dello statuto epistemologico della disciplina interessata, in sostanza una “filosofia della scienza”, etc.
Se non si cura e non si coltiva l’insieme metodologico ed epistemologico sopra elencato non può assolutamente darsi “pensiero critico”. Una domanda, gentile lettore: quando osservi il rispetto di quanto sopra indicato nelle discussioni porposte sui media? Domanda retorica. La risposta negativa invita a dubitare dubitare e ancora dubitare, continuando la ricerca della verità con la metodologia indicata, in modo diuturno e senza pregiudizi di alcun genere. Anche sulla “morte” o morte di Charlie Kirk. (La logica si applica anche con luso delle virgolette)
Ammettere una certa cosa in forza di ipotesi, assumere, supporre, immaginare dopo avere adeguatamente vagliato una determinata tesi dovrebbe fare parte costante e quotidiana del pensiero critico. Per alleggerire riporto una gradevole terzina del poeta marinista (da Giovan Battista Marino) secentesco Tommaso Gaudiosi: “Ha’l mio giudizio assunto/ che move e rrgge ogni accidente umano/ fugace instante, indivisibil punto“.
Un tanto è fondamentale, addirittura vitale, per comprendere il punto seguente!
Ideologia e ideologismo
Mi sto occupando da tempo di questa distinzione lessicale e semantica tra ideologia e ideologismo.
L’ideologia è una raccolta di idee, di posizioni teoretiche, dottrinali, filosofiche, etiche e politiche ordinate e comprensibili, e può essere collocata in ogni ambito delle definizioni storiche consolidate e condivise: ad e. destra-sinistra-moderatismo-estremismo, etc.
L’ideologia può riferirsi a ogni disciplina antropologica, costituendo il sostrato dell’interpretazione stessa. Un esempio: il racconto marxista della storia interpreta con le proprie coordinate ogni evento storico e fonda una sua propria storiografia; con altrettale metodo produce una differente storiografia il pensiero liberale, o il pensiero socialista riformista. Se poi guardiamo a Est, nell’Oriente profondo, troveremo storiografie a sfondo buddhista o confuciano, etc.
Un ideologista, invece, non accetta mai di apprezzare il ben fare dell’avversario politico, perché anche nei casi più evidenti di un lavoro ben fatto, siccome l’operare umano è, per definizione, imperfetto, sottolineerà sempre l’imperfezione, la manchevolezza e il ritardo, piuttosto che riconoscere che comunque si è fatto qualcosa, e che la situazione è migliorata nell’interesse del bene comune. Vorrei dire che l’ideologismo, quando si esprime in questo modo è patentemente dannoso per la collettività, e infine intrinsecamente stupido.
Un esempio recente di ideologismo è quello di Meloni che criticava le politiche del governo Draghi, salvo poi, andata al governo, applicarle quasi integralmente, oppure di Schlein che interroga continuamente Meloni su tutto genericamente, ma incapace di formulare comprensibili proposte alternative, e non riconosce alcunché degli evidenti successi del governo attuale, anche quando, come mero esempio, in tema di politiche militari estere le due posizioni, del PD e di FdI, sono spesso quasi, obiettivamente, sovrapponibili.
Il rifiuto del dialogo e l’incapacità di ascolto
L’immediata conseguenza della crisi di cui parlo sopra è l’ammalamento e poi la morte del dialogo, del confronto socratico e filosofico tra opinioni diverse. Forse i parlanti-scriventi attuali, che usano parole veementi su qualsiasi medium, sono troppo ignoranti (cf. la mia distinzione fra ignoranza tecnica e ignoranza morale presente in un articolo qui rinvenibile, che spiega come una base di ignoranza tecnica produca quasi necessariamente ignoranza morale) per avere un’opinione presentabile, fors’anche non possiedono un lessico sufficiente per sostenerla. Anche se sono convinti di avere ragione, ma forse nel profondo sentono che le cose non stanno così, non fanno lo sforzo di contrapporre le proprie idee a idee diverse, e allora immediatamente passano all’attacco, alla demonizzazione, alla disumanizzazione di chi non la pensa come loro. E all’odio, che forse, inconsciamente è odio per la propria ignoranza trasferito sull’altro. E negli USA all’uso di un’arma da fuoco.
