Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

“Narciso”, il bel giovine del mito greco-latino, e i suoi attuali emuli nostrani: Berlusconi, Salvini, Conte (in ordine temporale di “successo” personale), e alcuni altri, anche non meno in vista dei tre citati (almeno in parte), di cui tratterò nel testo. Parliamo del narcisismo, e anche della sua deriva istrionica: un disturbo non banale della personalità

Prima di tutto, il mio lettore può chiedersi l’origine del “nome” (ma credo la conosca) di questo atteggiamento-comportamento verso la vita propria e quella degli altri, che ha indubbiamente anche una connotazione nevrotica, come vedremo più avanti, citando i testi scientifici e letterari più accreditati, ed esemplificandolo con la proposizione di tre persone, di tre “figure” politiche italiane del nostro tempo: Berlusconi, Salvini e Conte. Non trascurerò di citare anche un testo biblico che ha profondamente a che fare con Narciso, il Qoèlet, l’Ecclesiaste. Vedremo in quale modo.

Intanto parto dal mito di Narciso, così come è riportato dalla tradizione letteraria greco-latina.

Narciso (in greco antico: Νάρκισσος, Nárkissos) è un personaggio mitologico della tradizione greca. Si tratta di un ragazzo molto bello, molto attivo nella caccia. Il suo carattere, però, è disdegnoso verso gli altri fino a uno spregio un po’ crudele. Come sempre, se abbiamo presente i racconti dei grandi poemi epici, gli “Dei” sono gelosi degli uomini che hanno particolari doti, per cui, anche nei confronti di Narciso, non sopportandone la “popolarità”, possiamo dire con un’espressione moderna, lo puniscono con la morte, che è quasi – nei modi in cui è avvenuta – una morte auto-inflitta dalla sua vanità: Narciso si specchia in un corso d’acqua, si compiace della bella immagine che vede, perde l’equilibrio, cade in acqua e muore annegato. Vien da dire che quell’atletico ragazzo non sapeva nuotare…

Già a questo punto verrebbe da dire che l’autocompiacimento vanesio fa perdere l’equilibrio mentale, o no?

Vi sono varie versioni del mito: una si trova nei Papiri di Ossirinco ed èattribuita a tale Partenio; un’altra nelle Narrazioni di Conone, datata fra il 36 a. C. e il 17 d. C, mentre le più note sono la versione di Ovidio, contenuta nelle Metamorfosi, e quella di Pausania, presente nella sua Guida o Periegesi della Grecia.

Si tratta di racconti di carattere morale, nei quali Narciso appare come un superbo insensibile, che perciò viene punito dagli dei, che gli rimproverano di non aver accettato nessun compagno, nemmeno Eros: un ammonimento ai giovani di quei tempi?

In dettaglio esaminiamo il mito greco: Narciso aveva molti innamorati, che lui costantemente respingeva fino a farli desistere dal… volerlo omosessualmente. Solo un giovane ragazzo, Aminia, non si dava per vinto, tanto che Narciso gli donò una spada perché si uccidesse. Aminia, obbedendo al volere di Narciso, si trafisse l’addome davanti alla sua casa, avendo prima invocato gli dei per ottenere una giusta vendetta, il cui compimento avvenne come sappiamo. Si tratta del racconto dell’immagine riflessa e dell’innamoramento (stupidissimo) di Narciso per se stesso e della sua mortale caduta in acqua.

Il racconto, però, nelle diverse narrazioni, ha due esiti finali: il primo è quello dell’annegamento, mentre il secondo racconta del suicidio con la spada da parte di Narciso, la stessa spada che aveva donato ad Aminia affinché si uccidesse. Dal sangue sparso di Narciso sarebbe nato dalla terra l’omonimo fiore.

Per chi ama il genere posso consigliare di leggere l’ampia versione ovidiana nelle Metamorfosi, dove il poeta narra anche della nascita e della vita del bel giovane, quasi, come si dice oggi, costruendo un prequel.

Interessante il fatto che, nel compiersi della tragedia finale, dopo alcuni interventi dei massimi dèi olimpici, fu la volta di… Nemesi (eccola qua!), che condusse Narciso alla sua “giusta” fine di superbo e vanesio.

Il romantico funerale fu celebrato dalla ninfe Naiadi e Driadi, che cercarono il corpo per innalzarlo sul rogo, ma trovarono “solo” il fiore omonimo. Struggente! (Non scherzo).

