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Il chaos non è confusione, ma energia, il kòsmos non è noia, bensì armonia

Il chaos non è confusione, ma energia, dynamis, enèrgheia, in greco antico.

Il kòsmos non è noia, bensì armonia, struttura “razionale”, secondo lo schema cognitivo umano.

Come spesso accade, l’accezione corrente di certi concetti va esaminata più a fondo, interpellando prima di tutto l’etimologia dei termini e poi l’accezione in uso corrente, non trascurando le accezioni passate di moda nel corso del tempo.

A volte sembra che una situazione sia caotica, e invece è solo un po’ confusa, ma talvolta si intravedono già delle piste nascoste per dipanare il percorso per uscirne e andare avanti, oltre la con-fusione.

Questo accade nella vita, nel lavoro, nella politica, nell’ambiente, nella guerra, nella psiche, nell’amore… in tutto ciò che l’uomo percepisce, sente, vede, pensa, valuta.

Sono tante le parole che ci aiutano a definire il mondo che ci circonda. Ma tra queste, sia cosmo sia caos, meritano un’attenzione particolare per la loro storia, per la capacità di evocare un’armonia che comprende l’intero universo, perché ci fa abbracciare in poche sillabe infinite generazioni che ci hanno preceduto, oppure il contrario di armonia e ordine.

Dal mondo greco ci giunge la parola kosmos, che significa, letteralmente, «ordine», e «mondo, universo» in quanto «complesso ordinato secondo determinate leggi». Nella lingua italiana l’insigne linguista Tullio De Mauro la attesta nel 1961, anche perché in latino si dice mundus o universus per comprendere la realtà dello spazio. Gli antichi Greci hanno sempre ritenuto il termine “kòsmos” come capace di indicare equilibrio e simmetria, contro il disordine caotico delle apparenze, fondandone la credenza anche su miti primigenii, che spiegavano come il Caos fosse lentamente sostituito dalle forze naturali dell’ordine cosmico.

La parola “cosmo” aveva in origine un significato molto concreto, tanto da essere utilizzato per indicare l’ordine con cui un esercito si schierava in vista della battaglia.

Da quell’ambito si è passati all’osservazione degli astri. Dobbiamo ai pitagorici della Scuola italica di Crotone (VI e V secolo avanti Cristo), la definizione di cosmo come armonia della volta celeste. Essi sono stati i primi a immaginare che stelle e pianeti si muovono nello spazio siderale seguendo leggi precise. Sono gli stessi studiosi che hanno elaborato leggi matematiche che studiamo ancora come il Teorema di Pitagora. Non si occupavano solo di geometria. E se capita di passare da Crotone, in Calabria, si pensi che è stato uno dei centri culturali più importanti del mondo antico.

Se il cosmo è un sistema ordinato e simmetrico, altrettanto ordinate devono essere le leggi che lo governano. Per studiarle è nata una scienza, la cosmologia che tenta di analizzare l’universo nel suo complesso e valutarne la evoluzione. Ancora una volta sono stati astronomi e filosofi dell’antica Grecia i primi a studiare l’universo e ipotizzare un modello in cui la terra ruotava intorno al sole ed era tutt’altro che immobile e centrale nello spazio come avrebbe sostenuto per millenni il sistema tolemaico.

I miti sulla formazione dell’universo e sull’origine stessa dell’uomo hanno dato vita ad un’ulteriore materia di approfondimento, la cosmogonia. Come ricorda l’enciclopedia Treccani questa può comprendere tanto «il complesso delle dottrine cosmologiche elaborate dalle grandi religioni orientali antiche quanto illimitato orizzonte delle culture primitive più arcaiche». Tema centrale di tutte le cosmogonie «è sempre quello del passaggio dal caos al cosmo, dal virtuale all’attuale, dal pre-essere all’essere».

Cosmo non si limita a fornirci una comoda descrizione dello spazio infinito, ci accompagna nelle domande sulla nostra origine, sul nostro destino, segnando un carattere eterno della letteratura di tutti i tempi. Già nelle Metamorfosi di Ovidio, il cosmo rappresenta la vittoria sulle tenebre, l’ordine che permette la nascita dell’uomo e la vita sulla terra. E che fosse sferica nessuno lo metteva in dubbio. Qualcuno avverta i terrapiattisti che sarebbero stati ridicoli già due millenni fa.

Anche Dante, prima affidando a Beatrice nel Paradiso della sua Divina Commedia il compito di descrivere la configurazione generale del cosmo con queste parole: «e cominciò: “le cose tutte quante hanno ordine tra loro, e questo è forma che l’universo a Dio fa simigliante”» ci meraviglia quando lui è abbagliato da «La gloria di colui che tutto move per l’universo penetra, e risplende».