Abbiamo negli USA e altrove adolescenti che vivono la maggior parte del loro tempo nel cyberspace dei video giochi, dove si ammazzanno miriadi di soggetti, ma alla fine cì’è la scritta game over, e si può riprendere a giocare. NERD gamers ansiosi esistenzialmente e psicologicamente fragili.
E’ una vita che studio e opero con il dialogo. Anche se il mio carattere, generalmente pacifico e comprensivo, può manifestarsi talvolta iracondo, non penserei nel più recondito anfratto della mia mente a impedire con la forza di esprimersi a un mio interlocutore del cui pensiero nulla condivido. Il dialogo, che presuppone di stanziare energie per l’ascolto, è una medicina contro la violenza nihilista.
Il sentimento-vizio dell’odio nasce dall’ignoranza e dall’incapacità di ascolto.
La politica
La politica attuale, comprendendola nella sua interezza, mostra una mediocrità di ideali inaudita, una scarsità di proposte e una qualità pessima del personale politico, in ogni suo settore e area partitica.
I cambiamenti occorsi negli ultimi decenni, il passaggio da ciò che osservatori di scarsa lungimiranza (essenzialmente giornalisti e opinionisti) chiamano Seconda Repubblica, hanno contribuito ad impoverire il dibattito, incapaci di gestire i nuovi spazi e gli strumenti di relazione tra le persone e i soggetti collettivi. Ovvero, cinicamente ben consci del potenziale comunicativo di questi nuovi strumenti, li usano senza il discernimento necessario.
Convengo che è obiettivamente molto più difficile governare la comunicazione nel mondo social rispetto ai tempi della carta stampata e delle radio tv, ma non si osserva una sufficiente consapevolezzza di tutto ciò. Il modello comunicativo è tarato sui tempi dei social più diffusi, rinunziando così ad ogni approfondimento che superi le poche decine di secondi dello spazio mediatico concesso, e in quei pochi secondi si possono dire poche, cose, semplificate, arruffate e dunque falsificate. (Karl Popper docet)
I luoghi dove si discuteva della politica fino a una trentina di anni fa, le sedi di partito, sono scomparsi, sostituiti da piattaforme telematiche che hanno fatto la fortuna della forza politica più sgangherata degli ultimi anni, il Movimento 5 Stelle.
Le stragi e le guerre
Non voglio qui richiamarle per l’ennesima volta, avendone parlato da tempo in decine di occasioni parlate e scritte, perché il loro puzzo immondo mi sopraffà.
Il linguaggio malato, woke et similia
Ho già trattato diffusamente di questa deriva di origine americana (negli USA convivono eccelenti istituti accademici e deteriori processi didattico-pedagogici: mi sto chiedendo sempre che cosa abbia studiato nel corso universitario un “laureato” venunenne in musicologia o cinema, e se abbia sentito parlare, non dico di Walt Whtman, ma di Cervantes o di Dostoevskij).
Docenti e discenti condividono questa orrendaa modalità epistemologica: quella di mettere in discussione qualsiasi tesi, ad esempio storiografica o culturale, in nome di una inclusività totemica, che pareggia antropologicamente tutti gli esseri umani come un’indistinta massa di eguali. E’ il famoso “uno vale uno” di Luigi Di Maio, che imparò questo fondamentale principio filosofico sugli spalti dello stadio San Paolo di Napoli, che inneggiava al grande Diego Armando. certamente che l’uno vale uno in dignità, ma uno non vale uno come caratteristiche individuali. Brevemente: non comprendere che la storia non si può riscrivere a piacimento per avallarre tesi precostituite, ma si deve sempre basare su documenti e testimonianze attestati, è effetto di una fomazione insufficiente o scarsa, e sintomo e prodromo di un agire futuro errato e anche violento, come nei casi di aggressione a simboli del passato, come statue di navigatori o altri personaggi obiettivamente importanti, le cui gesta non devono essere lette e giudicate con il metro etico-politico odierno, ma vanno contestualizzati.
