Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

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Il mondo cambia, come sempre, e le parole sono il modo con il quale lo comprendiamo e lo comunichiamo.

Valore

Il valore è ciò-che-vale, è la virtù morale, è il principio da cui partire per scegliere… per agire secondo criteri di un’etica del fine, laddove il fine sia l’uomo stesso e la natura di cui fa parte.

Lavoro

Il lavoro è l’opus, l’opera, l’intervento sulla natura e per la vita umana… ed è il modo più nobile di produrre un reddito giusto e divisibile secondo giustizia generale, distributiva (welfare) e commutativa o contrattuale.

Vita…

La Vita è il modo in cui la Natura si è resa consapevole, almeno in parte, nella “scala degli esseri” (da Porfirio a Maritain) dall’homo sapiens, passando per tutti i primati, gli animali senzienti e gli esseri capaci di reagire ad azioni esterne, vegetali, monère e battèri.

Esperienza…

L’esperienza si muove nella vita di ciascun essere cosciente, e in qualche modo anche negli esseri senzienti, perché è indubbio che un gatto impari cosa deve scegliere e cosa evitare, costituendo nel tempo un istinto genetico. L’uomo dovrebbe basare le scelte che nel tempo opera sull’esperienza, ma ciò a volte non è vero, così come non è vero che la storia ammaestri gli uomini, anzi, talora pare che proprio non serva a nulla, perché prevale la struttura antropologica dell’uomo che è invariata da millenni (così sembra): su ciò si registrano anche opinioni diverse, tra chi ritiene che dopo l’ominazione vi sia stato una sorta di blocco evolutivo del cervello e chi, invece (ad e., lo psico-neurologo americano Steven Pinker), pensa che si possano registrare fatti statisticabili che attestano una specie di sviluppo delle aree razionali dell’encefalo, come i lobi pre e orbito-frontali, motivando tale tesi con la registrazione di una diminuzione della violenza tra gli umani. Caro professor Lombroso, dove sei?

Tale interessante tesi può apparire di maggiore plausibilità se nel novero dei dati numerici dei morti ammazzati nel XX secolo, si astrae dalle due guerre mondiali (rispettivamente operatrici di trenta e di cento milioni di morti tra militari e civili), ma si può fare tale operazione?

Si può spiegare questo assoluto eccedere dei dati rispetto al secolo precedente solo citando le armi di distruzione di piccole o men piccole masse che nell’Ottocento non c’erano? Certamente, se a San Martino e Solferino si fosse utilizzata l’artiglieria della battaglia di Verdun, invece di trentamila morti ne avremmo avuti centomila. Ma anche queste statistiche approssimative sono fragili, perché anche nella battaglia di Canne morirono ammazzati quarantamila legionari romani e poco più di diecimila cartaginesi, ammazzati con armi bianche o morti per setticemia da ferite

La finisco qui. Forse è meglio riferirsi, in quanto ad analisi sulla violenza perpetrata dall’uomo sull’uomo, solo ai dati, come dire, “civili”, cioè in tempo di pace, più o meno. Ma anche su ciò, negli ultimi decenni va considerata la variabile terrorismo. Ad e., l’attacco alle Twin Towers (2001) che ha fatto duemila ottocento vittime, ha pareggiato se non superato, più o meno, il numero di morti nella battaglia di Azincourt, che decise la Guerra (cosiddetta) dei Cent’anni tra Francesi e Inglesi.

Insomma, non sappiamo che cosa insegni l’esperienza, soprattutto se non è corroborata dall’educazione e dalla formazione delle persone, in famiglia, a scuola, al lavoro, nella società intera.

Giustizia…

Della giustizia ho scritto qui con dovizia di considerazioni e più volte. Pertanto mi limito a un riassunto concettuale nel merito della giustizia come virtù e della giustizia come sistema. Come virtù rivolgiamo la nostra attenzione all’Aristotele del Libro V dell’Etica Nicomachea, dove il filosofo distingue questa virtus in tre modi: a) la giustizia generale, che attiene le norme principali di una legislazione civile (ad e., la Costituzione della Repubblica Italiana); b) la giustizia distributiva, della quale può essere considerato esempio un moderno sistema di welfare state; c) la giustizia commutativa, che attiene lo svolgimento e la conclusione del negozi commerciali o di lavoro: ad e. la giusta retribuzione del lavoro.

