Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

“…e ora cercherà di vendere qualcosa al Padreterno” mi dice un po’ scherzosamente M., “ed è un complimento”, specifica, mentre D. mi manda questa frase “Porterà su i nostri problemi, chissà, ma soprattutto i suoi”, altri… altro, di ogni genere e specie, su quest’uomo, famoso e controverso, abilissimo e criticabile, gentile ed egocentrico, narciso e – a modo suo – geniale, Silvio B., capace di personificare il sogno possibile/ impossibile se non di ogni Italiano, di molti

Sto scrivendo di Berlusconi Silvio, il più famoso e controverso Italiano degli ultimi decenni. E’ mancato oggi. Con rispetto per chi è andato via ne scrivo un po’.

Prima di tutto però vorrei ricordare le sue sofferenze dell’ultimo periodo, provocate da un tumore ematologico. Penso di averlo compreso bene proprio per la condivisione di un male analogo. Mi limito a scrivere qui che ci vuole coraggio e forza d’animo (palle, si dice) vivere in compagnia di una “perfida” presenza e continuare a lavorare .

Era famoso, eccome, in tutto il mondo. Sto guardando i servizi tv e leggo ciò che appare sul web e sulla carta stampata di tutte le aree politiche e di tutti i paesi del mondo.

Controverso, con diverse negatività e anche positività, che provo ad analizzare.

Prima di tutto, a mio avviso, se lo si vuole cogliere visivamente come persona, Berlusconi è stato certamente un gran “narcisista”. Mi “cannibalizzo” in tema con il seguente pezzo già pubblicato su questo mio blog.

“Il mio lettore può chiedersi l’origine del termine “narcisista” [ma credo la conosca], di questo atteggiamento-comportamento verso la vita propria e quella degli altri, che ha indubbiamente anche una connotazione nevrotica, come vedremo più avanti, citando alcuni testi scientifici e letterari tra i più accreditati, ed esemplificandolo con la proposizione di tre persone, di tre “figure” politiche italiane del nostro tempo: Berlusconi, (ma anche Salvini e Conte). (omissis)

Narciso [in greco antico: Νάρκισσος, Nárkissos] è un personaggio mitologico della tradizione greca. Si tratta di un ragazzo molto bello, molto attivo nella caccia. Il suo carattere, però, è disdegnoso verso gli altri fino a uno spregio un po’ crudele. Come sempre, se abbiamo presente i racconti dei grandi poemi epici, gli “dèi” sono gelosi degli uomini che hanno particolari doti, per cui lo sono anche nei confronti di Narciso, non sopportandone la “popolarità”, possiamo dire con un’espressione moderna, e lo puniscono con la morte, che è quasi – nei modi in cui è avvenuta – una morte auto-inflitta dalla sua stessa vanità: Narciso si specchia in un corso d’acqua, si compiace della bella immagine che vede, perde l’equilibrio, cade in acqua e muore annegato. Vien da dire che quell’atletico ragazzo non sapeva nuotare… Il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali V riporta, tra altre, le seguenti considerazioni:

DISTURBO NARCISISTICO DI PERSONALITA’. Un quadro pervasivo di grandiosità, necessità di ammirazione e mancanza di empatia [non è il caso di Berlusconi, però, perché era fortemente empatico, ndr]. Per esempio, il soggetto ha fantasie di successo o potere illimitati, crede di essere “speciale”, richiede eccessiva ammirazione, ha la sensazione che tutto gli sia dovuto, sfrutta le relazioni interpersonali, invidia gli altri [suggerisco di considerare il significato etimologico-morale del gravissimo vizio dell’invidia, che però non lo riguarda a mio avviso, ndr], ed è arrogante.

Ed inoltre: I soggetti con Disturbo Narcisistico di Personalità chiedono con insistenza attenzione ed ammirazione (Berlusconi in pieno!), ed inizialmente possono anche idealizzare gli altri, per poi disprezzarli se sono “guardati dall’alto in basso” o delusi. Possono essere comuni anche la ricerca del “miglior” medico e il richiedere una particolare attenzione. Il soggetto può avere difficoltà ad accettare o ad adattarsi alla diagnosi di una condizione medica generale, che trova incompatibile con l’idea grandiosa ed onnipotente che ha di se stesso (ci siamo).

Troviamo anche un’altra specifica del Disturbo di Personalità, quello Istrionico, che spesso è correlato con quello narcisistico. Ne possiamo constatare la presenza in Berlusconi (e anche in Salvini, ad esempio).