Quanto farebbe bene ai giovani universitari americani passare dallo studio dei loro amati empiristi anglosassoni, agli ermeneuti continentali europei come Hans Georg Gadamer. Ma l’emeneutica è faticosa, richiede pazienti confronti, necessita di ipotizzare, congetturare, immaginare, accettare e definire, ma solo fino a prova contraria. La lezione galileiana non ha raggiunto molti in America (leggi USA).
Gadamer e Galileo sono come medicine contro l’incultura woke e il politically correct.
Tipi umani e psicologia della folla (Le Bon)
Nel 1895 lo psicologo sociale francese Gustave Le Bon diede alle stampe un volume memorabile dal titolo La psicologia delle folle, che dovrebbe essere raccomandato specialmente alle seguenti categorie sociali, particolarmente dedite all’uso e all’abuso delle masse (termine molto togliattiano un po’ in disuso, che sarebbero poi i “fedeli” di qualsiasi “chiesa”): politici, sindacalisti, giornalisti, opinionisti (trista professione attualmente assai in auge), capipopolo vari come quelli che gestiscono le curve degli stadi, dove albergano i tifosi più organizzati e scalmanati, e tutte le “vannemarchi” politico-commerciali delle tv e del web.
Si tratta di un testo che analizza il comportamento delle masse di gente, sostenendo che gli individui in una folla perdono l’intelletto razionale, e sono dominati da emozioni e istinti, diventando altamente suggestionabili e capaci di azioni anche estreme per violenza e assenza di empatia.
Nell’opera di Le Bon si parla di una sorta di “mente collettiva” e di perdita di responsabilità individuale, avendo in seguito profondamente influenzato figure politiche come Mussolini e tipi simili, e studiosi, tra cui Freud, e ha anticipato l’ascesa della società di massa e l’uso della manipolazione politica.
Mi sembra utile richiamare le tesi principali dello studioso francese: la mente collettiva, che sostituisce in qualche modo e misura quella individuale diventando irrazionale e indifferente; la diminutio intellectualis, che si manifesta in una riduzione del pensiero critico e in un aumento dell’impulsività, della violenza e della volubilità; la suggestionabilità individuale e l’anonimato: nella folla ci si può nascondere e si possono confondere le proprie azioni in quelle degli altri; l’emotività e l‘irrazionalità, come sentimenti e istintualità primitive, sia nel senso di crudeltà improvvise e anche di atti “eroici”, come in situazioni belliche; la centralità del leader carismatico, che può guidare gruppi consistenti ad azioni eccezionali, oppure ad atti di una malvagità suprema, come stragi e devastazioni.
Si dovrebbe pure, accanto a queste c onsiderazioni, non trascurare la dimensione antropologico-filosofica dell’essere umano, quello che fonda la pari dignità di ciascuno e l’irriducibile diversità di ciascuno da ogni altro. Magari al di fuori della folla.
Mi sto chiedendo se Le Bon abbia annoverato tra le sue letture (giovanili? non so in Francia si legga Manzoni) anche il gran romanzo, dove Don Lisander osserva come la massa popolare che protesta non possa seguire il ragionamento razionale, ma solo cercare il pane per sopravvivere. Questo mi suggerisce l’amico Cesare.
Attenzione: le masse non attuano genocidi! Il genocidio è un’azione progettata e programmata razionalmente da governi ed eserciti, ed ha come scopo la distruzione possibilmente totale di un popolo (cf. definizioni sociologiche e politiche ONU). Esempi: Shoah, Armeni, Nativi nord-americani, Ruanda (Hutu-Tutsi).
