Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Alexej Navalny, un eroe; Riccardo Magi, un politico piccolin piccolino, assai esile; e infine chi sostituisce il nome di Gesù con “cucù” e un altro che non vuole il presepe, perché offenderebbe i non-cristiani… siamo al delirio

Non so se è stato mandato alla Kolyma o in un altro luogo artico (il mio amico Claudio, espertissimo di Russia e dintorni, mi scrive che l’uomo si trova in un istituto a Vorkuta, storico luogo artico di gulag staliniani), questo eroe, Navalny, alto, bell’uomo, sempre più magro. Non so se hanno deciso che è meglio che muoia. Dai comportamenti dell’amministrazione penitenziaria russa (Putin) sembrerebbe che sia così.

Si è tornati ai tempi dei processi pretestuosi, se non dei tempi staliniani degli anni ’30, quelli dei gulag mortali e delle fucilazioni alla Lubianka, ai tempi brezneviani di Solzhenitsyn, di Siniavski e di Daniel, quando, se “andava bene” si veniva esiliati, dopo un periodo trascorso in uno dei cento e più manicomi dell’Unione Sovietica. In proposito, consiglio – in tema – ai miei lettori, di dare uno sguardo a un Youtuber molto intelligente, che si chiama David Legenda (pseudonimo), che sta percorrendo la vecchia URSS in lungo e in largo, su vecchi aerei Antonov, Iliushin e Yakovlev, in treno e su masturke (grossi taxi) collettive, per farcela vedere.

Riccardo Magi invece, in Italia propone un presepe con due “giuseppe” e due asini, uno dei quali è forse lui? La delusione che provo per questo radicaloide che vuole scimmiottare con squallido imitativismo Pannella, è grande, immensa.

Cosa significa mettere due “giuseppe” senza nessuna “maria” in un presepe? che si deve ampliare la visuale morale, e anche religiosa e politica e storica al doppio genitore dello stesso sesso?

Che cosa si ottiene se non di aggiungere confusione a confusione, specialmente nei bambini che ci guardano? Mi pare che questa iniziativa, proposta dal “nostro” con ampi sorrisi e parole acuminate di spregio per chi lo critica, faccia il paio con ciò che hanno fatto un paio di maestrine venete (e mai, mi pare, il diminutivo sia più azzeccato e meritato), che in una scuola dove si festeggiava il Natale con una canzoncina nel cui testo compariva, evidentemente, anche il nome di Gesù, hanno sostituito questo nome, a sentir loro “per non disturbare e offendere i non-cristiani“, con la ridicola parola “cucù”…

Ma sono pazze? Sicuramente ignoranti come capre, direbbe qualcuno, senz’altro, e scarsissime, da bocciatura, come pedagoghe o pedagogiste. Proprio loro che hanno in mano i virgulti giovani su cui si deve fondare il futuro!

Mi pare che siano stati presi dei provvedimenti.

Terza e ultima triste facezia, che leggo su un quotidiano del Friuli Venezia Giulia: un signor Franco Belci (che mi pare sia stato anche un sindacalista di qualche ruolo qualche anno fa) se la prende con chi vuole, per legge (nemmeno io, ovviamente, condivido una iniziativa del genere) “rendere obbligatori i presepi nelle scuole“.

La questione non sta in una improvvida iniziativa elettoralistica, che secondo me non andrà a buon (anzi, cattivo) fine. Fare i presepi nelle scuole è tradizione antica, come farlo in casa, in chiesa, in qualche luogo di lavoro, per strade e crocicchi, come si usa a Poffabro e in altri bellissimi borghi italiani, osservando e mantenendo viva una tradizione vecchia di ottocento anni (il presepe di Greccio voluto da san Francesco). Nessun ukase di tipo sovietico caro signore, forse lei sbaglia luoghi e circostanze.

Il mondo va avanti, non solo con le leggi e le norme erga omnes, ma anche con le consuetudini e con le tradizioni, specialmente quando sono belle e poetiche come il presepe.

Una domanda signor Belci: se la immagina un’Europa (non dico il mondo) senza le chiese (e anche senza le moschee e i tempi hindu-buddisti e scintoisti, etc,) e senza i campanili, la nostra Italia, ad esempio, un mondo senza le musiche sacre di Frescobaldi, Giovanni Gabrieli, Monteverdi e Vivaldi, di Bach e di Haendel, di Mozart e di Beethoven, di Rachmaninoff e di Tchaichowski, di Purcell, di Couperin e di Lully (li conosce?).

Ebbene, il presepe fa parte di questa tradizione di bellezza e di cultura popolare.

Ma penso che lei tenga alla cultura popolare, visto che – peraltro – (se la cosa ha qualche importanza) di questi tempi, è uomo di sinistra, peraltro come me. Buon anno!

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