Leggiamo: DISTURBO ISTRIONICO DI PERSONALITA’. Un quadro pervasivo di emotività eccessiva e di ricerca di attenzione. Per esempio, il soggetto si sente a disagio quando non è al centro dell’attenzione, è inappropriatamente seduttivo da punto di vista sessuale, manifesta un’espressione delle emozioni rapidamente mutevole e superficiale, utilizza l’aspetto fisico per attirare l’attenzione, auto-drammatizza e considera le relazioni più intime di quanto lo siano realmente.”

Tre sono “narcisi” sopra citati, si tratta di due nani (Salvini e Conte) e di uno obiettivamente molto importante (Berlusconi), chiariamo bene!

Già a questo punto verrebbe da dire che l’autocompiacimento vanesio può far perdere un pochino anche l’equilibrio mentale, o no?

Non è necessario che io mi spenda molto in questa sede su questo importante uomo dell’economia e della politica italiana dell’ultimo trentennio. B. si è occupato oltre che, inizialmente, di edilizia [sulle tracce paterne], di comunicazione televisiva, di produzione cinematografica e di calcio, con grande successo. Anzi il calcio, la presidenza del Milan, è stato senz’altro strumento formidabile di notorietà e di propaganda elettorale indiretta. Un mio amico mi ha confessato che alcuni suoi amici juventini politicamente conservatori, quando B. ha cominciato a vincere con il suo Milan sono diventati… milanisti. Da non credersi. Epperò, quando una persona mediamente “normale” vede uno che dice: “Prendo il Milan e vinco la Choampions…”, e poi ne vince 5, con tre mondiali e otto scudetti in una ventina d’anni, comprando i più grandi calciatori del tempo come gli olandesi Van Basten, Gullit, Rijkard e Seedorf, i brasiliani Ronaldinho (poi Rivaldo e perfino Ronaldo il Fenomeno se pure in declino), Kakà e Pato, il liberiano Weah, l’ucraino Scevchenko, il bosniaco-svedese Ibrahimovic, il montenegrino Savicevic, il croato Boban, i francesi Papin e Desailly, il tedesco Bierhoff, il portoghese Rui Costa, ciascuno dei quali tra i più forti del mondo, se non il più forte nel ruolo, al tempo, e tra i migliori italiani, quattro fuoriclasse come Maldini Jr., Nesta, Pirlo e Franco Baresi, e ottimi calciatori come Ancelotti (poi fuoriclasse degli allenatori, succeduto ad altri due grandi coach come Sacchi e Capello), Donadoni, Inzaghi, Costacurta, Gattuso, per poco tempo perfino Roby Baggio, Balotelli e Cassano (ambedue potenziali fuoriclasse incompiuti) e Albertini, portieri come Giovanni Galli, Nelson Dida, e Sebastiano Rossi, per tacere di altri…

Quasi trent’anni fa è “sceso in campo” in politica, come amava dire lui da sempre, e ha vinto spesso, è diventato per tre volte capo del Governo, e continuando a governare – assieme ad alcuni amici fidatissimi [Confalonieri, Gianni Letta e Galliani sopra tutti, e i figli “di primo letto” Piersilvio e Marina] – i suoi interessi economici. E’ diventato l’uomo del conflitto di interessi, e per la sinistra politica, salvo rari casi, non è stato mai “sdoganato”. Grave errore di lettura della realtà fattuale.

E’ stato oggetto di molte attenzioni da parte delle Procure per i suoi non pochi “vizi” privati che lui ha tentato talvolta di far passare per “pubbliche virtù”. “Araba fenice”, è stato dato per morto in tre decenni almeno tre volte ed è “resuscitato”, si fa per dire. Anche oggi, nel 2023, con un governo anche da lui ispirato, una cospicua parte della politica liberal-conservatrice italiana non può fare a meno di lui.

Non aggiungo altro, se non sottolineare il fatto che tutto il suo agire è sempre stato caratterizzato da una sovraesposizione inaudita della sua persona, con una continua manifestazione teatrale di un istinto naturalmente istrionico ed egocentrico.

Proviamo invece un’analisi suddivisa tra negatività e positività, dimensioni polari che appartengono anche a ciascuno di noi, nella misura diversa dell’irriducibile soggettività dei tratti di personalità individuali.