Per quanto riguarda il sistema-giustizia, facciamo riferimento al potere giudiziario di uno stato moderno, sulle tracce delle illuministiche, e insuperate, indicazioni montesquieuiane.

Prudenza

La prudenza è chiamata dagli antichi sapienti anche virtus virtutum, poiché aiuta nell’equilibrare le scelte operative della vita, in ogni sua dimensione e fattualità. Non è un paravento per gli incerti o gli ambigui, ma una guida per chi, tra gli umani, desidera errare il meno possibile. Si può applicare in tutti gli ambiti della vita, dal dire al decidere all’agire.

Fortezza/ coraggio…

La fortezza o coraggio è virtù speciale, la cui costituzione è, paradossalmente, innervata da una virtù che – contro-intuitivamente – pare essergli contraria, la pazienza. Non è così, poiché la pazienza, che etimologicamente significa saper-patire, cioè sopportare, proprio attraverso questo moto verbale rinvia alla capacità di sup-portare, e pertanto di comportarsi in maniera forte, coraggiosa. A volte, si confondono il coraggio con la temerarietà, che ne è la sua pericolosa deformazione.

Temperanza

La temperanza è virtù di forte impatto esistenziale, perché mostra una capacità di autocontrollo ed equilibrio essenziali per una vita aperta alle esperienze più varie, che però non riescono a fare breccia nella volontà dell’uomo, anche sapendole discernere al fine di non accettarle tutte. Un esempio: non occorre provare la droga per capire che fa male. La temperanza attiene ai vizi della gola e della lussuria (che non è mai l’amore erotico condiviso come intensificazione solidale dell’amore stesso) come insegnano gli antichi sapienti, evitando i quali è intuitivo come la vita stessa psico-morale e fisica dell’uomo è più tutelata.

Umiltà…

Essere umili è capire bene il proprio posto-nel-mondo, che innanzitutto si colloca vicino alla terra (l’humus), accettando la propria finitezza, non presumendo mai di sé con superbia e dunque agendo di conseguenza. Iattanza, arroganza, protervia e prepotenza non sono di casa dove vive una persona umile. Virtù benedettina per eccellenza.

Obbedienza…

Anche se apparentemente l’obbedienza pare trattarsi di una virtù da sottoposti, non lo è, specie se si considera che etimologicamente significa, dal deverbale latino ob-audire, ascoltare con attenzione. Obbedire, dunque, è un porsi con attenzione davanti all’altro (che però deve meritare di essere ascoltato) per comprenderlo e poter instaurare un rapporto di collaborazione nell’ambito di una relazione sana e durevole.

Pro-attività…

La pro-attività si configura come un atteggiamento positivo e collaborativo nell’ambito in cui si opera, non lasciando che i “fatti” scorrano indipendentemente dalla propria iniziativa: è pertanto un mostrare capacità di iniziativa e creatività nel lavoro e in ogni contesto esistenziale e lavorativo.

Amore…

L’amore è, semplicemente, il motore del mondo (Platone, La Repubblica), e la sua unica ragione d’essere, (se vi è una ragione). Si manifesta al suo massimo splendore nella bene-volenza, nell’attenzione al bene dell’altro, nell’intensificazione solidale, dove il “tu” diventa specchio dell’io (Buber), e il “volto” dell’altro si sostanzia nel volto dell’uno (Lévinas).

Iphone

E’ diventato l’oggetto più desiderato dai ragazzi. Qualcuno afferma addirittura che l’iphone sta sostituendo (ha sostituito) il padre, come simbolo di potere, ambiguo e pericoloso. In un certo senso si può convenire su tale paradosso, avendo questo oggetto invaso spazi impensabili, anche solo un decennio fa, delle vite dei più giovani e non solo. Con questo oggetto nero, che è un computer, ci si muove nell’infinito del web, si dialoga, si lavora, si promette, si… rischia si scambiare la vita vera con la vita di plastica dei social, rischio che corrono soprattutto i ragazzi e le ragazze. Questo oggetto pone dunque nuovi enormi temi e problemi di educazione agli “educatori” tutti, richiedendo di condividere i nuovi linguaggi e ritmi della comunicazione.