Vi è però una contraddizione in questo racconto, perché il poeta greco Pamphos, prima che il mito fosse molto diffuso, scrisse nei suoi versi che quando Persefone fu rapita da Ade, stava raccogliendo proprio dei narcisi.

Narciso come fonte di ispirazione artistica

Il mito di Narciso è stato una continua fonte d’ispirazione per gli artisti fino ad oggi, sia nella pittura, sia nella musica, oltre che in altre narrazioni. Caravaggio, Nicolas Poussin, William Turner e Salvador Dalì, tra altri.

La letteratura contemporanea si è rivolta al mito di Narciso con John Keats, e soprattutto, direi, nelle opere filosofiche e letterarie di André Gide con Il Trattato di Narciso, 1891, e Oscar Wilde, autore del celeberrimo Il ritratto di Dorian Grey. Né trascurabili sono alcuni personaggi “narcisiani” (e narcisisti) in Dostoevskij, come Jakov Petrovic Goljadkin ne Il sosia, 1846.

Anche Stendhal ne Il rosso e il nero (1830) propone nel personaggio di Mathilde un tipico carattere narcisista: dice difatti il principe Korasoff a Julien Sorel: “Guarda solo se stessa, invece di guardare voi, e così non vi conosce”.

In qualche modo, perfino Hermann Melville si riferisce al mito di Narciso nel suo romanzo Moby Dick, quando Ismaele spiega che il mito è la chiave di tutto, riferendosi alla questione se sia possibile ritrovare l’essenza della verità all’interno del mondo fisico.

In Italia troviamo Giovanni Pascoli: nei Poemi Conviviali egli dedica il poemetto I Gemelli a Narciso, traendo ispirazione dalla variante riportata da Pausania.

Per finire, cito anche Rainer Maria Rilke, che non trascura il tema del narcisismo in molte sue liriche, come fa anche Edgar Allan Poe… e Hermann Hesse (Narciso e Boccadoro), William Faulkner in Santuario, Paulo Coelho in L’alchimista… Pare proprio che Narciso sia pervasivo, a dir poco.

In Musica troviamo parecchie citazioni. Alcune: a Narciso è dedicato il secondo pezzo del trittico dei Miti op. 30 per violino e pianoforte, del compositore polacco Karol Szymanowski, License to Kill di Bob Dylan; il gruppo metal greco Septic Flesh ha inciso una canzone su Narciso (intitolata Narcissus) nel suo album Communion; il testo della canzone Reflection dei  Tool è parzialmente incentrato sul mito di Narciso; altre canzoni inerenti al mito sono: Narcissus di Alanis Morissette, The daffodil lament dei The Cranberries e Deep six di quel narciso di… Marilyn Manson.

In Italia troviamo: Narciso, tratta dall’album Pierrot Lunaire del gruppo omonimo, La lira di Narciso, tratta dall’album Bianco sporco dei Marlene Kuntz, Parole di burro tratta dall’album Stato di necessità di Carmen Consoli, Una storia d’amore e di vanità di Morgan (Da A ad A. Teoria delle catastrofi), La Cantata del Fiore di Nicola Piovani, et alii...

Un degno finale di queste citazioni può essere il seguente: Pink Narcissus (1971) è un film di James Bidgood sulle fantasie di un ragazzo dedito alla prostituzione maschile.

Il “narcisismo” in Psicologia

Nel 1898 Havelock Ellis, un sessuologo inglese, usa il termine narcissus-like in un suo studio sull’autoerotismo, riferendosi alla “masturbazione eccessiva”, quando la persona diventa il proprio unico oggetto sessuale, essendone soggetto. Soggetto e oggetto insieme.

Nel 1899, lo psicologo tedesco Paul Näche è il primo studioso ad utilizzare il termine “narcisismo” in uno studio sulle “perversioni” sessuali, per come erano ritenute allora.

Nel 1911, Otto Rank pubblica il primo scritto che possiamo definire “psicoanalitico” specificamente centrato sul narcisismo, collegandolo alla vanità e all’auto-ammirazione superba.

E veniamo al clou di queste ricerche: nel 1914 Sigmund Freud pubblica il saggio Introduzione al narcisismo, nel quale sviluppa il significato del termine, con i concetti di narcisismo primario e di narcisismo secondario o protratto.

