Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Il vuoto “pneumatico”

Parto dai significati scientifici del sintagma posto nel titolo, per arrivare in seguito al suo significato metaforico, che qui mi interessa di più, e dunque (da Enciclopedia Treccani):

pneumatico è un aggettivo [dal greco πνευματικός, der. di πνεῦμα πνεύματος «spirito»]. Nel linguaggio filosofico significa che appartiene allo spirito, riferendosi alla vita interiore dell’uomo; in particolare, nel cristianesimo dei primi secoli, e più precisamente nelle lettere di san Paolo, si intende la modalità che grazie allo spirito o pneuma divino permette di conoscere l’agire di Dio, in contrapposizione all’uomo psichico, che è cieco rispetto a Dio e segue il pneuma o spirito del mondo; la terminologia è caratteristica del giudaismo ellenistico e del cristianesimo e sarà ripresa soprattutto in alcuni orientamenti gnostici. Nel Primo secolo d. C., Ateneo di Attalia si riferiva da un punto di vista medico allo pneuma considerato come quinto elemento dell’organismo umano, in aggiunta ai quattro elementi (sangue, flemma, bile gialla, bile nera) così come considerati da Ippocrate.

Nel linguaggio scientifico si usa nella fisica dell’aria e, più in generale, degli aeriformi, ad esempio troviamo: macchina o pompa pneumatica, vuoto pneumatico. Nel linguaggio tecnico, è detto di organi o dispositivi nei quali l’aria è l’oggetto di studio principale, etc. Ma qui non siamo in ambito di studi di fisica per i quali non sono preparato. Posso dire solo, per concludere, che in fisica il vuoto non si dà, se non generato sperimentalmente, ché l’universo è composto da atomi, e loro componenti dei più vari generi e specie.

In metafora, mutuando il senso dalla fisica, si usa dire che alcuni (soprattutto i politici) nel parlare esprimono un “vuoto pneumatico”, dicendo nulla mentre parlano, come amava specificare lo storico leader socialista Pietro Nenni “la polìtique politicienne“.

Vorrei qui fare dei nomi, e qualcuno ne farò, perché il vuoto – in questo senso – è un fenomeno generalizzato.

Ascoltando il dire attuale dei politici viene in mente continuamente, almeno a me (ma non penso a me solo) il concetto di vuoto pneumatico, per dire che non dicono nulla o quasi, mentre si sforzano di esprimere concetti.

Wittgenstein non sopporterebbe il loro “vuoto”, che solleciterebbe la sua spietatezza analitica circa ciò che ha dignità di linguaggio e di ciò che non ce l’ha. Per il grande pensatore austriaco l’uomo dovrebbe parlare quando ha qualcosa da dire, non quando ha solo bisogno di emettere suoni senza senso e significato (da me parafrasato, cf. Tractatus Logico-Philosophicus).

Ascolto quotidianamente tg e flashweb notizianti e noto un continuum stilistico, salvo rare eccezioni, nel senso e nel modo che qui, come altrove, sto criticando.

Fazio, questo lo cito, eccome!, ogni sera ospita Burioni, se non Saviano. E’ una congrega che cerca di orientare il pubblico verso un autoritarismo de sinistra assai sinistro.

Conte parla di “misure poderose” evocando forse di più la motocicletta di Ernesto Guevara, la “Poderosa”, con la quale il Che con un amico attraversò il Sudamerica.

Renzi, more solito, cerca di fare l’originale citando i patrii padri, letti recentemente forse su un bignami di storia contemporanea.

Franceschini definisce “inimmaginabile” la disciplina degli Italiani mostrata in questo periodo, mostrando così di conoscere assai poco, sia la psicologia filosofica, sia (ed è assai peggio), gli Italiani.

Zinga dice “dobbiamo fare un salto in avanti”, e non si capisce se la metafora evochi un canguro, oppure un saltatore in lungo, oppure una locusta, primatista del mondo di salto in lungo, tenendo conto delle dimensioni: se Bob Beamon dovesse voler paragonarsi a una di esse dovrebbe saltare in lungo non solo 8,93 metri (record del mondo da almeno un quarantennio), ma forse 300 metri!

Dibattista, non da me volentieri atteso, torna auspicando il depotenziamento di Renzi, non si sa come, se… sopprimendolo oppure togliendogli il diritto di parola.

Salvini, insolitamente moderato nei toni, propone misure che somigliano a quelle di Gualtieri, più o meno.

Gelmini fa sforzi spaventosi per non far sembrare tutto ciò che dice a ciò che si può leggere sul gobbo in uso negli studi televisivi. Scontata.

Di Meloni non saprei che dire, se non che burberamente ulula le sue preoccupazioni.

Dimaio è rimasto ultimamente famoso per il suo clamoroso e trumpiano “coronavairus“, uscito docilmente dalla boccuccia giovinetta.

Che altro dir, se non che occorre lavorare contro il vuoto pneumatico, nutrendo il pensiero critico e la logica argomentante. Così possiamo dare un colpo a chi vuole normalizzare tutto digitalizzando il mondo, alla faccia di un’etica del Fine, dove il Fine è l’uomo stesso e la Natura nella quale è immerso, e di cui fa parte da quaranta milioni di anni.

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2 Comments

  1. ottima la pars destruens, ma aspetto di sapere quale politico non butteresti dalla torre, facendo qualche nome anche in questo caso, grazie

  2. Non è facile, caro Charles, probabilmente i migliori non sono mediatizzati per cui non li conosco. Si tratta probabilmente di sindaci e amministratori dell’immensa provincia e delle piccole città italiane, che sono politici più “di servizio” che non di carriera. Di solito hanno altre attività con le quali vivrebbero dignitosamente anche senza la politica, mentre quelli che si vedono in tv molto spesso non avrebbero alba del meno che minimo successo personale senza la politica.
    Per quanto riguarda quelli “famosi”, non individuo, oltre a Draghi, il quale non è un politico puro, anzi, che – oso dire – per quanto appare, Giorgetti.
    Per quanto concerne la sinistra cui appartengo dall’uso di ragione, dopo la morte di Emanuele Macaluso, proprio non ne vedo alcuno, e questo mi addolora.

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