Pace…

La pace può essere, sia la condizione possibilmente naturale tra gli umani, oppure, come ritenevano i cultori della guerra di tutti i tempi e luoghi, solo un intervallo tra due guerre successive. Nell’antichità greco-romana, solo per citare uno dei plessi storico-politici più importanti, vigeva la seconda idea, cosicché le guerre tra città e tra popoli erano previste e strutturate secondo le stagioni, per cui iniziavano a primavera e solitamente cessavano con il tardo autunno, per riprendere la primavera successiva. La filosofia si è divisa su questo tema: tra Kant e Hegel, ad esempio. Mentre il primo presupponeva la possibilità che si potesse giungere a un specie di “pace perpetua” (cf. l’omonimo aureo libretto), il secondo riteneva, dialetticamente, la guerra come punto di passaggio verso una più avanzata realizzazione dello “Spirito-del-mondo” (questo fu il “nome” che si sentì di dare a Napoleone che vide passare a cavallo, vittorioso dopo la battaglia di Jena).

Destino…

Il destino è un concetto diverso tra le grandi culture dell’uomo. Ad esempio, in oriente, nel plesso filosofico-religioso indo-buddistico il destino è un qualcosa che dipende direttamente e completamente dal comportamento dell’uomo, dalle sue azioni, ed è governato dal meccanismo del karma: a fronte di azioni buone l’anima, che per gli orientali è immortale senza ombra di dubbio (mentre nelle culture occidentali eccome, se ci sono dubbi!), che rappresenta la “persona” vissuta, si merita una crescita nella scala degli esseri, si nobilita fino a potere diventare una semi-divinità (il bodhissatva o l’avatar); se invece la persona umana commette in vita prevalentemente azioni male (cioè peccati nelle varie declinazioni teologico-morali), dopo la morte, nell’aldilà la sua anima è destinata (appunto) a un decremento nella scala degli esseri, per cui potrà cadere fino allo stato degli animali inferiori o addirittura dei demòni.

Nelle culture teologico-filosofiche occidentali, egemonizzate, dopo la fine degli “dei olimpici” dalla “Religione del Libro”, giudaismo, cristianesimo e islam, il destino è considerato sotto due profili: a) quello spirituale dell’anima, che ha qualche somiglianza con la tradizione orientale, prevedendo un premio (la visio Dei vel Trinitatis per i cristiani, il paradiso per i musulmani, uno stato di pace senza tempo per li ebrei) per le persone virtuose e un castigo per i peccatori, che si configura come “inferno”, nel linguaggio popolare, o “assenza e silenzio di Dio” nella versione teologica (cf. Ratzinger), e b) quello materiale della persona vivente, che coniuga gli effetti delle decisioni liberamente assunte, la genetica, l’ambiente e l’educazione del singolo uomo/ donna, con le circostanze incontrate. In ogni caso, sembra che il destino sia fortemente segnato per ognuno, anche senza l’estrema visione agostiniana (più del cosiddetto “secondo” Agostino, quello delle Retractationes) e luterana della pre-destinazione alla vita o alla eterna dannazione, come sostiene il filosofo Emanuele Severino, per cui esso è un qualcosa-che-sta saldo e sicuro così come è: dall’etimologia greca legata al verbo ìsthemi, sto.

Maternità…

La maternità è il terminus a quo nasce quasi tutta la vita animale (vi sono, infatti, delle eccezioni), mentre nel mondo vegetale non si dà. Nella cultura contemporanea è messa in discussione nella sua accezione tradizionale, per cui si possono proporre modalità espressive di questo modo di trasmettere la vita, che certe bioetiche e certi ordinamenti iniziano ad ammettere, come la maternità indotta da tecnicalità oppure per altre donne impossibilitate a generare. Senza introdurre qui indicazioni etico-filosofiche e teologiche, auspico che i convinti ad ogni ulteriore modificazione di questa prerogativa della femmina si facciano qualche domanda sulla razionalità, prima ancora che sulla legittimità di queste ultime prassi. Et de quo satis.

