Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Coppie umane d’ogni tempo, in quattro modalità

PRIMA modalità: o delle coppie empiricamente viste/ conosciute.

Un caso: hanno tutti e due più di ottanta anni, forse quasi ottantacinque, moglie e marito, in piscina a fare ginnastica antalgica, per le articolazioni indolenzite, post traumatica, post tutto. Stanno sempre davanti a me. Lui è un po’ (con rispetto parlando) rinco, piegato con l’occhio un pochin spento, e lei – matronalmente – lo rimprovera e gli dà continue indicazioni, perché lui fa fatica a capire le istruzioni della giovanissima coach, che da bordo vasca insegna i movimenti da fare facendoli lei stessa, nell’aria, nel caldo, mentre noi siamo nell’acqua, 25 gradi, quasi freschetta con queste temperature tremende, ce la godiamo…

Un altro caso o due: una coppia più giovane e una più anziana. Altre di età diverse. Hanno abolito il pronome “io”, sostituendolo totalmente (o quasi) con il “noi”. Fanno pressoché tutto assieme. A volte pare che perfino pensino “in contemporanea” gli stessi pensieri. Quasi un nòesis noèseos, un pensiero di pensiero, per dirla alla greca antica. Intravedo aspetti positivi, in questa colleganza, unidualità, complicità, ferreo legame, etc., ma anche alcuni aspetti negativi. Aspetti positivi: solidarietà totale, affetto, complicità, condivisione… aspetti negativi: abbassamento della personalità del singolo fin quasi – talora – alla non distinguibilità delle idee e scelte individuali, e perfino al loro quasi annichilamento. Di questa tipologia dell’ànthropos ho conosciuto almeno tre o quattro coppie umane.

SECONDA modalità: o delle “coppie forzate” (di solito, mediaticamente) dello sport:

Gino Bartali & Fausto Coppi: quanto erano diversi nell’essere grandi, immensi tutti e due! Basti dire che se non ci fosse stata la Seconda Guerra mondiale, avrebbero tra tutti e due vinto quattro o cinque Giri d’Italia e quattro o cinque Tour de France. Intendo: in più dei Giri e Tour comunque vinti dai due grandi campioni.

Jacques Anquetil & Raymond Poulidor, questi due hanno infiammato il ciclismo francese e mondiale per un quindicennio e, anche se Anquetil vinse pressoché tutti i confronti, e soprattutto due Giri d’Italia e cinque Tour de France, Raymond infiammò il pubblico non meno del grande Jacquot il Normanno, che filava come un treno a cronometro, ma quando la strada si ergeva erta sotto le ruote, la distanza con il valoroso contadino diminuiva, e a volte voltava a questi più favorevole. Mancato giovane l’elegante Normanno, che ebbe un emulo ancora più forte due decenni dopo in un Bretone, dal nome secco Hinault, Bernard Hinault, mentre la schiatta Poulidor, tramite la figlia, produsse uno dei più grandi di oggi, Mathieu Van der Poel, che vola sul misto e traina volate come una motocicletta.

Eddy Merckx & Felice Gimondi, così rivali ma altrettanto leali. Il primo molto più forte del secondo, talmente superiore da essere considerato il più forte di ogni tempo, ma prevalentemente, se non solamente, per le ragioni sopra descritte (in Bartali & Coppi).

Giuseppe Saronni & Francesco Moser, rivali, ancora una volta, nell’opportunismo dei cronisti sportivi, anche se ambedue avevano un caratterino pepato anzichenò. Più dotato fisicamente Moser, ma spesso battuto dall’altro anche a crono, dove il trentino è stato – nei suoi anni migliori – el mas fuerte del mundo, e perfino anche primatista dell’ora, con prestazioni da taluni un po’ discusse per (pare) non chiarissimi interventi chimico-medicali. Sento dire, che nell’ambiente è solo questione di misura, ma che comunque chi vince è sempre il più forte. In ogni caso, se Moser ha vinto, in assoluto, più corse di Saronni, questi ha vinto due Giri d’Italia e Moser uno solo.

Mi vien da fare qualche comparazione tra gare diverse: quante “classiche” può valere vincere un Giro? O un Tour, o una Vuelta? Secondo me almeno una decina, cioè due volte la MilanoSanremo, due volte la ParisRoubaix, due volte la Liegi-Bastogne-Liegi, due volte il Giro delle Fiandre e due volte il Giro di Lombardia. E’ un po’ lo stesso un po’ zoppicante paragone che si fa nell’ambito del calcio: quanto vale uno scudetto italiano versus una coppa Italia? Secondo me, almeno quindici coppeoppure, quanto vale una Champions League rispetto a uno scudetto nazionale, secondo me almeno cinque. Pareri soggettivi.

Jonas Vingegaard & Tadej Pogačar, i due migliori del mondo, nel ciclismo attuale, diversissimi e fortissimi. Che i giornalisti spesso non riescono a raccontare. Un esempio: tale Pier Bergonzi, sulla Gazzetta dello Sport del 24 Luglio scorso scrive che Jonas Vingegaard deve al Tour de France più di quanto il Tour debba a lui. Caritatevolmente, mi si dica che cosa significa l’espressione citata! Più sotto afferma che la maggioranza dei tifosi “tiene” per Tadej Pogačar, e “schifa” (verbo sbrigativo mio, parafrastico) Vingegaard, non so sulla base di quale ricerca socio-statistica. Vergogna. E questo sarebbe giornalismo? Perché non interroga il ragazzo sloveno? Penso che lo smentirebbe con un suo simpatico sorriso.