NEGATIVITA’

a) personalizzazione della politica con conseguente declino (attenzione: non per colpa sua!) dei partiti-ideologia-progetto: sicuramente B. ha re-inventato – nella contemporaneità il posizionamento al centro della politica del “capo”, ma un capo diverso dai dittatori del XX secolo, certamente liberale e a modo suo libertario (anche troppo) e spesso libertino; lo hanno imitato, non solo in Italia (ad e. Trump negli USA, Orban in Ungheria, Erdogan in Turchia, Putin, nella piena tradizione zaristico-staliniana, in Russia, e altri), togliendo spazio e ossigeno alla forma-partito intesa come progetto politico di gruppi di militanti e dirigenti, come si è dato nella tradizione italiana e non solo, quella dei grandi e meno grandi partiti storici; proposizione del sistema bipolare con l’individuazione del “nemico” nei “comunisti”, il cui ritorno paventava in nome della libertà da mantenere a ogni costo;

b) confusione tra pubblico e privato: molto spesso B. ha messo assieme i suoi enormi interessi privati e aziendali con il suo agire politico, non producendo necessariamente effetti negativi, anzi, perché generò decine di migliaia di posti di lavoro e reddito diffuso: sotto il profilo etico generale, però, questo modo di intendere il suo agire pratico, nel privato e in politica, è stato tutt’altro che esemplare. In ogni caso, la Magistratura lo ha inquisito per 36 volte condannandolo una. Ricordo con fastidio, ma non per indulgere verso B., quando la Procura di Milano gli inviò un avviso di garanzia, mentre ospitava il G7 a Napoli, inchiesta che poi finì nel nulla. L’allora direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli, che fece lo scoop da una misteriosa velina procuratizia, non venne mai interrogato dai magistrati. Perché? Mieli se lo sta chiedendo ancora… Brutta storia;

c) visione etica individualistica: B. non si è mai peritato di mettere la sordina al suo ego, definendosi sempre il migliore, quello che capisce prima degli altri e che non sbaglia mai. Il fatto è che se si considera il suo successo, si può dire che abbia avuto anche ragione. La svolta televisiva, aggiungono le amiche Chiara (filosofa) e Caterina (medico), è da leggere più in negativo, per ragioni morali ed educative, soprattutto per l’esaltazione egolatrica dell’individuo di successo (come lui stesso), successo raggiungibile potenzialmente da chiunque; condivido, ma non del tutto, poiché B. propose anche un nuovo modello di comunicazione meno paludato e più accessibile di quello pubblico della Rai, fino ad allora l’unico disponibile. Certamente una forma culturale populista, anzi maestra del populismo successivo, ma anche un allargamento del mercato del cinema a livello mondiale in piena gratuità, senz’altro compensata dai messaggi pubblicitari che lui vendeva con i suoi tre canali; mentre Marta (filosofa) condivide quanto sopra, ma mi segnala anche alcuni aspetti dell’agire berlusconiano che possono essere definiti non negativi, come scrivo più sotto.

POSITIVITA

a) imprenditorialità: capacità indubbie di creare impresa in vari campi, dall’edilizia (Milano 2 e 3) alla comunicazione tv, allo sport; è stato un grande innovatore della comunicazione commerciale e della grande distribuzione di generi di prima necessità; etc.;

b) correttezza nel trattamento dei “collaboratori” (in questo modo lui chiamava i propri dipendenti); su questo tema ho due o tre testimonianze dirette di alcuni suoi dipendenti di altro profilo. Uno di questi, per e. mi raccontò che quando fu assunto come dirigente in Mediaset, il Presidente gli fece trovare in albergo, dove era stato alloggiato in attesa dell’assegnazione di un appartamento, un vestito scuro completo, una camicia, una cravatta e un paio di scarpe, tutto di alto livello sartoriale… e nel tempo, sempre lo stesso dipendente, non ebbe mai ragioni per lamentarsi, anzi;

c) gentilezza: un tratto di personalità che gli anti-berlusconiani a prescindere hanno sempre ritenuto falsa e affettata. Invece non è vero, e questa mia convinzione è supportata non solo dalle persone sopra citate, ma anche da politici che conosco, che lo hanno conosciuto direttamente. B. era proprio fatto-così: gentile e affabile;

d) indirizzi di politica internazionale: 1) la contrarietà verso Sarkozy e Obama a bombardare la Libia gheddafiana (mi pare di poter dire che ebbe ragione); 2) il tentativo di convincere George W. Bush a non invadere l’Irak per ragioni corrette: Irak costruito a tavolino, tre etnie, 65% di popolazione analfabeta, cose che gli Americani non capiscono (poi B. portò l’Italia in Irak da cui Nassirja, purtroppo); 3) il tentativo forse un po’ ingenuo, di coinvolgere Putin quasi nella Nato nell’incontro di Pratica di Mare nel 2010; 4) tentativo di salvare la ex Finmeccanica ora Leonardo, che è riuscito; e altro che non ricordo, ma c’è;

