Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Sul tema del “Sionismo”, del quale parlano in molti ma, come spesso capita di questi tempi, pochi sono informati in modo adeguato per poterne parlare con cognizione di causa. Molti parlano per sentito dire, o perché amano i discorsi approssimativi “da bar Sport”, senza rispetto per la verità dei fatti e per chi ascolta le loro tesi, che spesso sono solo degli sproloqui deliranti e “per partito preso”. Di seguito l’opinione di un amico competente, il professore Claudio Giachin, storico contemporaneista, che è stato pesantemente criticato da un partecipante a uno specifico corso sul Sionismo

Nelle mie lezioni, mi sono sempre ispirato al principio weberiano del Wertfrei; infatti ritengo che le discipline storiche debbano essere libere da “giudizi di valore”. La loro validità e scientificità dipendono da “giudizi di fatto” sugli eventi esaminati. Il signor (…) farebbe bene a leggere o rileggere “I sommersi e i salvati” di Primo Levi. I salvati, afflitti da sensi di colpa e da altri traumi psicologici, non avevano il più delle volte affetti, nè beni materiali, nè patria, appartenevano a una umanità derelitta che finiva nei “Displaced pearsons”,  nuovi ma veri campi di concentramento pur privi di camere a gas.

(Theodor Herzl)

Molti di questi fuggivano ora dalla nuova ondata di antisemitismo che aveva il suo epicentro in Polonia (ricordiamo i pogrom di Kielce, di Cracovia…) e in Ucraina (il pogrom di Kiev) ma anche, seppur in tono minore in Ungheria. Nell’Europa liberata per questi sopravvissuti non c’era futuro: nessuna nazione europea voleva accoglierli e anche degli emissari dell’ Yishuv, inizialmente li definivano “detriti umani” di nessuna utilità. Trattare queste tematiche non rientra forse nella storia dell’ Olocausto? Il signor (…) parla del Sionismo e lo ritiene la causa di tutti i mali del Vicino Oriente. ma i Sionismi sono stati più di uno: almeno quello di Herzl di impronta socialista e quello revisionista propugnato da Jabotinsky, che nutriva simpatie per il fascismo. Non a caso lo storico Arturo Marzano titola un suo libro “Storia dei sionismi” , Roma, Carocci. A quale sionismo  si riferisce il sig. (…)? Lo stato di Israele, per detto signore, sembra essere una “entità” abusiva che avrebbe sottratto la terra ai suoi legittimi proprietari, i palestinesi.

Nel corso della prima guerra mondiale I diplomatici Sykes e Picot spartirono la Mezzaluna fertile tra Francia e Gran Bretagna, tracciando confini innaturali con la riga e la squadra (cf. Barr, La linea nella sabbia, Milano, Mondadori). Siria, Iraq, Giordania sono stati “artificiali” sorti in seguito a quegli accordi. Nel passato, non sono mai esistiti i popoli iracheno, siriano, giordano e palestinese, erano tutti arabi, c’erano inoltre, all’ interno dei nuovi stati, diverse e numerose minoranze etniche e religiose. Per secoli il Vicino Oriente ha fatto parte dell’Impero Ottomano e i territori occidentali costituivano il Vilayet di Siria, comprendente anche il Libano, la Giordania e il Mutasarrifato di Gerusalemme. La Palestina era solo un’ espressione geografica così come Terra Santa e Terra Promessa. Le pietraie palestinesi appartenevano a facoltosi latifondisti non solo di stirpe araba, che risiedevano a Istanbul, Beirut, Aleppo e Damasco. In cambio di rilevanti somme di denaro vendevano, a partire dagli ultimi anni dell’ Ottocento, queste terre aride e improduttive ai giovani coloni sionisti, che col duro lavoro le resero fertili. Questi coloni e pionieri, entrati legalmente nell’Impero Ottomano che esercitava la sovranità sulla regione, non hanno allora sottratto la terra ai “Palestinesi”, ma l’hanno legalmente acquistata.

Purtroppo, il motto “Dal fiume al mare” non è nuovo, risuonava già negli anni Trenta, nel Mandato britannico, in occasione della “Grande rivolta araba” contro gli insediamenti ebraici. Va ricordato che la presenza ebraica, seppur minoritaria nella regione, non ha avuto soluzioni di continuità, nonostante le diaspore del 70 D.C. e del 135 D,C.. Lo Stato di Israele è sorto grazie al voto della maggioranza delle nazioni presenti nell’ONU, mentre la mancata nascita dello Stato arabo-palestinese è dovuta alla volontà del Gran Muftì di Gerusalemme Amin al-Husseini, un nazista alla corte di Hitler, che ha ordinato nel 1948 agli arabi i abbandonare i loro villaggi in previsione della cacciata degli ebrei fino “al mare”.

La  sovranità di Israele è stata quindi aggredita da parte di tutte le nazioni arabe della regioni, in aperta violazione del diritto internazionale. Nel corso del conflitto ci sono state violenze sia da parte palestinese sia da parte israeliana e diverse decine di migliaia di arabi sono stati cacciati dagli ebrei, altri sono fuggiti per paura. Lo storico israeliano Benny Morris ne parla nel suo libro “Vittime”, Milano, Rizzoli. Nei primi anni Cinquanta tutte le nazioni arabe hanno espulso dai loro territori tra 800.000 e quasi un milione di loro cittadini di religione ebraica, circa 600.000 di essi vivono attualmente in Israele. Mi dispiacerebbe che qualcuno animato da vis polemica e, anche fanatica, intendesse far gazzarra in occasione della mia conferenza. E’ mia intenzione trattare, sine ira ac studio, gli eventi che vanno dal 1933 al 1948, centrando il focus sulla persecuzione degli ebrei e sul travagliate vicissitudini che ebbero a patire per giungere nella Palestina.

Solo questo, i “giudizi di valore” li traggano gli ascoltatori sulla base del mio racconto. Grazie.

(CLAUDIO GIACHIN)

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