Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Il “gender”, o della morte di qualsivoglia antropologia filosofica (di ogni genere e specie, di ogni tempo e luogo), a meno che non si voglia considerare il “gender” stesso una filosofia degna del nobilissimo nome di questo sapere

Ho già più volte trattato in questa sede l’argomento del titolo, ma lo riprendo, perché mi sembra utile e perfin necessario combattere, nel mio piccolo, la buona battaglia del chiarimento filosofico-concettuale, etico e politico che il tema comporta.

Potrei anche mettere la copula “é” nel titolo e chiuderla lì, perché, ne sono convinto, la teoria e la prassi del gender è proprio la morte filosofica e pratica di qualsiasi antropologia, anzi, anche di qualsivoglia filosofia seria.

Il concetto di gender è la visione più soggettivistica e antiscientifica dei nostri tempi sull’uomo.

La “filosofia (filosofia per modo di dire) genderistica” non prevede più l’accettazione naturale dei sessi che compaiono evidenti, nell’ambito del processo evolutivo della specie umana (homo sapiens sapiens), non appena il bimbo si affaccia all’aria del mondo ed effettua la prima profonda e irritata inspirazione-espirazione, passando dall’ossigeno del cordone ombelicale, che viene reciso, a quello dell’ambulatorio, quando lo sguardo dell’ostetrica, del medico e del papà (almeno dagli ultimi decenni) si pone sul corpicino nudo, e può constatare se in mezzo alle gambucce storte e paffute si intravede una fessurina oppure un gamberetto rattrappito.

Ricordo quando è nata la mia Beatrice: mancava la dottoressa e “combinammo” tutto io e l’ostetrica, che mi diede l’esserino appena uscito dal corpo di sua madre nelle mie mani, e mi mise in mano le forbici per recidere il cordone ombelicale. La bimba mi urlò vigorosamente (mi viene da pensare questo avverbio, ora che lei ha ventotto anni, e già allora manifestò la robusta personalità che la caratterizza) in faccia e io piansi come un vitellino. Papà per sempre.

Sapevamo che era femmina da quando l’indagine produsse una foro nebulosa e scura, cui era allegata questa didascalia: “cariotipo femminile apparentemente normale“. Lo dissi anni dopo a Bea… che lei era “apparentemente normale”.

Mi chiesero che nome volevamo darle e io dissi “Beatrice”. E Beatrice fu, femmina e bimba.

Per il gender non ha importanza, perché dopo, con l’uso di ragione, il portatore di pene o di vagina deve poter decidere che-cosa-essere, se maschio o femmina, se uomo o donna.

Giulio Meotti, in un suo pregevole saggio (Il sesso degli angeli e l’oblio dell’Occidente, ed. Liberliberi 2023), parla addirittura di una sorta di oblio dell’Occidente, come plesso culturale millenario, cristiano, greco-latino e moderno, e fonda questo drastico giudizio proprio su questa deriva. In sintesi parla di un fallimento della “sinistra storica” che, non essendo riuscita a cambiare in meglio la società, ora cerca di cambiare l’uomo stesso, non accorgendosi che è stato proprio questo l’errore fondamentale, basico, del Marx teorico, quello di pre-tendere di cambiare l’uomo, con il raggiungimento della giustizia sociale, che avrebbe tolto alla struttura della persona (nientemeno!) perfino i vizi e la tendenza a peccare (o a commettere reati), rendendolo più… buono.

Parrebbe che l’unica e ultima liberazione possibile, per la sinistra, sia quella di liberare l’uomo e la donna dalla… costrizione naturale di essere… uomo/ maschio e donna/ femmina. Pare incredibile. L’identità sessuale che diventa un’opzione singolare individuale personale.

Ora, la sinistra, che si è resa conto del suo fallimento sul tema della pretesa marxiana, si è buttata sui diritti civili, che tali non sono nella declinazione di cui sto parlando in questo pezzo, perché in questo caso sono desideri, peraltro di minoranze, a volte manifestanti per vie e piazze.

Sta accadendo di tutto, in questo mondo che accusa Kate Rowling di privilegiare il maschio Harry Potter e la maggioranza di maschi nell’accademia dei maghetti di cui lei narra le vicende. In Spagna accade che, Sanchez presidente del Consiglio, se dei genitori si oppongono alla transizione di genere di figli minorenni, rischiano di essere esautorati dalla giurisdizione in quanto genitori, e di vedere i propri figli affidati ai servizi sociali.

Sta accadendo che questa ideologia è diventata quasi un dogma irragionevole e indottrinante che, meravigliandomi molto, pare essere partito dalla accademie, per poi inserirsi nella pubblicità e nelle simbologie dell’economia.

Alcune facezie/ stronzate che troviamo perfino nell’Oxford Dictionary:

  • allattamento al torace (non alla mammella),
  • latte umano (non della mamma),
  • genitore che partorisce (non la mamma/ madre),
  • non solo le donne possono avere figli (e chi altri li può avere?),
  • i maschi trans sono donne, (cioè?)…

Sappiamo, di contro, che il cambiamento di sesso non modifica il corredo genetico iniziale, e allora come si fa a sostenere che ognuno può decidere di che gender essere, scegliendo tra la ventina di opportunità che dà, ad esempio, la legislazione australiana?

L’Oxford Dictionary sostiene esplicitamente, accanto ai lemmi ordinari, i sintagmi sopra riportati.

Una sorta di dualismo tardo-cartesiano insegna una fluidità in grado di “consentire ai bambini di considerare la loro identità di genere non correlata al loro sesso biologico; e anzi incoraggiarli in questa direzione; facilitare l’accesso dei bambini ai trattamenti ormonali, ai bloccanti della pubertà e agli interventi chirurgici che cambiano irreversibilmente i loro corpi; persuadere i giovani che le difficoltà tipiche dell’adolescenza – accettazione delle trasformazioni del proprio corpo, scoperta della propria sessualità, adattamento della vita in società – sono principalmente causate dalla disforia di genere e possono essere risolte solo da un cambiamento di identità di genere; dare agli uomini che si dicono donne pieno accesso alle competizioni sportive, alle carceri e ai rifugi riservati alle donne (…)” come osserva Meotti nel libro citato. E ancora “il credo gender ha i suoi simboli, canti, bandiere, sfilate, ricorrenze, i suoi eretici omofobi e transfobici, eleggendo un teologo come Joseph Ratzinger, papa Benedetto XVI, a loro principale avversario. (…) quest’uomo sradicato è chiamato a diventare qualsiasi cosa, un ventre in vendita o un essere ibrido che genera sé stesso, liberatosi dalla sua ingombrante umanità, e che si crede un piccoli dio“.

Mi auguro e auguro che questa deriva non sia un viatico per l’entrante anno, e che anche le guerre trovino una conclusione ragionevole in un cessate le armi, e poi in armistizi e pace vera. Ma questo è un discorso più difficile.

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