Università…

Lo Studium Palatinum Aaachensis, (l’Università di Aquisgrana voluta da Carlo Magno e diretta in primis da frate Alcuino di York, mentre anche Forum Julii i Franchi incaricavano di sviluppare uno Studium analogo a fra’ Paolo Diacono) Salamanca, Ca’ Foscari, Universitas Oxoniense (Oxford), Toledo, Sorbonne, Bologna (Alma Mater e Studium Theologicum Philosophicum S.ti Thomae), Tubingen, Gottingen, Jena, Wittenberg (dove insegnava Lutero), Pisa, Padova, l’Università Jagellonica di Cracovia, il Carolinum di Praga, Montpellier, Coimbra, Yale, Harvard, Princeton, Stanford… e via elencando. Le Universitates studiorum, e ora anche quelle on-line, vale a dire le università degli studi degli studenti e dei professori sono da mille anni i luoghi della libera ricerca umana, dove si sono incontrati Alberto Magno e Tommaso d’Aquino con Mosè Maimonide e gli allievi di Averroè e Avicenna, Einstein e Niels Bohr, Goedel e Rutherford, Russell e Wittgenstein, Dirac e Fermi. Mi limito a dire: aiutiamole, fornendo i mezzi adeguati perché lo studio dell’uomo e del mondo proceda, per il Bene Comune.

Famiglia…

Una definizione sociologica e antropologico-culturale classica di famiglia è “società primaria”, primo nucleo dei sistemi sociali, dai villaggi primitivi alle grandi città metropolitane. La tradizione la descrive come l’insieme dei genitori e dei figli. Oggi la famiglia si è ristretta ed estesa e si è modificata: è diventata mononucleare con i single, trasversale, binaria, doppia, etc. Tutti i modi della convivenza vengono chiamati “famiglia”. Potrei scriverne per pagine e pagine ma mi fermo qui.

lgbtq+…

L’acronimo significa lesbica, gay, bisessuale e transgender.

Comunque si tratta solo della punta dell’iceberg. Un altro acronimo è LGTBQQIAA, che aggiunge queer, questioning (indeciso), intersessuale, asessuale e ally (simpatizzante). Altri acronimi possono includere un asterisco (*) a significare ogni altra lettera omessa. No comment. L’importante è che queste persone, cui vanno riconosciuti gli stessi diritti di qualsiasi altro essere umano di ambo i sessi, maschio e femmina, non esagerino con l’invadenza, come se fossero sempre discriminati, umiliati e offesi. Cosa che non è.

Padre…

Di questa “funzione” ho – in questa sede – scritto talmente tanto che qui mi limito a dire poche cose: il padre è il termine filogenetico delle generazioni, assieme con la madre. La sua funzione è insopprimibile e insostituibile. La sua crisi attuale deve essere considerata come locus-focus del cambiamento-nella-continuità, coniugando il suo essere (parmenideo) con il continuo divenire (eracliteo). L’iphone sarà sostituito, il padre, no.

Finanza…

La finanza è una funzione dell’economia e della produzione di beni e servizi, non il loro contrario, come a volte pretende di essere, specialmente negli ultimi decenni. Al di sopra della finanza deve dunque porsi l’economia, e al di sopra dell’economia, la politica, e al di sopra della politica la scienza etica, e al di sopra della scienza etica una sana antropologia filosofica, e al di sopra dell’antropologia filosofica la sapienza naturale.

Psicologia…

Figlia pre-diletta della filosofia, la psicologia è stata chiamata fino alla metà del XIX secolo “filosofia razionale” e sussunta accademicamente nella facoltà di filosofia. Nella versione operativa, le psicoterapie, ha teso a diventare un po’ invasiva, perdendo di vista i fondamenti antropologici acquisendo, di contro, aspetti tecnicali che tendono a standardizzare i giudizi sulla psiche umana. Meglio se questa importante scienza&tecnica riprende a formarsi sulla filosofia, per poi specializzarsi per li rami suoi.

Clima…

Il clima si può intendere, sia in senso proprio, relativo all’ambiente fisico, sia in senso metaforico, riferito all’ambiente umano. In senso metaforico, si usa la parola “clima” per citare una importante procedura analitica di tipo psico-sociologico che permetta di analizzare il sentimento comune e medio dei rapporti tra colleghi, cioè per conoscere il livello della qualità relazionale in azienda.

