Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Vischiosi e untuosi babbei

la origine del babbeoOgni giorno si sparla. Le notizie sono egemonizzate dalla negatività. I titoli dei giornali e dei tg sono urlati e stereotipati. Volti contriti e impegnati nel dire le solite notizie, al 99% no buone. Sembra quasi se ne compiacciano. Non so se preferire le femmine o i maschi, e nel dubbio cestino le une e gli altri. Non si capisce bene dove sia il capo e dove la coda della notizia e la gerarchia. Stamani sento di un signore che aveva una casa popolare, ma gli è stata sottratta inopinatamente da una famiglia che ne era sprovvista, e ora lui deve ricorrere alle autorità  per avere riscontro. Passeranno, ben che vada, almeno tre mesi, per entrare a casa sua. Questo, però, non è un babbeo: babbei sono i funzionari che non gli danno retta e conto immediatamente.

Vespa presenta il figlio di Riina per “diritto di informazione”, come arrogantemente bofonchia, dando così spazio a una cultura mafiosa intrinseca al modo del palinsesto. Il giornalista abruzzese è un campione di sottintesi untuosi e di vischiosità espressive. Eterno babbeo. Mentre l’ingombrante presidenta di Rai si degna di spiegare l’inspiegabile, o meglio il grottescamente improvvido, inadeguato, opportunistico modo di fare tv dell’immarcescibile viscidamente vecchio democristiano, neppur parente di Aldo Moro, che è il Vespa.

Renzi non mi ispira simpatia, ma i suoi detrattori son peggio di lui, sia a destra sia a sinistra, impegnati tutti solo a denigrare, criticare, malfamare, indagare per mettere a male, e così via sportivamente spargere nequizie e quisquillachere, direbbe Totò, abilissimo nelle crasi neologistiche.

La ex ministra Guidi si fa guidare da un inguardabile “moroso”, grasso di faccia e di appetiti. Che pena. Babbei, in qualche modo, ambo.

Andando di frasca in palo e viceversa, troviamo babbei a ogni crocicchio, dal vivo e mediatico. Altri babbei: i commentatori sportivi, gli opinionisti, i supporter, i portaborse, i facenti-parte-di-cordate, cioè coloro che si chiamano con il lemma aggettivale del loro capo: berlusconiani, renziani, dalemiani, salviniani, bersaniani, meloniani, uh uh uh che ridere. Ma come si fa a stare a questo mondo dipendendo da un altro anche nel proprio lemma identificativo? Occorre proprio appartenere per essere? Che essenza miserrima, chioserebbero Aristotele e il buon Tommaso dei conti d’Aquino! E, restando in metafisica classica, che tipo di ente si è, se si dipende in toto da un altro ente? Certamente non un ente sostanziale, ma un mero accidente, come la bianchezza di un muro dipinto di bianco. Non solido muro, ma tinta. Questi babbei altro non sono che enti accidentali.

Conversando amabilmente, il buon amico Francesco mi ha rivelato un dato a me sconosciuto: pare vi siano persone che, per mantenere l’allure di uno status socialmente elevato, o quantomeno rispettabile per la loro scala valoriale, morsi dalla crisi, non osino ammettere di non potersi più permettere le ferie e, per simularle, si chiudono in casa per l’intero periodo feriale comunicato ufficialmente in società, salvo poi venir sgamati dal postino o da chi raccoglie i rifiuti differenziati… Sogno o son desto? Questi sono un’altra specie di babbei che hanno bisogno, per esistere, di essere considerati dagli altri come persone di valore, meritevoli di rispetto, perché… “vanno in ferie”.

Altri furbi babbei sono quelli che partecipano a reality e isole dei famosi, mettendosi alla berlina di altri come loro, da soli. Costoro, inevitabilmente appartengono alla classificazione socio-cognitiva legata alla curva gaussiana, occupandone la parte sinistra.

E anche altro che mi verrà in mente proxime

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