Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Una storia “di confine”: siamo (non “abbiamo”) “corpo”, “mente” e “anima”, ma qualche volta la coscienza-di-essere-vivi coglie solo parte di ciò-che-siamo, come è successo nell’episodio che segue. L’amico Luigi, che non vedevo da anni, ma non ci siamo mai “perduti”, si è messo a raccontare…

Ikea, vicino a Gorizia, solo, l’amico Gigi parcheggia e si incammina verso l’ingresso. Ha da vedere per degli scaffali. Non ha pensieri di sorta. Finito il turno di lavoro al Distretto della Bassa Friulana, dove opera come psicologo, Gigi si era diretto al grande centro commerciale.

Dopo qualche decina di metri, però, lentamente prima, e poi sempre più velocemente mentre cammina tranquillo, lo prende un senso di pesantezza alla gamba sinistra…

Gambe e parte sinistra del corpo sono sempre più pesanti e ha bisogno di trovare dove sedersi. Individua un sedile di fortuna davanti all’ingresso, ma la sensazione di perdita della sensibilità degli arti si propaga anche alla parte destra del corpo in una progressiva incapacità fisica semi totale; interpellato da una dipendente attratta lì dal pallore sul volto dell’ospite, farfuglia, la bocca è impastata, e non gli escono che borborigmi incomprensibili.

Soccorso, viene disteso a terra, mentre qualcuno chiama il 118. Gigi perde i sensi fisici ma non la coscienza, e qui accade qualcosa: la sensazione dell’ultimo passo, ma lo racconto dopo, alla fine del soccorso e dopo le sue dimissioni dall’ospedale.

L’ambulanza va veloce verso l’ospedale goriziano, dodici o quindi minuti al massimo, ma accade l’inaspettato: Gigi sente rifluire la vita lungo gli arti: il tremolio che gli aveva portato via la sensibilità, ora gliela riporta. Scende addirittura dalla lettiga e vuole andarsene: “ho l’auto all’Ikea, mi faccio venire a prendere…” Ma lo fermano. La neurologa che lo aveva preso in carico gli dice: “Non può andarsene, è un’imprudenza, dobbiamo fare degli accertamenti...” E si accende una breve discussione dove Gigi continua pervicacemente a volersene andare, e la dottoressa a cercare di trattenerlo e a farsi ricoverare per qualche giorno.

Dopo un po’ Gigi (probabilmente) si ricorda di essere anche lui un “sanitario”, sia pure “della mente”, e comprende che la neurologa ha ragione. E’ meglio fare degli esami per capire che cosa gli aveva provocato quella situazione di paralisi, prima progressiva e poi totale degli arti, e dell’intero suo corpo, salvo che della coscienza, che era rimasta per tutto il tempo vigile, e del linguaggio, che non era più a disposizione. In un paio di giorni, si capisce che si era trattato di un’ischemia cerebrale, che aveva bloccato tutte le connessioni neurali e lo aveva messo in uno stato di assoluta impotenza fisica. Il corpuscolo sanguigno, evidentemente, si era in breve sciolto o era riuscito a “passare”, sbloccando il flusso del sangue verso il cervello.

E ora il suo racconto di ciò che gli accadde, quando era a terra, davanti all’Ikea, impotente, e circondato dai soccorritori, e anche da alcuni curiosi, che non mancano mai nelle disgrazie.

Stando lì, in balia della vita sospesa, pensa di essere arrivato alla fine, alla conclusione di tutto, e questo è il suo ultimo pensiero razionale, perché poi inizia un altro stato del suo essere: un progressivo senso di pace interiore, di una tenera gioia infinita, di completezza, anzi di pienezza, di piena pacificazione con tutti coloro che aveva incontrato nella vita, senza rimpianti né sensi di colpa verso i suoi cari che lo stavano perdendo…

In un silenzio che comincia a pervadere… che cosa? La sua mente? la sua anima? tutto il suo essere? che cosa era stato? che cosa era lui ora? dove stava andando? chi lo stava aspettando? cosa lo stava aspettando? Questo gli accade nei lunghissimi o brevissimi, ma incommensurabili istanti di quel modo di stare alla vita.

E poi, quando la coscienza razionale torna, il pensiero si sofferma sul senso della vita, sulla sua fragilità, sulla precarietà della salute, sull’assurdità di ogni arroganza comportamentale e di ogni sentimento avverso all’altro…

sul valore della carità, della comprensione, della solidarietà nell’essere-umani, della gentilezza e della tenerezza nei rapporti da tenere con qualsiasi altro essere umano…

Forse, la verità della fede in qualcosa di più grande, ineffabile ed eterno.

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