e) disponibilità a creare le condizioni di governabilità dell’Italia, anche quando non è riuscito a vincere le elezioni, né la parte avversaria era in grado di proporre un governo di maggioranza, come nei casi di governi di unità nazionale, da Monti a Draghi. Il suo comportamento di leader moderato gli ha consentito, non solo di guidare quattro governi, ma anche di sostenerne alcuni dove si esercitò in una indubbia sorta di “trasversalità” politica, tema che mi trovai – nel mio piccolo – a proporre positivamente su una rivista (bella), che dirigevo, ancora verso la fine degli anni ’80, Quadrivio. Allora, nel mio piccolo, non mancarono critiche anche feroci al mio scritto. Forse avevo ragione a criticare fin da allora l’ideologismo, per il quale si-aveva-sempre-ragione-a-prescindere, non i principi etici di una sana ideologia (che per me era di sinistra).

Circa un lascito definibile come controverso tra positività e negatività è senza dubbio il suo desiderio, in parte attuato, di tipo prettamente populista, di superare ogni intermediazione delle forze sociali e culturali, con un dialogo diretto con elettori e popolo. Dal mio punto di vista un paese senza sindacati è un paese pericoloso, basti pensare a terribile periodo dello stragismo nero e del terrorismo rosso, quando Cgil, Cisl e Uil furono il più forte baluardo democratico, concetto politico che non faceva parte del bagaglio di B. Piuttosto, invece, sul versante positivo, si potrebbe considerare la sua spinta, di cultura imprenditoriale efficientista, contro le complicazioni burocratiche, che non sempre sono state e sono garanzia di correttezza procedurale e del rispetto delle leggi.

Il lascito generale: un liberalismo che gente come Renzi e Tajani potranno positivamente raccogliere, ritengo.

Infine un cenno all’anti-berlusconismo come attività principale degli avversari politici, che ha occupato le loro energie per trent’anni, inutilmente ed errando. Vi sono ancora persone che conosco che non riescono a superarlo, come se fosse una fobia ossessiva. Costoro sbagliano, perché B. è stato una persona complessa, ma non una carogna, pieno di difetti sì, ma anche con qualche pregio e perfino lampi di genialità. A meno che costoro non si illudano, come ho analizzato in questa sede più volte, che la propria parte politica abbia sempre ragione e quella di fronte sempre torto, finalmente, con la conclusione della vita terrena del dottor Silvio Berlusconi (che non è la fine di un’epoca, cara Schlein, che non smette di non capire mai niente, assieme a lugubri profeti di sventura come Tomaso Montanari), potranno riappacificarsi con la storia di quest’uomo, se non con la sua persona.

Una penultima curiosità: un giornalista sportivo di fede interista, Fabrizio Biasin, ha detto stamattina per Radio Sportiva che B., mentre aveva ancora coscienza apprese della sconfitta dell’Inter a Istanbul e se ne dispiacque, perché lui, nei suoi decenni, aveva sempre chiesto di avere un buon rapporto con gli avversari del calcio, a partire dall’Inter, rinforzando un sentimento di colleganza che tra le due squadre di Milano era vigente e diffusa, sia tra le società, sia tra i tifosi di ambedue le squadre dai tempi delle due Coppe dei Campioni vinte da Gianni Rivera, Josè Altafini, Pierino Prati e Nereo Rocco (nel 1963 contro il Benfica e nel 1968 contro l’Aiax), e delle due Coppe dei Campioni vinte quasi contemporaneamente negli anni ’60 (nel 1964 contro il Real Madrid e nel 1965 contro il Benfica) dall’Inter di Angelo Moratti, di Helenio Herrera, di Sandro Mazzola, di Mario Corso e di Luisito Suarez, tre fuoriclasse che cito in rappresentanza di una grande squadra.

Sono convinto che, se non avesse venduto la sua squadra una decina di anni fa (per poi comprare il Monza e portarlo in seria A con l’amico di sempre Galliani) si sarebbe battuto per continuare ad avere lo stadio assieme all’Inter. Tuttalpiù avrebbe forse potuto solo avere il vezzo di ricordare di aver vinto più di tutti i presidenti di squadre di football in Italia, battuto nel mondo solo dallo spagnolo Santiago Bernabeu. Anche questo era Silvio.

L’ultimo messaggio video tre giorni prima di andarsene: un invito al voto ai suoi elettori, ma anche a tutti gli altri (cerca il video, caro lettore). Leggo su alcuni quotidiani che il lascito di B. sarebbe tutto in negativo, addirittura criticando la decisione del Governo di far celebrare un funerale di stato: non condivido.

Berlusconi è stato un irriducibile per militanza e passione. Occorre rispetto, alla fine.

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