Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

L’abbaiare alla luna, l’abbaiare di alcuni giornali come il travagliesco Fatto, e l’abbaiare alla Russia (di tale Stoltenberg, nomen omen), per contrastare, sbagliando, l’aggressione del fanatico-autoilludentesi-csar (“di tutte le Russie”)

L’immagine dei latrati della Nato verso la Russia, evocata (e attuata da Jens Stoltenberg, che non mi rappresenta) da papa Francesco in questi giorni, è potente. E opportuna. Così come è stata opportuna la smentita al segretario generale della Nato da parte del cancelliere Scholz (Macron consenziente).

Per nulla opportuni sono, di contro, i titoli travaglieschi de Il Fatto Quotidiano, che trasudano un compiacimento eticamente incomprensibile, oltre che maligno, per i problemi del mondo, quasi che il male diffuso possa dare maggior respiro alla sua lettura giornalistica. Una vergogna quotidiana per quel giornalaccio, di cui cito l’ultima stupidaggine: “Draghi solo” in una immagine con Salvini, Conte, Macron e anche Letta distanti da lui: un arbitrio concettuale e controfattuale, perché se Conte e Salvini sono anti-draghisti per gelosia, Letta e Macron la pensano come Draghi e viceversa, anche se si esprimono con parole diverse, in ruoli diversi, ma con i medesimi obiettivi: a) aiuto all’Ucraina, b) ogni sforzo diplomatico per ottenere prima una tregua e poi la pace.

I racconti e le favole sugli animali tramandano l’abbaiare alla luna dei coyotes della prateria, ma anche figure poetiche come quelle leopardiane (Il tramonto della luna) alla fine della sua vita, o felliniane (La voce della luna), alla fine del suo lavoro.

La metafora di papa Francesco sull’abbaiare della Nato verso la Russia è una metafora efficace. Non si comprende se non tramite una lettura di politica interna l’alzata verbale di Biden contro Putin, di cui non c’è bisogno di dire ogni giorno le sue caratteristiche di violenza antidemocratica e guerrafondaia.

Ma anche i vertici attuali della Nato si stanno rivelando improvvidi e scarsi sotto il profilo comunicazionale. Già ebbi modo di dolorosamente scherzare sul nome “paolino” di Stoltenberg qualche settimana fa, scherzo teologico che qui confermo. Sembra che alcuni capi dell’Occidente siano proprio stolti.

Come sempre, il dovere dell’onestà intellettuale impone di non essere manichei, cioè di non assegnare la patente di malvagità a un solo soggetto, ma di riconoscerla in ogni soggetto, nella misura razionale di un’analisi seria e competente. Che il leader della federazione russa sia il generatore assolutamente principale del male attuale è fuori dubbio, ma che questo male sia alimentato – nel tempo – anche da altri, è altrettanto fuori dubbio.

Né, altrettanto, si deve mettere in dubbio, che gli ex Paesi del Patto di Varsavia che hanno aderito all’Unione europea e alla Nato, l’abbiano fatto in assoluta libertà ed esercizio democratico. Nessuno li ha obbligati a un tanto. Il fatto è, come sosteneva Enrico Berlinguer fin dal 1973, che Bulgari, Romeni, Cechi, Slovacchi, Ungheresi, (Lituani, Estoni, Lettoni non ancora formalmente) e Polacchi, vorrei dire anche Valacchi e Moldovi, si sentono più sicuri sotto l’ombrello della Nato, cari pagliarulo, e orsini vari (uso le minuscole in questi cognomi, perché sono diventati nomi di una specie umana).

Però una delle idiozie legate alla guerra è l’aver tagliato fuori per sanzioni anche gli atleti russi da tutte le manifestazioni internazionali. Non tagliare fuori gli sportivi russi potrebbe essere un piccolo contributo al dialogo, visto che questi ragazzi e ragazze non peggiorano di sicuro il clima fra i contendenti.

Si prenda ad esempio la collaborazione spaziale, che non è stata fermata all’improvviso, ma sta continuando pure se tra dubbi e difficoltà.

Sono indignato verso due esagerazioni: la prima è quella di chi pretende di interpretare il diritto del popolo ucraino, frapponendo difficoltà e inciampi a una possibile trattativa diplomatica; la seconda è quella di sostenere di fatto il criminoso tentativo del presidente della federazione russa di decidere del destino dell’Ucraina, e forse di altre nazioni.

I primi sono gli arroganti dell’Occidente del mainstream, che non sbaglia mai, e che può fare-qualsiasi-cosa, anche sulle ali dei cacciabombardieri; i secondi sono i re-interpretatori della storia, i falsificatori, i sostenitori del falso in tutta la sua evidenza (perché anche il falso è evidente quanto il vero, quando è certo): nostalgici del sovietismo e della sua doppiezza, autoritari di ogni genere e specie, antidemocratici incalliti, patriarca “di tutte le Russie” compreso. Privi di cultura antropologica e storica,

che, in modo significativo, manca – però – anche ai primi.

Mi chiedo quali studi, che formazione abbiano avuto Putin (lo so, legge e servizi segreti) e Biden (lo so, legge), ma anche i capi dell’Intelligence Usa e dei Servizi segreti russi. Sono però certo che non hanno alba dei fondamenti filosofici della filosofia greca e delle dottrine cristiane, solamente (queste ultime) orecchiate, il primo da un blando protestantesimo metodista, il secondo da un’ortodossia formalista e stantia. Niente filosofia, niente religione sana, democrazia prepotente e democratura autocratica.

Male, maggiore a oriente, ma a occidente non latita.

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