Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Il “bastardo-buono”, un idealtipo weberiano?

Si può dare l’ossimoro del titolo? Vi può, cioè esserci un “bastardo-buono”? Oppure se uno è bastardo non può essere buono, e se uno è buono non può essere bastardo?

Sembrerebbe che vi sia un’insuperabile incompatibilità o addirittura una contraddizione semantica tra i due termini, che in questo modo sarebbero inconciliabili.

Epperò… si tratta di capire che accezione si dà ai termini. Se il termine “buono” è di una chiarità semantica indubitabile, il termine “bastardo” non lo è, perché vi può essere anche l’accezione di persona che si dà da fare per non farsi mettere sotto, che sa difendersi e, se del caso, anche attaccare.

A volte, nei racconti militari si parla di “bastardi” quando si intendono soldati coraggiosi e combattivi. C’è anche un film dal titolo “Bastardi senza gloria”, ad esempio.

Bene. Io ho conosciuto nella mia esperienza certamente molte persone “buone”, collocate in ogni ambito sociale, di qualsiasi età, uomini e donne, ricchi e poveri. Insomma, l’homo eternus, non l’homo novus auspicato da Karl Marx. Quello con pregi e difetti, al di fuori di ogni manicheismo teorico-pratico.

E ho conosciuto anche persone prevalentemente malvagie, se non del tutto, perché governa sempre il giudizio morale il mio non-manicheismo. Anche queste persone collocate in ogni “dove” sociologico. Ovunque.

Ho imparato che anche le persone con handicap fisici possono essere prevalentemente malvagie, tra le più (forse), che sono buone e sante.

Torno al tema dell’ossimoro (apparente) del titolo.

Ebbene: vorrei descrivere, senza fare nomi, un esemplare umano di “bastardo-buono”, o ingenuo, nel quale la bontà, come a volte accade in certi tipi umani, fa difettare l’intelligenza. No, in questo caso che sto per descrivere, il “bastardo-buono”, ancorché talvolta ingenuo, è anche molto intelligente, dicono parecchi che lo conoscono, e pure le opere che ha compiuto.

Eventi che attestano questo suo essere un “bastardo-buono”.

Da piccolo era angariato da un coetaneo, figlio di un professore (mentre invece il “nostro” è figlio di operai), che si vantava di un tanto e approfittava della sua mole per indispettire e picchiare gli altri. A un certo punto, il “nostro”, dopo una Santa messa domenicale dove era andato con la nonna, all’ennesimo sgarbo aggressivo del figlio del professore, lo ha preso per il collo, lo ha trascinato a terra e lo ha riempito di sberle. Allora è intervenuta la nonna per fermare la infantile vendetta.

Da adolescente, sedici o diciassette anni, il “nostro bastardo-buono” era stato aggredito da due coetanei che lo avevano picchiato duro, facendogli sangue dal naso e contusioni varie. Perché? Senza un perché, come accade ancora oggi, o forse per gelosia dei risultati scolastici ottimi che otteneva, e dell’abilità sportiva del “nostro”? Passata qualche settimana, il “bastardo-buono” o il “nostro”, incontrando separatamente i due aggressori (perché li aveva cercati), ha restituito (forse con gli interessi) le botte ricevute. Con estrema freddezza.

Da giovane, studente-lavoratore in un’azienda, il “nostro” era stato insultato dal direttore con termini inaccettabili del tipo “delinquente” e “criminale”, solo perché aveva partecipato a uno sciopero di categoria. Il “nostro” una sera ha atteso il titolare e lo ha fermato, spiegandogli il tutto. Poi si è dimesso trovando un altro lavoro.

Una volta, il “nostro” aveva poco più di vent’anni, si trovò in una situazione difficile. Con il cognato aveva acquistato un maiale da un contadino. Il giorno della macellazione, al norcino non funzionò l’attrezzo meccanico (la cosiddetta “pistola”) con la quale era uso uccidere l’animale. L’imbarazzo degli astanti era grande. “E adesso che cosa si fa?” si chiesero all’unisono. Al contadino venne in mente di possedere una carabina da caccia a colpo unico e chiese chi se la sarebbe sentita… Il “nostro bastardo-buono” si propose di eseguire la “condanna”. E il maiale morì sul colpo. Un “rito di passaggio”, avrebbe detto l’antropologo.

Fattosi oramai uomo, al “nostro” capitò un altro episodio. Stava vivendo la sua stagione socio-politica e un papaverone degli imprenditori, mentre era in corso una trattativa e il “nostro”, pure essendo il più giovane tra i presenti, stava parlando – inascoltato dal papaverone – che, anzi, uscì per andare a fumare.

Allora il “nostro”, quando rientrò il papaverone che chiese di essere ragguagliato, rispose “Non siamo mica qui a fare folklore” e continuò il suo intervento senza più badare al papaverone. Costui, alla fine della riunione, un po’ scusandosi, disse che non gli sembrava il caso di ascoltare quel ragazzo con la faccia da bambino, che poi era il “nostro”. Allora il “nostro” gli disse: “se lei avesse almeno il bon ton e la pazienza di ascoltarmi per un minuto, non uscirebbe a fumare mentre parlo a nome mio e dei colleghi“. Parlò così da vero bastardo (ma buono).

Da uomo maturo gli capitò un fatto sgradevole. Esce dalla banca dove è cliente e, nei pressi della sua auto parcheggiata, viene aggredito da un uomo abbastanza corpulento che lo strattona per le spalle chiedendo denaro. il “nostro”, prima gli dice di smetterla ma, non ottenendo alcun risultato, memore di una antica formazione di arti marziali, eroga all’aggressore un pugno secco sullo sterno. L’aggressore, colpito, indietreggia lamentando di aver subito un danno e poi se ne va lamentandosi. Il “nostro” spiega il fatto ai carabinieri, non esponendo alcuna denuncia, ma solo assicurandosi che la persona, se individuata, sia adeguatamente redarguita. E così è stato fatto.

L’incontro con il dolore. Dopo una vita senza vizi, è arrivata la “bestia”, un tumore ematologico che mette alla prova la durezza del “nostro”, che combatte con i farmaci e la volontà, con la chimica e la biologia, fino a che, sette anni dopo, i medici gli scrivono che è vivo in buona salute.

Ci sarebbero anche altri episodi da raccontare, che attestano cose della vita di questo “bastardo-buono”, ma questi bastano, forse con questa aggiunta: il “nostro” è un tipo che va dal dentista come va dal meccanico, dal carrozziere o dal barbiere. Tutti artigiani di vaglia, lui artigiano della vita.

Il “bastardo-buono” è dunque ancora qua che lotta per la sua vita, per la sua salute, per i suoi affetti, restando sempre fondamentalmente “buono” e anche altruista, disponibile ad aiutare chi ha bisogno, ma sempre capace di diventare “bastardo” se lo ritiene moralmente corretto.

E il destino, che si costruisce con circostanze altre, oltre che con la propria volontà, viene incontro, come sempre accade, anche al “nostro”.

Aaah dimenticavo: siccome il “nostro” è certamente un “buono”, ma quando serve anche un “bastardo”, metto in guardia chi pensa che i buoni siano sempre e comunque dei “miti”, perché non è vero. Infatti, è saggio non sottovalutare l’ira dei buoni, poiché quando si esprime può essere impegnativa per chi li affronta. Quindi, in guardia.

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