Da qualche decennio il narcisismo è considerato un disturbo della personalità come amore esagerato di un soggetto umano verso la propria immagine e per se stesso. Alcuni testi:

A pag. 191 del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali per la Medicina generale, edito da Masson in Milano nel 2004, poi aggiornato alcuni anni fa, ma senza sostanziali modifiche nei temi qui trattati, si leggono, all’interno del capitolo sui Disturbi di personalità, le seguenti considerazioni al punto F60.8:

DISTURBO NARCISISTICO DI PERSONALITA’. Un quadro pervasivo di grandiosità, necessità di ammirazione e mancanza di empatia (ecco!, ndr). Per esempio, il soggetto ha fantasie di successo o potere illimitati, crede di essere “speciale”, richiede eccessiva ammirazione, ha la sensazione che tutto gli sia dovuto, sfrutta le relazioni interpersonali, invidia gli altri (suggerisco di considerare il significato etimologico-morale del gravissimo vizio dell’invidia, ndr), ed è arrogante.

Ed inoltre: I soggetti con Disturbo Narcisistico di Personalità chiedono con insistenza attenzione ed ammirazione, ed inizialmente possono anche idealizzare gli altri, per poi disprezzarli se sono “guardati dall’alto in basso” o delusi. Possono essere comuni anche la ricerca del “miglior” medico e il richiedere una particolare attenzione. Il soggetto può avere difficoltà ad accettare o ad adattarsi alla diagnosi di una condizione medica generale, che trova incompatibile con l’idea grandiosa ed onnipotente che ha di se stesso.

Nel capoverso F60.4, a pag. 190-191, troviamo un’altra specifica del Disturbo di Personalità, quello Istrionico, che spesso è correlato con quello narcisistico. Ne possiamo constatare la presenza in due dei tre personaggi qui citati: Berlusconi e Salvini.

Leggiamo: DISTURBO ISTRIONICO DI PERSONALITA’. Un quadro pervasivo di emotività eccessiva e di ricerca di attenzione. Per esempio, il soggetto si sente a disagio quando non è al centro dell’attenzione, è inappropriatamente seduttivo da punto di vista sessuale, manifesta un’espressione delle emozioni rapidamente mutevole e superficiale, utilizza l’aspetto fisico per attirare l’attenzione, auto-drammatizza e considera le relazioni più intime di quanto lo siano realmente.

E inoltre: I soggetti affetti da Disturbo Istrionico di Personalità possono cercare di evitare o dimenticare sensazioni o idee “inaccettabili” o spiacevoli, come l’appuntamento con il medico o la gravità del loro stato di salute generale. Spesso si servono di manifestazioni emotive per controllare gli altri (per e. attirare l’attenzione, far prender agli altri la responsabilità della situazione, o fare in modo che gli altri “cambino argomento”).

Come si può notare, in tutti e due i casi esemplificati, si possono notare dei tratti di personalità molto specifici ed evidenti, presenti in molti soggetti, caro lettore, anche di tua e di mia conoscenza. Personalmente potrei fare un elenco di almeno una decina di persone narcisiste e/ o istrioniche da me sufficientemente conosciute, che talora occupano posizioni assai importanti nel mondo. Ovviamente, nell’ambito delle mie relazioni interpersonali.

E ciò vale per tutti gli esseri umani in tutte le nazioni e territori (capi di stato e di governo, capi politici e tribali), settori e ambienti (economia, finanza, scuola-università, chiese, ambiti militari, arte e spettacoli, etc.).

…e ora leggiamo un testo “classico” appartenente ai Libri sapienziali della

BIBBIA, nel Qoèlet (in ebraico קהלת, Qohelet, dal probabile pseudonimo dell’autore; in greco  Ἐκκλησιαστής, Ekklesiastès, “il radunante, il convocatore”; in latino Ecclesiastes o Qoelet),  scritto probabilmente nel III o IV sec. a . C.

