Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

La misura della disperazione, la forza della speranza

…nessuno può avere la precisa nozione della misura della disperazione, da un lato, e della forza della propria speranza, dall’altro, al posto di uno che sale sopra una carretta del mare, consegnando anche otto o novemila euro a chi gli promette di portarlo nella Tierra prometida, da terre di guerra, di miseria e di paura. Per più di mille miglia marine in pieno inverno e con il mare forza cinque, abbracciato ai propri figli piccoli e magari a una moglie incinta.

Cutro di Calabria

Si possono, però, avere idee sull’insieme del problema. Parto da una domanda: è possibile per l’Italia e per l’Europa accogliere una massa umana che fugge da disastri inenarrabili nel numero di svariati milioni di persone? Certamente, allo stato attuale, no. E dunque quale è forse il tema principale di questo aspetto e momento della storia del mondo? Mi pare si possa dire che è il modello di sviluppo e la distribuzione delle risorse, assolutamente iniquo tra le varie parti del mondo.

Le risorse sono a disposizione senza una razionale ed eticamente fondata modalità di attribuzione: dalle risorse energetiche, all’acqua potabile, al cibo, alla casa, ai presidi sanitari, al lavoro e quindi al reddito da lavoro. Molte parti del mondo, vaste zone dell’Africa, dell’Asia e dell’America meridionale sono ancora strutturate sulla base dei residui storico-politici del primo colonialismo, o pervasi da un nuovo modello di colonialismo.

Francia e Gran Bretagna in primis, cui hanno fatto seguito moltiplicando la presenza e il potere economico-militare, gli USA, tengono ancora retaggi significativi dei loro domini coloniali formalmente passati di mano a governi locali. Un esempio: il FCA, cioè il Franco coloniale ha ancora corso nelle Repubbliche centroafricane, di tradizione francese e francofona. Un esempio nell’esempio: da soli trent’anni l’Alto Volta ha assunto la denominazione autoctona di Burkina Faso. Ancora: il Presidente Mitterrand negli anni ’90 poteva atterrare a Ouagadougou con una scorta militare tale da far rimanere nascosto in casa il legittimo Presidente della Repubblica Sankara.

Occorre dunque organizzarsi per un futuro che è già qui, demograficamente, socialmente, culturalmente, economicamente.

E ora una domanda: che cosa ci fa la Cina in Africa? Sta investendo miliardi di dollari in infrastrutture, fabbriche, porti, aeroporti, strade, aziende produttive, ingraziandosi le popolazioni e i politici locali, in paesi dove crea e finanzia lavoro. Paradossalmente bisognerebbe imitarla, ma a modo nostro, con il nostro modello (imperfettamente) democratico.

Che cosa ha fatto Angela Merkel a partire dagli inizi del suo mandato oltre una ventina di anni fa? Ha integrato in Germania circa quattro milioni di lavoratori turchi e dal 2011, quando è scoppiata la guerra civile in Siria ha aperto la porta ad almeno un milione di Siriani.

Altri dati, quelli demografici: in Italia abbiamo un tasso di fertilità per coppia di 1,2. Vale a dire che nel 2050 gli “italiani” saranno quattro milioni di meno… E noi continuiamo ad avere una legislazione che non consente un rapido inserimento giuridico nella “nazione italiana”, non solo a chi qui lavora da anni, ma nemmeno ai loro figli nati in Italia, che devono attendere il diciottesimo anno di età per “essere e soprattutto sentirsi” Italiani. Sul tema vi sono anche idee diverse, come quelle di chi non ritiene più molto importante sentirsi appartenere a una “nazione”, visto dove-è-ormai-andato-il-mondo negli ultimi decenni, preferendo un sentirsi “cittadino-del-mondo”, cosmopolita, se non apolide.

Di contro, la Francia, che sta facendo politiche attive per la famiglia da almeno trent’anni ha un tasso di fertilità per coppia di 1,85!

Forse allora occorre un progetto di due tipi e con due obiettivi, distinti ma conciliabili: a) una riforma delle normative per il riconoscimento della nazionalità italiana (e/o di altre Nazioni) che la renda possibile in tempi più rapidi, certamente con tutte le opportune garanzie culturali di “accettazione dell’Italia” in tutte le sue sfaccettature costituzionali di cittadinanza democratica e b) un progetto di investimenti colossale nelle nazioni, soprattutto africane, dove anche tradizionalmente, storicamente e anche logisticamente possiamo avere una voce in capitolo.

Il tema è, in generale, la distribuzione delle risorse, a partire da quelle energetiche, nel mondo, secondo principi – ancor di più – di razionalità, piuttosto che solamente di un’equità moralmente fondata.

Circa quanto accade in mare o su terreni aspri ed insidiosi, quali quelli della cosiddetta “rotta balcanica”, occorre rivedere le regole di ingaggio per il soccorso in mare, ma questo è solo uno dei temi e progetti.

Si parla di riforma dell’Accordo di Dublino, di contributo dell’Unione Europea per l’accoglienza. Tutto sacrosanto, ma non sufficiente…

Ciò che mi preoccupa è l’incapacità della sinistra italiana, ora che sta cercando di ristrutturarsi su una linea politica (opportunisticamente) radicale (Conte + Schlein + Landini), non riesca a contare veramente, proprio perché si sta spostando sempre più su posizioni che il-più-del-Paese non sceglie, basti osservare i risultati delle ultime elezioni, con questi tre racconti: a) di un fascismo redivivo, cosa assurda, su cui però occorre un comportamento diverso da quello del ministro Valditara e più consono, analogamente a quello tenuto dalla preside del Liceo classico Michelangiolo di Firenze, b) di una legislazione sociale che sarebbe liberticida e ingiusta (Jobs act), cosa non vera; c) di una prevalenza dell’attenzione ai diritti civili (lgbtq+) e scarsa attenzione a quelli sociali (Statuto dei Lavori).

Con la “linea di Firenze”, per modo di dire, non c’è molta speranza di costruire linee politiche che dialetticamente riescano a competere con una destra vincente, e ciò si riverserà anche sul tema macro delle migrazioni e sulle misure di grande politica sovranazionale necessarie, che sono da assumere con convinzione.

Post correlati

0 Comments

Leave a Reply

XHTML: You can use these tags: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>