Dal punto di vista fisico si intende, ovviamente, l’ambito fisico nel quale si vive, che è decisivo per la qualità della vita umana, animale e, in generale, di tutti i viventi.

Filosofia…

Non credo che servano molte parole per questo lemma in questa sede, poiché il sito è completamente caratterizzato da un taglio generalmente filosofico. Mi pare basti questa frase: la filosofia è il meta-sapere che consente di sistemare nella giusta connessione tutti i saperi scientifici umani e naturali; è il sapere che aiuta a rischiarare concetti e pensieri, nonché il flusso logico argomentativo della riflessione razionale.

Globalizzazione/ mondialità…

La globalizzazione o mondialità, che non sono propriamente sinonimi, rimandano al fenomeno irreversibile della condivisione disordinata e spesso iniqua delle risorse disponibili in natura e per produzione umana. Si tratta di un ambito che richiede un’attenzione etica particolare, attualmente assai poco attesa. La politica deve riprendersi il ruolo che le (dovrebbe esserle) proprio, quello di governare la finanza e l’economia.

Empatia…

L’empatia è un sentimento indispensabile per sviluppare una razionalità sana, di qualità, perché ci si può capire tra diversi (i soggetti umani sono tutti irriducibilmente diversi e unici), solo e solamente se si mettono-nei-panni-dell’altro, condividendone gli stati d’animo positivi e negativi. Senza esagerare in un pietismo controproducente.

Narcisismo…

E’ abbastanza sicuro che il narcisismo sia forse l’esatto contrario dell’empatia. Si tratta di un atteggiamento subdolo, che può essere manifesto (il tipo overt) o nascosto (il tipo covert), con il quale si cerca di sottomettere l’altro con parole, frasi e atteggiamenti in grado di creare sensi di colpa (senza colpe di sorta) e quindi una specie di devozione a senso unico. E’ un modo di estrinsecarsi della superbia, nientemeno.

Scuola…

Si tratta di un’istituzione che esiste da migliaia di anni, anche se in modo irregolare e generalmente classista. Senza immergermi in territori e racconti storiografici, qui basti dire che si tratta di una delle due o tre agenzie educative principali, su cui lo sforzo pubblico deve dedicare le sue migliori energie. La scuola è un luogo di confronto tra diversi (gli allievi) e di educazione (è il ruolo dei docenti di tutti i livelli) nel senso etimologico del termine, che un trarre-fuori dall’intelligenza del singolo il meglio. E’ il luogo della ricerca e delle cultura vivente.

Epicureismo…

Tra le numeroso scuole filosofiche scelgo di parlare qui brevemente dell’Epicureismo (Epicuro di Samo e Filodemo di Gadara), perché generalmente misconosciuto e mal trattato. Lungi dall’essere la filosofia del mero piacere (che è l’edonismo), esso propone la ricerca di un equilibrio interiore, mediante scelte che privilegiano la misura contro ogni esagerazione in ogni settore e momento della vita. Anche se ciò può parere contro intuitivo, l’epicureismo possiede molti aspetti in comune con lo stoicismo e lo scetticismo.

Economia…

L’economia è, letteralmente, il governo-della-casa (dal greco òikos-nòmos). A ben vedere l’etimologia greca la rappresenta comprendendo anche la sua dimensione morale, poiché “governo” presuppone intelligenza e capacità di valutazione del tutto. L’economia è dunque, come insegnano i maggiori pensatori di ogni tempo, da Aristotele ad Adam Smith e allo stesso dottor Marx (anche se ne esagerò un po’ l’importanza, ponendola quasi al di sopra della politica), la scienza del governo di tutte le risorse materiali e del loro utilizzo per il bene comune, che i vari pensatori considerano, però, in modo anche molto diverso. Per comprendere le linee di pensiero che hanno portato le idee antiche alla modernità bisogna considerare la lezione evangelica, fomite e origine di tutte le dottrine (liberalismo, corporativismo, socialismo nelle sue varie declinazioni) che seguirono fino ai nostri giorni, a seconda di come la si “legga”.

