“Or più non batte che l’ala del mio sogno…” (Gabriele D’Annunzio). E’ possibile essere amanti della Pace e anche della Pattuglia Acrobatica Nazionale?
Dimanda rettorica?

LA NOIA DEGLI ANGELI
Or più non batte/ Che l’ala del mio sogno,/ Ma la protervia del vento mi sostiene,/ E un desiderio aspro di vita./ Or più non sento pulsare/ Che il cuore della terra./ Oh, che il dolore venga, dell’uomo,/ A insaporirmi le narici!/ Oh, inabitate stanze mie del mondo perfettibile a me ignoto,/ Oh, graziose voci dei viventi mortali,/ Oh carezze di mani sconosciute,/ Abbiate tempo di aspettarmi,/ Ché il mio tempo d’angelo/ E’ trascorso,/ E la domanda accolta.
Qualche anno fa scrissi (e pubblicai ne Il Canto concorde… del Trovatore inesistente, Ed. Segno, Tavagnacco – Udine 2013, riedizione 2025) questa breve lirica ispiratami da un verso dannunziano, il primo, e da due fonti: la mia passione estetica (nel senso rinascimentale del termine), sportiva e anche etica, come spiegherò in fondo all’articolo, per l’aeronautica militare e Gabriele D’Annunzio, che vi ebbe a che fare durante la Prima Guerra mondiale.
La Pattuglia Acrobatica Nazionale (PAN) ha un nome: 313º Gruppo Addestramento Acrobatico (dell’Aeronautica militare Italiana), di stanza a Rivolto di Cofdroipo in Friuli, anche se è conosciuta comunqmente come Le Frecce Tricolori. Si tratta di un gruppo permanente per l’addestramento e l’acrobazia aerea collettiva.
Attualmente sono utilizzati dieci aviogetti italiani Aermacchi MB.339, mentre in passato fecero parte della Pattuglia gli F-86 di costruzione americana (della North American Sabre) e successivamente i G91 R (supersonici, gli unici tali finora in dotazione alla PAN) costruiti dalla FIAT, su incarico della NATO. Sono in arrivo per il 2028 i nuovi Aermacchi 346Master: nove di questi caccia (che sono comunque aerei militari a tutti gli effetti) volano in in formazione e uno è il solista. Le Frecce sono la pattuglia acrobatica più numerosa del mondo, e il loro programma di volo, comprendente una ventina di acrobazie della durata di circa mezz’ora, le ha rese famose e riconosciute come una delle migliori pattuglie aeree acrobatiche a livello internazionale, compiendo esibizioni tutto l’anno, in ogni parte del mondo.
Due notazioni storiche. In Italia la prima scuola di volo acrobatico venne fondata nel 1930 all’Aeroporto di Udine-Campoformido per iniziativa del colonnello Rino Corso Fugier. La prima formazione, costituita da cinque FIAT C.R.20 si esibì l’8 giugno 1930 alla “Giornata dell’ala”, denominazione di chiara derivazione dannunziana e futurista, non fascista. Questi aspetti sono da chiarire subito, perché la prima obiezione che può presentarsi è che queste iniziative erano intrinsecamente “fasciste”, e quindi disdicevoli anche oggi. Una professoressa (Diomio, mi chiedo che cosa spieghi ai suoi studenti questa docente di storia della filosofia) Donatella Di Cesare, esplicitamente tifosa di una qualsiasi Barbara Balzerani, o un onorevole Frate Janni, sicuramente sosterrebbero questa tesi storiografica.
Dirò subito di più: nemmeno le trasvolate Transatlantiche e nell’Estremo Oriente degli idrovolanti, che partivano dalla Laguna di Orbetello, volute e realizzate da Italo Balbo, allora ministro fascista dell’Aviazione, furono essenzialmente “fasciste”, ma furono, questo sì essenzialmentte, “sportive, italiane”. Certamente svoltesi nel Ventennio fascista, ma non-fasciste. Anzi, lo stesso Mussolini e altri gerarchi, gelosi di Italo Balbo, non amavano per nulla quelle iniziative coraggiose ai limiti della temerarietà. La morte stessa nei cieli di Tobruk, abbattuto dalla contrarera italiana il 28 giugno 1940, del comandante Balbo, lascia ancora molti dubbi se sia stata una disgrazia bellica o un mirato omicidio di suoi nemici all’interno delll’apparato del regime. Gli Inglesi, criticabili per molte ragioni fondate sul loro superiority complex nei nostri confronti, pur essendo nostri avversari (si diceva nemici), espressero un sincero cordoglio per la fine di Balbo.