Al I capitolo, possiamo leggere versi filosofici come i seguenti:

[2]Vanità delle vanità, dice Qoèlet,/ vanità delle vanità, tutto è vanità./ [3]Quale utilità ricava l’uomo da tutto l’affanno/ per cui fatica sotto il sole?/ [4]Una generazione va, una generazione viene/ ma la terra resta sempre la stessa./ [5]Il sole sorge e il sole tramonta,/ si affretta verso il luogo da dove risorgerà./ [6]Il vento soffia a mezzogiorno, poi gira a tramontana;/ gira e rigira/ e sopra i suoi giri il vento ritorna.
[7]Tutti i fiumi vanno al mare,/ eppure il mare non è mai pieno:/ raggiunta la loro mèta,/
I fiumi riprendono la loro marcia./ [8]Tutte le cose sono in travaglio/ e nessuno potrebbe spiegarne il motivo./ Non si sazia l’occhio di guardare/ né mai l’orecchio è sazio di udire./ [9]Ciò che è stato sarà/ e ciò che si è fatto si rifarà;/ non c’è niente di nuovo sotto il sole./ [10]C’è forse qualcosa di cui si possa dire:/ «Guarda, questa è una novità»?/ Proprio questa è gia stata nei secoli/ che ci hanno preceduto./ [11]Non resta più ricordo degli antichi,/ ma neppure di coloro che saranno/ si conserverà memoria/ presso coloro che verranno in seguito.

Evito qui una disamina esegetico-teologica del glorioso brano biblico, perché il suo senso e il suo significato teorici e fattuali sono evidenti. Giova solo ricordare come, anche sulla base di questo scritto antichissimo, il narcisismo possa essere considerato come un sorta di sottospecie della vanità, così come questo vizio è un prodotto di un vizio maggiore l’orgoglio spirituale, parente stretto del vizio peggiore, che è la superbia, padre e madre di tutti i vizi. Mi pare non poco.

ECCO! e ora…

Alcuni “narcisi” italiani della politica

BERLUSCONI

Non è necessario spendersi molto su questo importante uomo dell’economia e della politica italiana dell’ultimo trentennio. Chiamato “sua emittenza”, si è occupato oltre che di edilizia (sulla tracce paterne), di comunicazione televisiva e di produzione cinematografica. Quasi trent’anni fa è “sceso in campo” in politica (come ama dire lui da sempre) e ha vinto spesso, diventato per tre volte capo del Governo, e continuando a governare – assieme a un paio di amici fidatissimi (Confalonieri e Galliani sopra tutti, e i figli “di primo letto”) – i suoi interessi economici. E’ diventato l’uomo del conflitto di interessi, e per la sinistra politica, salvo rari casi, non è stato ma “sdoganato”. Gravissimo errore di lettura della realtà fattuale.

E’ stato oggetto di molte attenzioni da parte delle Procure per i suoi non pochi “vizi” privati che lui ha tentato di far passare per “pubbliche virtù”. “Araba fenice”, è stato dato per morto in tre decenni almeno tre volte ed è “resuscitato”, si fa per dire. Anche oggi, nel 2022, una cospicua parte della politica liberal-conservatrice italiana non può fare a meno di lui.

Non aggiungo altro, se non sottolineare il fatto che tutto il suo agire è sempre stato caratterizzato da una sovraesposizione inaudita della sua persona, con una continua manifestazione teatrale di un istinto naturalmente istrionico ed egocentrico. Non serve dire altro.

SALVINI

Quest’uomo è un parvenù della politica localistica esplosa in Italia tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90, sprovvisto, a differenza di Berlusconi, di ogni acclarata capacità di operare professionalmente in qualsivoglia settore lavorativo. Diplomato al liceo classico, non si è laureato e ha iniziato a fare politica a sinistra, nei centri sociali. Poi ha conosciuto altri due più o meno come lui, Bossi e Maroni (che comunque potrebbe fare l’avvocato e quindi è ben diverso da lui), e li ha soppiantati, avendo mostrato nei tempi kairologici giusti, la capacità di parlare al “popolo leghista”, che da meramente “Padano” lui ha saputo trasformare in “Nazionale”. Il suo merito, per dire, è stato quello di trovare i toni e i temi giusti per coalizzare legittime aspirazioni del “Popolo del Nord” attivo e produttivo, con la critica alla burocrazia “romana” e brussellense. Il suo “Lega – per Salvini” è riuscito a diventare anche il primo partito tra il ’19 e il ’21, salvo poi farsi superare dalla destra più vera, dalla non-amata Meloni.

