Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

JJ4, orsi, orse ed esseri umani. Bisogna stare attenti a non “antropomorfizzare” gli animali, siano pure “superiori” come l’orso

Qualche decennio, nel 1999, fa abbiamo reintrodotto gli orsi sulle Alpi in Trentino con il progetto Life Ursus, dopo che li avevamo sterminati circa un secolo fa. Come abbiamo fatto con i lupi. Mi sono chiesto come fosse stata preparata la reintroduzione e leggo/ ascolto molte voci, tra chi afferma che si era proceduto, prima con una ricerca scientifica a cura di illustri etologi e poi con una inchiesta tra circa un migliaio di abitanti che aveva dato esito favorevole, e chi invece ritiene che le cose non siano state fatte per bene, soprattutto non considerando che l’antropizzazione attuale non è paragonabile a quella di cent’anni fa, quando gli orsi furono sterminati, e che tale stato di cose avrebbe probabilmente sconsigliato l’operazione.

Sulle montagne Friulane della Carnia e del Tarvisiano, fino alle prealpi e al Carso, invece, l’orso è arrivato per conto suo dagli affollati boschi della vicina Slovenia.

Ora, questi grossi e intelligenti animali si sono ripresi il loro lebensraum (spazio vitale), e quindi lo difendono, ma noi ci arrabbiamo e decidiamo di “abbattere” (verbo tecnico che sta per “uccidere”) quelli che “rompono” di più, perché magari hanno “abbattuto” uno di noi.

Dalla Treccani: ‹léebënsraum› s. m., ted. [comp. di Leben «vita» e Raum «spazio»]. – Termine – tradotto in ital. con la locuz. spazio vitale – che ha costituito l’idea centrale della geopolitica e, successivamente, del nazionalsocialismo, secondo cui alcuni popoli avrebbero avuto una sorta di «diritto naturale» ad espandersi su territorî limitrofi e a spese di altri.

…ma gli orsi non sono nazisti.

Ascolto il Presidente del Trentino Fugatti che ironizza sul fatto che molti chiedono di spostare un congruo numero di questi plantigradi in zone spopolate, addirittura invitando chi protesta a farsi carico di alcuni di essi, salvo quelli che devono essere “abbattuti”.

Sarei quasi tentato di chiederne uno.

Vediamo “chi è” l’orso bruno eurasiatico (Ursus arctos arctos – Linnaeus, 1758) è una sottospecie di orso bruno diffusa in tutta l’Eurasia settentrionale. Questa sottospecie è nota anche come «orso bruno comune» e con molti altri nomi colloquiali. Come sia fatto tutti lo sanno, quanto sia forte e temibile, idem.

Gli orsi ad est degli Urali, quelli siberiani e della Kamciatka, sono di dimensioni maggiori ed hanno una colorazione più chiara e più rossastra. Gli orsi asiatici, inoltre, sembra che siano più aggressivi di quelli europei.

Un cenno storico: in seguito alla distruzione del suo ambiente, nel tardo Medioevo la carne costituiva solamente il 40% della sua alimentazione, mentre oggi ammonta a non più del 10-15%. Diversamente dall’America, dove ogni anno vengono uccise in media dagli orsi due persone, in Europa nell’ultimo secolo vi sono stati solo tre attacchi fatali all’uomo (per la precisione in Scandinavia) più quello recentissimo in Trentino nel 2023. Si tratta del povero ragazzo che correva nel bosco.

L’orso è un animale solitario. Soprattutto in ambienti frequentati dall’uomo è attivo prevalentemente nelle ore crepuscolari e notturne. E’ schivo e diffidente, difficile da incontrare. Ha indole per lo più pacifica; può attaccare se provocato, o spaventato a sorpresa a breve distanza.

E ora parliamo dei vari atteggiamenti che si registrano sul “tema orso”, soprattutto a seguito della morte del ragazzo trentino, e addirittura delle filosofie sottese. Vi è la posizione politico-amministrativa del presidente del Trentino, che è per l’abbattimento dell’orsa responsabile, JJ4, restando disponibile al trasferimento altrove di un congruo numero di esemplari.

Vi è poi la posizione degli ambiental-animalisti che nega tout court l’eticità della soppressione dell’orsa “colpevole”.

Tutte e due sono posizioni prive di fondamenti riflessivi filosofici, che devono sempre partire dalla domanda “chi é/ che cosa è?”, per dare il giusto valore all’oggetto esaminato. Oggetto, per dirla filosoficamente, perché anche un soggetto è oggetto-di-riflessione. Anche noi umani siamo oggetto di riflessione di noi stessi in quanto soggetti. Bene.

Quale è dunque la differenza evidente tra l’essere umano e gli altri animali, orsi compresi? L’autoconsapevolezza e il senso morale. Questa differenza ne costituisce il valore, tant’è che non ci consideriamo “cannibali” se ci nutriamo di carne animale. Ricordo che per me bambino era festa quando la domenica mia nonna Catine faceva polenta e coniglio.

La linea filosofica anti-specista, che è la più estrema dell’animalismo, ritiene che non vi sia soluzione di continuità dalle alghe all’uomo, per cui non si possa dire che è vietato dalla norma morale (oltre che dalle leggi positive) l’uccisione di un essere umano, mentre è legittima l’uccisione di un orso, ma anche di un toporagno o di una lucertola.

Nel caso che si sta discutendo, mi pare si possa dire che la soluzione, rimediando a un’imprudenza iniziale, di cui non possono essere incolpati gli orsi, si possa procedere in modo differenziato e articolato nel tempo, con delle priorità: a) spostare quanto prima un congruo numero di orsi trentini in un’altra area alpina che li accetti, b) individuare e catturare JJ4 e gli altri due esemplari di cui si è attestata l’aggressività pericolosa; c) avviare una formazione alla convivenza delle popolazioni interessate, con gli elementi comportamentali che stanno suggerendo con chiarezza gli etologi.

Se si può evitare l’uccisione dell’orsa JJ4 è meglio, anche tenendo conto dell’opinione dei familiari del ragazzo. Ricordo che in molti codici penali, anche attuali, a partire dal Codice biblico deuteronomico, se i parenti di una persona uccisa “perdonano” l’uccisore, la giurisdizione penale accetta di tramutare in carcerazione la pena di morte comminata.

Trovo nel caso alcune analogie con quanto qui sopra scritto.

Infine, auguro buon senso e di accettare una semplice riflessione filosofica al Presidente del Trentino e a tutti quelli che si occupano a vario titolo della questione.

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