Lu & La (Romelu Big RomLukaku e Lautaro Martinez); l’acronimo Lu&La per Lukaku e Lautaro è un’invenzione, l’ennesima, della stampa sportiva. Ripeto, l’ennesima. Forse la più stupida mai registrata, soprattutto per i comportamenti del signor Lu, inqualificabili. Teoricamente, una grande coppia di attaccanti, che ha cantato per una sola stagione. Cara Inter, meglio aver perso la Lu & La tenendoti Martinez e lasciando perdere Lukaku.

Gianni Rivera & Sandro Mazzola; li hanno accostati molte volte, sempre i giornalisti, cercando di metterli contro, ma senza riuscirci, così come è accaduto nel caso di Bartali e Coppi. Gianni Brera, sopra tutti i suoi colleghi, che si sentiva più che giornalista, quasi un vate, novello D’Annunzio delle cronache sportive. In realtà, i due erano diversi, ma uniti nel sentirsi “bandiere” di Inter e Milan. Avevano ruoli abbastanza diversi, ma li univa la grande classe, che in Rivera forse si esprimeva in maggiore creatività ed eleganza, e in Mazzola in determinazione e razionalità. Paradossalmente, anche se Mazzola risultava “più attaccante” di Rivera, risultò che il Gianni, alla fine della carriera, ebbe segnato più reti dell’amico Sandro.

Lionel Messi & Cristiano Ronaldo; accomunati dai media in tutte le loro operazioni calcistiche e inerzie intellettuali. Non mangerei nemmeno una pizza con ciascuno di loro. Maggiore classe naturale in Leo Messi, fisico formidabile e determinazione nell’uomo di Madeira, ferocemente cultivato, tutti e due sono ora andati a diventare molto più che straricchi, il primo degli USA, il secondo in Saudi Arabia. Non mi pare siano un esempio virtuosissimo per i giovani. Fortissimi, ma umanamente dimenticabili. Noiosi.

Edson Arantes do Nacimiento (Pelè) & Diego Armando Maradona; la querelle su chi sia stato il più grande di tutti i tempi (con la recente intrusione, sempre mediatica, di Messi) mi ha annoiato per trent’anni, da quando Maradona ha smesso di jogare. Difficile fare classifiche, sempre, quando si valutano umani che fanno lo stesso mestiere. A me verrebbe da dire che il nero brasiliano sia stato più completo del sublime giocoliere di Villa Fiorito e di Napoli.

Accanto a loro due, lasciando perdere la coppia umana sopra citata, metterei Alfredo Di Stefano, ispano-argentin-italiano (si osservi il nome di uno che sembra nato a Varazze!), Johann Cruyff, il 14 olandese leggero e potente, e poi un’altra quindicina di campeones, comprendendovi Meazza, Puskas, Garrincha, Ronaldo Nazario da Lima el fenomeno, Eusebio, Ronaldinho, Jascin, Best, Rivera, Van Basten, Platini, Raul, Baggio, Zidane, Stoickov, Schevchenko, Hagi, Iniesta, Ibrahimovic,… e a piacere del mio lettore appassionato di foot ball.

TERZA modalità: o delle coppie mediatiche tv:

Sandra Mondaini & Raimondo Vianello; si potrebbero definire sposi esemplari per quasi mezzo secolo. Uniti nella vita e nell’arte televisiva, garbati e spiritosi, mai volgari, sempre divertenti. Leggeri senza essere mai stupidini.

Bice Valori & Paolo Panelli; potrei scrivere su quest’altra coppia umana le stesse cose che ho dedicato a Vianello & Mondaini. Aggiungo solo la presenza costante della loro romaneschità (neologismo avventuroso), che nel caso non è fastidiosa, per nulla, come in altri numerosi diversi casi. Infatti, il romanesco è un idioma che imperversato in tv per decenni, dandomi non poco fastidio, dal teatro leggero al varietà musicale, fino ai telegiornali, alla politica al giornalismo, al punto da farmi spesso ululare: basta!

QUARTA modalità: o delle coppie vere della cultura:

Platone & Aristotele; che dire? è l’inizio della grande filosofia antropologica e dell’etica. Platone e Aristotele sono l’inizio del pensiero filosofico occidentale, capaci di insegnarci la logica e l’etica, in modo insuperabile. Il loro pensiero abbinato serve tuttora e dovrebbero conoscerlo tutti, almeno in sintesi, sia per la vita personale, sia per gli affetti, per i sentimenti e per le relazioni inter-umane, sia per il lavoro e per l’economia.

Parmenide & Eraclito; precedono di qualche decennio i due grandi citati qui sopra. Ci hanno insegnato la compresenza del movimento e della persistenza. Si può dire che hanno avuto (hanno) ragione tutti e due, perché, se è vero che tutto scorre nella vita (pànta rèi) e tutto cambia, è altrettanto vero che ciò che è stato non può non essere stato, per cui l’essere-delle-cose è eterno, come nei nostri anni ha insegnato, confermandolo, Emanuele Severino con la sua dottrina degli “eterni essenti”. Quando si dà un ente, cioè un-qualcosa-che-è, questo-qualcosa non può essere nientificato nemmeno da… Dio, che è l’Essere stesso sussistente.

Agostino & Tommaso d’Aquino; questi due sono i massimi filosofi e teologi cristiani. Hanno ripreso in chiave teologica cristiana le dottrine dei due grandi greci aggiungendovi il valore della persona e l’uguaglianza di valore di ogni essere umano. Hanno insegnato i principi dell’etica teorica e della morale pratica. Anche se nei secoli la Chiesa non è stata sempre fedele seguace del loro pensiero, questo sopravvive e irrora di verità i nostri tempi, fino alla loro fine.

E, infine, ci sono io e c’è l’altro, l’altro/a da me (con il quale mi confronto e mi relaziono), che vale come me, anche se è irriducibilmente diverso da me, è unico.

Per questo, mi viene da cantare la gloria di Dio, grato. Per sempre

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