La sua politica è riuscita ad andare d’accordo con tutti, perfino con i “grillini” da cui lo distanziavano molte prospettive, due governi, uno con e uno contro. E un terzo in compagnia di altri. Mica facile. Un elemento, però, lo ha obiettivamente avvicinato ai 5S: un populismo disordinato e contraddittorio, adatto, più che alla progettualità politica, alla ricerca del contrasto e dello sfascio sistematico del dibattito, con l’utilizzo di un linguaggio semplificato e banalizzante, con una postura non-verbale e para-verbale costantemente aggressiva e urlante. La Lega è ancora salva e salvata da altri dirigenti, di cui vanno apprezzati il senso civico e le capacità amministrative: parlo di Giorgetti, di Zaia e perfino di Fedriga. Grazie a Dio ve ne sono anche altri oltre a questi, nelle comunità locali, che in parte rimediano agli errori del cosiddetto, autodefinitosi “capitano”. E de che?

L’ultimo atto da “narciso” impenitente lo ha commesso in questi giorni con l’annunzio di un suo viaggio in Russia per parlare di pace con Putin. A che titolo? Lasciamo stare, ne ho già scritto qui.

Sotto il profilo della personalità, è proprio il narcisismo istrionico a costituirne la cifra comunicativa e anche morale. Come narciso-istrione, Salvini è un autentico campione.

CONTE (non-Antonio e non-Paolo, che nei loro campi sono eccellenti!).

Su Conte Giuseppe vorrei spendere solo due righe, ma non sono uno stenografo, oppure dovrei saper scrivere in ebraico. Mi accingo. Conte è un avvocato pugliese, di ufficio romano, che quattro anni fa è assurto agli onori di tutto. Dal nulla mediatico a capo del Governo. Sinceramente non ho mai capito neanche quanto “grillino” fosse o sia. Nulla lo apparenta al piglio terzomondista da barzelletta di un Dibattista, e neppure alla seriosità delle “grilline”, che imparano lezioncine a memoria per apparire politiche serie. Secondo me, Grillo lo stima molto poco, ma fa di necessità virtù, e lo tiene.

Se continua così, il prossimo anno il suo partito (posto che sia ancora suo) percepirà il giusto premio dall’elettorato illuso e deluso del 2018: dico il 15% per caritas patriae.

Ho già a sufficienza commentato in questo sito, il suo (per me) insopportabile timbro vocale, a di più la scarsissima capacità di argomentare riflessioni che siano, sia comprensibili, sia non banali, sia provviste di contenuti. E qui mi fermo.

Sotto il profilo del nostro tema, l’ex capo del Governo è uno di quei “narcisi” che non privilegiano l’istrionismo, perché prefierono la falsa modestia. E questi mi fanno ancora più nervoso degli altri. Sopporto meglio l’istrione di quanto non sopporti il falso modesto, della cui tipologia umana ho scritto recentemente in un altro articolo.

Finisco citando altri due, di differente natura hominis, mentis experientiaeque: Beppe Grillo e Matteo Renzi. Sul secondo mi limito a dire che, nonostante sia un valoroso (ehm) narcisista, ha una capacità politica di proposta di tutto rispetto, per cui si trova nell’elenco solo per questa caratteristica deleteria che in (buona) parte lo limita come persona e in efficacia politica.

Grillo, invece, ha contribuito a fare danni enormi all’Italia: basti pensare al reddito di cittadinanza, che è una misura costosa, inutile e demotivante sotto il profilo morale ed esistenziale. Potrei dire di più, ma l’articolo è già troppo lungo, e perciò qui mi fermo veramente, concedendomi un’ultimissima osservazione:

ove e quando il lemma italiano “successo”, per i citati “narcisi” riesca ad acquisire un’accezione più verbale e letterale che metaforica (socio-politico-economica relativa al potere acquisito), potrà iniziare un loro percorso individuale di rinascita (redenzione) morale.

E mi spiego: “successo” dovrebbe tornare ad essere ciò che in origine è, il PARTICIPIO PASSATO del verbo succedere.

Last but not least, utilizzo con il suo permesso un piccolo brano della professoressa Anna Colaiacovo, collega di Phronesis, che in un saggio sul narcisismo ha scritto:

Narciso deriva dal termine greco Nàrke, può essere tradotto con torpore (pensate a narcotico): Narciso è totalmente narcotizzato dalla propria immagine.   Il termine allude al sonno, ma anche alla morte (il narciso era un fiore molto utilizzato nei riti funebri).”

Bene, il rischio per i narcisi, anche per quelli su cui ho scritto sopra, è anche quello di un definitivo intorpidimento intellettuale. Contenti loro…

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