E comunque, anche l’Italia fascista era “Italia”, e in quegli anni quasi tutti gli Italiani tifavano per quella Italia come in questi giorni si tifa l’Italia calcistica di Rino Gattuso, calciatore patriota, distante una galassia da ogni tipo di fascismo. A proposito di Nazionale di calcio, si legge che il signor Sindaco di Udine vorrebbe evitare di disputare a Udine la partita prossimamente prevista fra Italia e Israele, in vista della Coppa del Mondo americana del 2026, per ragioni di opportunità e di ordine pubblico, prevendendo presenza di pro-pal a manetta. Mi vergogno per lui. La partita si farà e l’Italia la vincerà bene, mentre Polizia, Carabinieri e Soldati Italiani terranno a bada i malintenzionati di tutte le risme, di zero moralità e di nulla cultura. Ignoranti e dannosissimi-controproducenti “sostenitori” (A si fâs par mût di dì, ovvero “si fa per dire”) della legittima causa del Popolo palestinese.
Verso la fine del 1960 si decise di terminare questa turnazione tra i vari stormi e di fondare un reparto la cui specifica finalità fosse formare la pattuglia acrobatica nazionale, selezionando i migliori piloti dei vari reparti. Il maggiore Mario Squarcina, leader dei Diavoli Rossi (era la precedente denominazione della pattuglia), fu incaricato dallo Stato Maggiore ddell’Aeronautica Militare di costituire la Pattuglia Acrobatica Nazionale (P.A.N.) costituita da piloti provenienti da tutti i reparti dell’Aeronautica Militare. Pertanto, il citato 313º Gruppo Addestramento Acrobatico fu fondato il 1º marzo 1961 nell’aeroporto di Rivolto di Codroipo, con l’arrivo di sei North American F-86 Sabre. provenienti da Grosseto.
Il 1º maggio 1961 ci fu la prima uscita ufficiale della P.A.N. con il programma alto di 4 + 1 F86 Sabre sull’aeroporto di Trento – Gardolo, in occasione della manifestazione aerea del locale Aero Club. Tre giorni dopo – il 3 maggio – durante un volo di Addestramento Acrobatico sulla Aerobase di Rivolto, due velivoli entrarono in collisione causando un morto tra i piloti. Le Frecce Tricolori, nel 1961 furono equipaggiate con un nuovo impianto fumogeno in grado di rilasciare una fumata con una delle tre diverse colorazioni del Tricolore, primo assoluto nella storia con questa caratteristica tecnica.
Il 28 agosto 1988 la PAN fu protagonista della collisione aerea di Ramstein, in cui persero la vita tre piloti e 67 spettatori. Perirono in quell’occasione il capitano Giorgio Alessio, il tenente colonnello Mario Naldini e il tenente colonnello Ivo Nutarelli. Gli ultimi due avrebbero dovuto testimoniare al processo per la strage di Ustica pochi giorni dopo. Questo fu motivo di vari sospetti circa la reale natura di “incidente” dell’accaduto. Io mi sono fatto la seguente opinione, avendo cercato testimonianze e fonti attendibili sulla tragedia: si trattò di una disgrazia in cui concorsero problemi tecnici e infinitesimi errori. Quando si incrociano a pochissimi metri di stanza dei jet che vanno a 450 nodi (totale 900 nodi, pari a 1700 km all’ora) un niente, uno zero virgola può generare esiti tragici.
Nonostante questa sventura, la PAN è oramai un biglietto da visita dell’Italia e dell’Aeronautica Militare nel mondo e per molti italiani è un motivo d’orgoglio, tanto che quando nel 2006 la senatrice Lidia Menapace in un’intervista le definì inutili, rumorose ed inquinanti e ne chiese lo scioglimento, subito si levarono, secondo me giustamente, numerose proteste da parte di tutti gli schieramenti politici.
Oggi, 7 settembre 2025, all’Aeroporto di Rivolto (Udine), sede del 2/o Stormo dell’Aeronautica Militare e del 313/o Gruppo Addestramento Acrobatico, si terrà un evento internazionale per celebrare la 65/a stagione delle Frecce Tricolori, aperto al pubblico, che trasformerà la base in un punto d’incontro per decine di migliaia di spettatori, addetti ai lavori, appassionati di aviazione e per tutti coloro che avranno il piacere di festeggiare con l’Aeronautica Militare l’anniversario della Pattuglia Acrobatica Nazionale, nata nel 1961.
