Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Leadership e generazioni

panta reiPassa la vita e passano le generazioni come il fiume eracliteo.

Molti non se ne rendono conto, abbarbicati come sono al presente che fugge inesorabilmente, nonostante facciano ogni sforzo per trattenerlo.

Vi sono persone che non si rassegnano, nel senso comune del termine, a cambiare, a perdere qualcosa, a modificare la propria vita imboccando l’alternativa di un bivio cui il buon senso e la congiuntura li avvia, magari rinunziando a un po’ di libido potestatis, piacere superiore al sesso e al denaro, soprattutto per i maschi “elementari”.

Il passaggio è la norma, nessuno è solo a fare cose, perché ha comunque bisogno di confronto, se non di aiuto e compagnia. Perfino Michelangelo, incomparabilmente più grande di tutti i grandi (o supposti tali) di adesso, aveva bisogno di qualcuno che gli portasse fisicamente il blocco di marmo di Carrara che aveva scelto per una scultura, materia a cui togliere il superfluo per far emergere la forma che lui aveva ideato (cf. Platone). Michelangelo, non un qualsiasi creativo odierno.

Abbiamo bisogno di considerarci precari, cioè in preghiera, transeunti come il corso d’acqua che tanto aveva ispirato Eraclito di Samo; abbiamo la necessità di rompere con il quotidiano, con le sicurezze, con il tran tran consuetudinario, figlio del pubblico impiego e dello stato giuridico, per cui nulla cambia, neppure se viene il terremoto o la guerra.

Non so se si capisce: ogni leadership passa,  tramonta, entra in obsolescenza, ingravescente aetate (parole di Benedetto XVI mentre rinunzia al ministero petrino): solo in questo modo può lasciare qualche cosa di sé, un profumo, una sorta di nostalgia, cioè un dolore per la lontananza… Il leader sa andarsene quando è ancora ritenuto tale, non dopo.

Generazioni. Occorre avere la nozione delle generazioni che passano, del transito, della fine di ogni cosa e di ogni pincipiato. Occorre. Come insegna Qoèlet dal primo al terzo capitolo.

Chi non sa accettare il passaggio chiude la mente e il cuore a ogni crescita, e inizia a declinare. Il suo stesso essere si occulta dietro la velleitaria pervicacia del permanere: solo l’impermanenza definisce l’essere, che è stabile nella sua modificazione continua, come una potenza che non termina mai di diventare atto e, fattasi atto, anela a diventare nuovamente potenza, così come ogni sintesi è tesi per un’altra fase dialettica dell’essere e del pensiero (Hegel).

Anche le leadership trascorrono e passano. A volte mi chiedo se ho costruito una qualche leadership, oltre i ruoli e gli eventuali poteri esercitati, che pure non mi sono mancati. Rispondo sì se mi resta qualcosa da intravedere negli altri, se noto di avere saputo donare qualche spunto. A volte mi sembra di sì e a volte il contrario.

La leadership, per essere vera, non può essere mai sterile, puro luogo e atto imperativo, più o meno esplicito. Se è tale si colloca nella disperazione abbarbicata all’oggi, nel terrore della perdita, e prepara il suo proprio annientamento.

Mi rifugio allora nello scorrere delle acque, nel loro rumore sempre uguale e sempre diverso, fruscio di molecole che rotolano le une sulle altre, equoreo sommarsi di idrogeno e ossigeno, luogo della vita e del cambiamento, liquido lustrale e purificatore, come il pensiero libero.

Post correlati

0 Comments

Leave a Reply

XHTML: You can use these tags: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>