Bioetica…

Come dice la parola composta bio-etica, questa scienza si pone, assieme a scienze affini come la neuro-etica, nel campo della riflessione sulle scelte che concernono la morale della vita umana e della vita naturale. Qui si scontrano spesso ipotesi etico-politiche differenti e spesso contrastanti tra due estremi: lo specismo, che attiene a una definizione assoluta delle differenze tra esseri viventi, alla cui sommità valoriale e morale è collocato l’uomo, e l’opposto non-specismo, o anti-specismo, che concepisce un unicum del vivente dai monocellulari fino all’uomo. Se fino a un secolo e mezzo fa (Lamarck, Darwin, etc.) il contrasto sussisteva fra fissisti (seguaci di una lettura letteralista delle Sacre scritture) ed evoluzionisti, ora il contrasto si svolge nei termini di cui sopra. Io penso si possano conciliare le due posizioni estreme contemporanee, semplicemente dichiarando e praticando un rispetto continuo della natura, non rinunziando alla ricerca e alla cultura (che deve dialogare con la natura), ma avendo particolare attenzione per gli enti-esseri che possiedono l’autocoscienza ed evitando di generare dolore agli altri viventi senzienti.

Islam…

…significa “abbandono” (a Dio): l’Islam è la terza – in ordine temporale – grande religione collegata al plesso storico-cultural-religioso mediterraneo-biblico. Interessa quasi due quinti della popolazione mondiale e si manifesta in due grandi confessioni, lo sciismo e il sunnismo, su cui non mi soffermo, oltre che in altre di minore momento. Con l’ebraismo e il cristianesimo, nonostante le apparenze superficiali e i contrasti attuali, possiede molte più affinità di quanto non si pensi comunemente. Dal cristianesimo, ad e., l’islam si distingue pressoché “solo” per i due dogmi che caratterizzano il cristianesimo stesso: quello della Trinità e quello della doppia natura (teandrica, cioè divino-umana) di Gesù il Cristo.

Religione…

Le religioni sono la manifestazione storica del senso umano del diverso, del divino, del sacro. Sono di origine locale e diversissime per il rapporto con il divino, con la natura e con i propri simili umani. La religione non deve essere confusa con il sacro e con il teologale-fideistico: il sacro è, appunto, il senso dello stupore, del mysterium tremendum et fascinans (cf. Rudolf Otto), mentre il teologale-fideistico afferisce all’atto di fede in Dio e in un’anima immortale. Religioso, sacro e teologale si connettono ma possono anche non con-vivere, per cui si possono dare anche studiosi di teorie religiose (i teologi) che si manifestano agnostici, e a volte atei, perlomeno di tipo pratico.

Woke

Si tratta di una disdicevole moda americana (mio papà Pietro la definirebbe una americanata, con un certo disprezzo), che sta cercando di avvolgere la cultura e i media, Secondo questa visione si dovrebbero togliere da tutti i testi ogni pur lontana parvenza di senso e significato che possa costituire offesa per qualcuno. Ad esempio, per woke bisognerebbe riequilibrare il rapporto tra uomini e donne nelle narrazioni letterarie cambiando letteralmente il senso del racconto, abbattere monumenti di conquistatori (o presunti tali) e colonialisti, chiudendo, di fatto, gli occhi sulla storia umana. Una vera iattura che sta colpendo anche grandi corporate come la Disney. Speriamo che l’intelligenza naturale li assista e cambino linea.

Cultura…

Cultura deriva dall’etimo verbale di còlere, coltivare, ed è il modo con il quale l’uomo vive nel mondo e lo modifica.

Mondo…

Disambiguando il termine, troviamo che mondo significa la terra, l’universo, il tutto, e anche ciò-che-è-pulito, mundus, in latino. Facciamo in modo, ognuno nel nostro piccolo, che il secondo significa si attagli sempre di più al primo!

Guerra…

Si tratta, come si diceva più sopra nella voce “pace”, di uno stato abbastanza (o molto) diffuso dei rapporti tra popoli e nazioni, fin dai tempi antichi. Vi sono stati vari teorici della guerra, in Oriente e in Occidente, che hanno privilegiato due visioni antitetiche, due in particolare: se Lao Tzu, nella sua Arte della guerra ha provato a spiegare come il migliore “atto bellico” fosse costituito dall’evitarlo (possibilmente) o dal renderlo il meno cruento possibile, con l’intelligenza e la diplomazia, il barone tedesco von Clausewitz ne teorizzò, invece, la necessità, come continuazione della politica mediante azioni diverse, quelle guerresche, appunto.

