La punizione dei presuntuosi: 1) finale Champions League 2024/2025 Paris Saint Germain vs Inter: 5 a 0; 2) Maurizio Landini (omonimo di un costruttore storico di macchine agricole e di due fratelli che furono calciatori dell’Inter più iconica, quella di Herrera, Sandro Mazzola, Facchetti, Corso…, indimenticabile), o del “referendario patetico”, quello che afferma, quando perde (la bussola assai spesso) che “in Italia c’è una crisi democratica, per cui occorre una rivolta sociale” (oh, Signore, abbi pietà di costui, perché non sa quello che dice); 3) di Spalletti&Gravina, o delle teoresi inutili del football, ovvero di tre tipi differenti di presunzione, come vizio fastidioso e dannoso, soprattutto per chi lo pratica
Anche il famoso “giuoco” (copy berlusconian-rinascimentale) del football regale di un tempo esemplifica fruttuosamente come la presunzione sia una pessima caratteristica dell’anima, un vizio dannoso e riprovevole. Presente in tutti gli ambienti dell’agire umano, e in molti esseri umani.

(Calciatore di questi tempi che ha bisogno di un buon bagno di umiltà, magari imitando i suoi grandi predecessori, cf. più avanti)
Parlo del 5 a 0 subito dall’Internazionale di Milano da parte dei francesi del Paris Saint Germain nella finale della Coppa di Campioni (Champions League oggi, che si anglicizza tutto) 2024/ 2025.
Godendo di una stampa sommamente favorevole, che li ha pilotati dritti dritti nel baratro (però bisogna farsi pilotare), sono emersi tutti i limiti umani, caratteriali, sportivi e culturali di allenatore, calciatori e dirigenti di questo contesto prestipedatorio (copy di Gioan Brera fu Carlo). Un campionario di stupidaggini varie che sintetizzo subito.
Inzaghi Simone, il fratello meno forte tra i due nel fare goal, ma più bravo (forse, a questo punto) nel fare squadre: ecco che il suo esagitato urlo stra-fotografato e stra-pubblicato sulla “rosea” da quattr’anni abbondanti a questa parte, vien meno e ora il suo volto s’immalinconisce.
Mickhytarian, l’armeno dice che loro sono “ingiocabili”, che vuol dire ” contro di noi perdono tutti”. Balle, perché si è visto come è andata, e come va sempre. “Chi si esalta sarà umiliato“, dice l’antico motto della sapienza popolare (cf. Proverbi, Bibbia di Gerusalemme). Un altro, Bastoni (cf. foto sopra), si compiange così: “…poverini noi che facciamo tanta fatica“. Il grande Sinisa Mihailovic, serbo di cuore e di mente, se l”avesse sentito, gli avrebbe detto a muso duro “…chi si alza ogni mattina alle quattro per iniziare un turno in faabbrica, fa fatica, non chi fa il nostro lavoro da privilegiati“
Çalhanoğlu il turco che smoccola contro il MIlan che l’aveva valorizzato, va all’Inter per vincere e il Milan gli vince lo scudetto sul muso, mentre lui si valuta collocandosi tra i cinque più forti registi del mondo. Si colloca, da solo. E ora ciangotta sugli scarpini senza meta.
Dimarco l’interista fin dalla nascita, capace di un look rabbrividente: già a vent’anni sembrava un vichingo nano. Poi ci sono gli interisti di sempre, incapaci di riconoscere le virtù avversarie, tifosi privi di ogni briciolo di equilibrio: Nicola Berti e Marco Materazzi, provocatori provvisti di poco intelletto.
…
ma ci sono anche gli interisti perbene per cui provo una grande simpatia, e sono quelli storici della Grande Inter, Sandrino Mazzola su tutti, ma anche Aristide Guarneri e quelli che sono mancati come gli artisti sublimi Mario Corso e Luis Suarez, come il gran capitano Giacinto Facchetti e il mio conterraneo, la roccia Tarcisio Burgnich,

(Mario Corso, grande calciatore di un’Inter inarrivabile e uomo perbene)
… e poi ci sono anche altri interisti che stimo come Rummenigge, Matthaeus, Zanetti, Serena, Milito…
Dei presuntuosi referendari. Eccoli: Schlein, Conte, Bonelli, Frate Janni, e il fantasma di cui non mi sovviene il nomen.
Di costoro ho già detto e ridetto con dovizia di particolari. Qui mi limito a ricordare che sono incerto solo se nelle loro scelte masochistiche sia prevalsa la stupidità o l’incompetenza. Probabilmente, come dicono i giurisprudenti, il “combinato disposto” di tutte e due le ragioni.
E, infine, come esemplificazione efficace di presunzione, cito il duo Spalletti&Gravina, o delle teoresi inutili, nel primo espresse in filosofemi incomprensibili: Spalletti usa termini e circonlocuzioni di cui, dopo la prima proposizione, non padroneggia più nulla, intorcolandosi in anacoluti successivi e rocambolescchi, come le spire di un pitone reticolato. Il secondo è un esemplare del più bieco politicismo applicato allo sport. Avrebbe dovuto dimettersi dalla sua presidenza almeno tre volte negli ultimi anni, ma niente, resta appiccicato alla sua poltrona, che neanche Andreotti al suo meglio. Il dramma – non solo sportivo – è che l’hanno recentemente votato il 98% degli aventi diritto, cioè i rappresentanti delle squadre professionistiche italiane. Si vede che uno così va bene. Triste.
E ora parliamo della presuzione, vizio assai diffuso, come detto sopra, la cui pervasività è continuamente spinta da un giornalismo corrivo e disonesto.
Il presuntuoso, e presuntuosi sono certamente tutti i soggetti citati nel titolo, ritengono di essere superiori agli altri, presumendo di sé stessi ogni qualità e ogni capacità, e sminuendo nel contempo quelle degli altri (perché i presuntuosi sono anche invidiosi), e lo fanno con arroganza, con prepotenza, a volte con protervia (cf. Norberto Bobbio).
Perché i presuntuosi sono, in definitiva, dei superbi, poiché pensano che a loro sia tutto concesso, come nel caso del Marchese del Grillo, quello del detto “io sono io e voi non siete un c.“, e se sono dei superbi sono capaci di ogni vizio morale sottostante.
Come si vede, nessun ambiente socio-umano ne è immune.
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