Si può aggiungere che tali fenomeni sono stati facilitati, più o meno dalla metà del XIX secolo ai nostri tempi, da alcuni fattori: la massificazione dovuta all’inurbamento e all’industrializzazione; dall’influenza politica dei leader attraverso media sempre più potenti: dalla stampa su carta fino agli attuali social.
Il pessimo Odifreddi
Sembra persino simpatico talvolta il professore di matematica, che si diletta di teologia ogni momento che ha un microfono in mano. Io non discetto di matematica, lui non dovrebbe discettare di teologia. Interpellato sull”omicidio di Kirk da un giornalista solitamente corrivo e di non specchiata onestà intellettuale, il non-buono signor David Parenzo, risponde: “Certo che l”uccisione di Martin Luther King è cosa diversa dall’uccisione di questo signore”. Perfino il non-buono Parenzo si straccia le vesti, quasi, come il suo correligionario Kaiafas di Jerusalem. Non so se Parenzo sia sadduceo, come il Gran Sacerdote che condannò Gesù di Nazaret, o fariseo. Direi fariseo, perché l’ipocrisia è parte integrante del suo bagaglio professionale, e il suo essere fedele all’attuale mainstream politically correct middle–woke assomiglia maledettamente al formalismo dei seguaci delle 613 mitzvot, cioè i precetti morali del popolo d’Israele. I famosi “sepolcri imbiancati” condannati dal Maestro (cf. Matteo 23.27-39). To be precise: delle quali 613 in totale: 248 sono מצות עשה (mitzvot aseh, comandamenti positivi, obblighi) e 365 sono מצות לא תעשה (mitzvot lo taaseh, comandamenti negativi, divieti). (Cf. Il Talmud babilonese nel trattato Makkoth 23b stabilisce che la Torah, cioè la Bibbia ebraica, contiene 613 Mitzvot).
I sabotatori imbecilli della Vuelta a España 2025
Il grande campione danese di ciclismo Jonas Vingegaard si ferma con la sua bici dopo aver vinto il giro di Spagna e quattro tappe, di cui una non considerata perché disturbata da quelli del titolo. Si ferma e si guarda in giro cercando di capire ciò che sta succedendo. Mormora qualcosa a un compagno e ha gli occhi tristi e buoni. La Gazzetta riporta alcune sue parole: “So che là c’è molta gente che soffre, bambini… ma noi stiamo lavorando, facendo fatica, non capisco…” Certo che il buon Jonas comprende, ma non capisce: si tratta di imbecillità vigliacca.
L’uccisione di Charlie Kirk e dintorni
Torno all’occasione del titolo. “L’omicidio” di Kirk, per le circostanze in cui è avvenuto pone molti temi e problemi. Ora le indagini sono in corso e aspettiamone le risultanze, se ve ne saranno. In proposito ricordo al mio paziente lettore, quanto durarono le inchieste sull’omicido di J.F. Kennedy, senza giungere a convincenti conclusioni.
Il video di cui parlo all’inizio, se osservato con la dovuta attenzione, potendo frammentarlo in singoli frame pone molti dubbi su come siano realmente andate le cose.
Aggiungo un elemento: nell’ultimo periodo Charlie Kirk si stava esprimendo in modo non-trumpiano nei confronti dell’agire largamente criminale di Netaniahu, che potrebbe avere spaventato tutto l’ambiente dii Turning Point USA…
I mezzi per uccidere o far sembrare morto ammazzato un essere umano sono molti. A volte può convenire far sapere a chi mi vuole morto che sono morto e non costituisco più alcun pericolo per i suoi disegni. Chi ha pazienza e un po’ di fegato per esplorare ancora la cosa, lo faccia.
Mi fermo qui.
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