In generale la storia ha virato prevalentemente sulle teorie del tedesco, e ora pare lo faccia in modo particolare e generalmente violento. Ci si può augurare solamente che quanto accaduto nel XX secolo non sia più superato per violenza dell’uomo sull’uomo, anche se il percorso sarà assai arduo e lungo.

Etica…

Etica, dal greco èthos, usi e costumi, si dice a volte come sinonimo di morale, dal latino mos, (sempre) usi e costumi, ma nel tempo i due lemmi hanno assunto un’accezione non sinonimica: per etica si intende più la dottrina morale, mentre per morale si intende il governo virtuoso (o meno) possibile dei comportamenti umani. Al contrario di molte opinioni correnti, che reputano l’etica essere un sapere non-scientifico, io ritengo che lo sia, poiché le si può attribuire uno statuto epistemologico fondato sull’asserto scientifico seguente “scienza (etica) è conoscenza certa (per comunicazione di notizia da parte di persona fededegna) ed evidente (idem e per esperienza personale) di un enunciato in forza del perché proprio, adeguato e prossimo“, ed è quindi capace di discernere il bene dal male.

Si può (scolasticamente) distinguere in: etica edonistica, utilitaristica, del sentimento o delle emozioni, etc., oppure in un’etica del fine, laddove il fine è l’uomo e la natura nella loro integralità, della quale un altro nome è via virtutum.

Terrorismo…

Creare terrore è il fine del terrorismo, fenomeno storico presente in molti momenti del tempo umano. Non ne furono esenti i tempi antichi, anche se noi lo pensiamo come un qualcosa di essenzialmente molto vicino alle nostre vite. Il Terrore storico rivoluzionario del 1794 francese creava terrore in ognuno che poteva temere di essere arrestato con l’accusa di essere un nemico del popolo (ahi ahi, Rousseau!) e gligliottinato, il Terrore staliniano degli anni 1935/ 1939, senza trascurare altri anni del dominio del Georgiano, era analogo a quello francese, e produsse molti più morti ammazzati. Molti, anche comunisti italiani allora in Unione Sovietica per scelta ideologico morale spesso raccontano: “temevamo che qualcuno bussasse in piena notte, perché poteva essere solo l’NKDV (ex CEKA e futuro KGB)… dopo l’arresto sapevamo che avremmo dovuto confessare qualcosa e che poi ci sarebbe stato l’invio alla Kamciatka oppure alle Solovki, oppure un colpo alla nuca alla Lubianka“. Terrore, come quello dei militanti rossi e degli stragisti nei dell’Italia contemporanea, dove ciascuno poteva esser ucciso in quanto simbolo di qualcosa di oppressivo (secondo il terrorista), detratta ogni umanità singola, oppure sfortunato passante…

Politically correct

Come nel caso del woke, il politically correct è un modo nevrotico di esprimersi preoccupandosi di non offendere alcuno, per cui si preferisce l’edulcoramento estremo delle espressioni, oppure circonlocuzioni burocratiche noiose e scarsamente rappresentative. IL “diversamente abile” è chi non ci vede, non ci sente, non cammina. Mi pare sia una presa in giro.

Nucleare…

Il termine delle scienze fisiche è diventato metonimia di una forma di energia naturale che l’uomo ha scoperto nella sua versione più pericolosa (fissione) e che sta scoprendo in una versione non pericolosa (fusione) per riprendere a prendersi cura della Terra.

Azienda…

L’azienda è stata (in certi luoghi lo è ancora) per secoli il luogo della fatica e dello sfruttamento. Da noi in Occidente lo è sempre meno, trasformandosi, piuttosto, in un luogo di formazione personale e professionale. Luogo dell’economia e della relazione, luogo della crescita, dell’impegno e della responsabilità condivisa.

Dio…

se Dio vuole non ne parlo, credo.

etc., parole per un Dizionario del XXI secolo

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