Gabriele D’Annunzio, maggiore dell’aeronautica, permeato di futurismo, estetismo, eroicismo è stato un grande appassionato di volo, esercitandosi lui stesso in imprese al limite della temerarietà. Non aveva biosgno di farsi-vedere per acquisre fama, perché ne godeva di già da decenni come poeta e uomo d’azione. Il sorvolo di Vienna durante la Prima Guerra mondiale per far sapere ai Viennesi le ragioni della Guerra italiana, restò negli annali.
Scrittore, poeta, soldato, statista, esteta, Gabriele d’Annunzio interpreta, forse meglio di qualunque contemporaneo, il ruolo di protagonista dell’Italia dagli anni Ottanta dell’Ottocento agli anni Trenta del Novecento. In un tempo di sconvolgimenti politici, bellici e sociali, d’Annunzio fece della sua intera esistenza una manifestazione del “vivere inimitabile” e fra le sue intuizioni sta la scoperta delle potenzialità dei nuovi mezzi di trasporto come l’automobile e l’aeroplano. Fin dai primi e incerti esperimenti compiuti in Italia, il volo rappresentò per d’Annunzio un potente mezzo espressivo: per le valenze artistiche – in quanto massima esperienza di movimento nello spazio (cf. le opere dei pittori futuristi Umberto Boccioni e Giacomo Balla) – e per le implicazioni più concrete sulla vita e sulla storia.
Durante la Grande Guerra, d’Annunzio è interprete privilegiato della riscoperta del gesto individuale attraverso imprese aviatorie e navali in grado di trasmettere messaggi simbolici forti e pervasivi. Le imprese nel corso del primo conflitto mondiale sono tali da valergli la fama di “poeta aviatore”, “poeta-soldato”, mai fascista, anche se in alcuni frangenti contiguo al mussolinismo, per ragioni di opportunismo.
Dico il vero: mi sarei aspettato bandiere palestinesi da qualche parte in questa giornata e dalle parti della manifestazione aerea, ma non ne ho vista una. Penso di essere sensibile alla situazione attuale del Popolo palestinese non meno di chiunque altro, nemmeno dei partecipanti al tentativo della Sumub Flotilla, appollaiata in Sicilia, anzi, ma non sto con loro.
Io avrei il coraggio di agire contro la persona di Netaniahu se le circostanze mi mettessero nelle condizioni di farlo, se ciò fosse l’unica azione in grado di fermarlo. Non penso che i piazzaioli antisemiti abbiano lo stesso coraggio, essendo campioni di ignoranza e di chiacchiera vana. Sono scandaloso? No, mi conosco e chi mi conosce sa che non parlo mai invano.
Sono per un pacifismo responsabile, per un’idea e una forma di pacifismo che, pur rifiutando la guerra, riconosca la complessità delle relazioni interstatali e dei confitti, e la necessità di trovare e definire strategie concrete per raggiungere la pace, una pace “giusta” (cf. le chiarissime parole di papa Leone, parole che non si prestano ad alcuna interpretazione ambigua, a differenza di altri discorsi che ho sentito e sento formulare anche in ambienti ecclesiastici, oltre che nel prevalente mondo vigliacco della politica), utilizzando la diplomazia, praticando la giustizia nei rapporti e l’intervento solidale internazionale, bilanciando l’ideale della pace con le esigenze della realtà fattuale.
A differenza del pacifismo assoluto, che è astratto e inerte in quanto inerme, quello responsabile si interroga sui limiti della non violenza (neanche Gandhi era un pacifista assoluto!) di fronte a situazioni di ingiustizia e oppressione, perché cerca e persegue soluzioni praticabili per la risoluzione dei conflitti, soluzioni che possono prevedere anche l’uso della forza legittima degli stati.
Il 7 settembre delle Frecce Tricolori può stare accanto a Gaza, all’Ucraina, al Darfur e alle altre cinquanta e più situazioni di guerra in giro per il mondo, per cui i pro pal non nutrono alcun interesse.
A proposito, come mai si riempiono piazze e vie del mondo per Gaza, e neanche un vicolo per il Popolo ucraino e er il Darfur e per…? Io una risposta ce l’ho e non mi piace.
Post correlati
0 Comments