Giacomo Leopardi, invece, vede nell’universo un meccanismo infinito che si rinnova e procede senza che l’uomo possa fare niente, condannato a un dolore perenne che nell’attenuarsi crea l’illusione della felicità. Non a caso la critica ha definito le Operette morali e la produzione poetica di Leopardi permeate dal suo «pessimismo cosmico».

Nel Novecento Italo Calvino sente la suggestione dell’universo e della scienza che porterà i primi uomini sulla Luna, spostando i confini dell’esplorazione del cosmo. Nel 1965 pubblica le «Cosmicomiche», racconti fantastici in cui il protagonista è Qfwfq, vecchio quanto l’universo «difficile da definire, perché di lui non si sa nulla. Non è nemmeno detto che sia un uomo». Nei suoi racconti Calvino parte sempre da un presupposto scientifico, quasi sempre astronomico, per costruire narrazioni fantastiche e surreali.

Torniamo per un momento alla parola greca kosmos, che voleva dire propriamente «ordine». Ma l’armonia per i greci poteva riferirsi alle stelle del cielo come a orizzonti più piccoli e vicini. Tanto da far nascere un verbo, kosmeo per «ordinare», «mettere ordine» e quindi «adornare», «abbellire». E quindi la parola kosmesis per indicare l’atto stesso dell’abbellire. Cosa abbiamo capito da questo lungo giro intorno al cosmo? Che quando la mamma dice che una stanza ordinata è anche più bella, sta citando gli insegnamenti degli antichi greci. Che ogni volta che usate dei cosmetici dovete rivolgere un ringraziamento all’universo.

Vediamo un attimo che cosa ci dice il termine caos, che, appunto, non significa disordine, ma energia e potenzialità. Caos o Chaos (in greco antico: Χάος, Cháos) è un’entità primigenia, propria della mitologia. È plausibile pensare che Chaos sia la personificazione del disordine primordiale, luogo dove nacquero spontaneamente le prime divinità. Chaos viene menzionato e indicato nella Teogonia di Esiodo:

«Ἦ τοι μὲν πρώτιστα Χάος γένετ᾽, αὐτὰρ ἔπειτα
Γαῖ᾽ εὐρύστερνος, πάντων ἕδος ἀσφαλὲς αἰεὶ
[ἀθανάτων, οἳ ἔχουσι κάρη νιφόεντος Ὀλύμπου,
Τάρταρά τ᾽ ἠερόεντα μυχῷ χθονὸς εὐρυοδείης,]
ἠδ᾽ Ἔρος, ὃς κάλλιστος ἐν ἀθανάτοισι θεοῖσι,
λυσιμελής, πάντων δὲ θεῶν πάντων τ᾽ ἀνθρώπων
δάμναται ἐν στήθεσσι νόον καὶ ἐπίφρονα βουλήν.
Ἐκ Χάεος δ᾽ Ἔρεβός τε μέλαινά τε Νὺξ ἐγένοντο•
Νυκτὸς δ᾽ αὖτ᾽ Αἰθήρ τε καὶ Ἡμέρη ἐξεγένοντο,
οὓς τέκε κυσαμένη Ἐρέβει φιλότητι μιγεῖσα.»

«Dunque, per primo fu il Chaos, e poi
Gaia dall’ampio petto, sede sicura per sempre di tutti
gli immortali che tengono le vette dell’Olimpo nevoso,
e Tartaro nebbioso nei recessi della terra dalle ampie strade,
e poi Eros, il più bello fra gli dèi immortali,
che rompe le membra, e di tutti gli dèi e di tutti gli uomini
doma nel petto il cuore e il saggio consiglio
.
Da Chaos nacquero Erebo e nera Nyx.
Da Nyx provennero Etere e Hemere
che lei partorì concepiti con Erebo unita in amore

Già la grande poesia del mito fa trasparire ciò che il Caos può produrre di positivo, un po’ come propone lo stesso Platone che affida ad Eros, cioè all’Amore, la funzione di motore dell’universo.

Non temiamo, dunque, il caos, ma consideriamolo una situazione nella quale applicare la nostra capacità raziocinante e la nostra fantasia di umani.

A volte riscontro il Caos in diverse situazioni del lavoro organizzato e non mi dispero, anzi, perché cerco di intravedere nella confusione (apparente) le tracce di una via, una traccia che può ri-ordinarsi utilizzando tutti gli elementi umani e materiali, tutte le risorse per una ri-nascita, o almeno un ri-lancio di una condizione vecchia, incancrenita, sbagliata, necessitante un cambiamento.

Ho sempre amato il pensiero trasversale e le diagonali nei poligoni, più degli angoli retti, che conducono solo su strade note e a volte noiose, mentre le diagonali, le ipotenuse tagliano lo spazio e il tempo e tolgono di mezzo gli sfridi e il superfluo.

Niente paura del caos, perché dà la possibilità di trovare sempre nuovi kòsmoi, cioè nuovi ordini razionali e morali.

Lo sto sperimentando in pratica. Anche nella mia vita personale. Per una nuova armonia.

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