Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Equità secondo Giustizia e Giustizia secondo Equità

Caro lettore,

nel Vangelo secondo Matteo (20, 1-16) si racconta di come un possidente agricolo trattò in modo forse un po’ strano gli operai presi a giornata per lavorare nella sua vigna. Infatti, al momento di pagarli al tramonto del sole, ordinò al fattore di retribuire tutti con la stessa somma, sia coloro che avevano iniziato a lavorare al levar del sole, sia coloro che avevano cominciato più tardi in vari momenti nel corso della giornata, e perfino quelli che erano stati chiamati nel campo alla undicesima ora (le nostre 17 attuali circa).

Come è naturale, ciò suscitò delle proteste da parte di coloro che avevano lavorato tutta la giornata, ma il signore chiese loro se gli era stato dato il salario pattuito. La risposta fu positiva, e ciononostante il dubbio circa un’ingiustizia rimase, forse, in diversi di loro.

Come sempre il Rabbi di Nazaret è spiazzante nel suo racconto, soprattutto per il senso comune che intende la giustizia come una retribuzione sempre matematicamente proporzionata alla prestazione, specialmente come giustizia di scambio (cf. in Aristotele e Tommaso d’Aquino).

Ma Jesus ha in mente anche altro: ha in mente le necessità di ogni essere umano, e perciò pone su un piano di equa giustizia o di giusta equità il pagamento uguale per tutti, perché tutti hanno i medesimi bisogni vitali. Le due virtù si rinviano a vicenda, la giustizia garantendo il principio morale dell’unicuique suum (a ciascuno il suo dovuto), mentre l’equità tutela il diritto derivante dalla posizione oggettiva dei soggetti coinvolti nella relazione.

E’ chiaro che tale “combinato disposto morale” non può valere sempre, ma nel caso della parabola è un richiamo all’ulteriorità di una Giustizia più giusta di quella meramente retributiva, a quella che i Greci chiamavano epichèia.

Una polemica politica di stamani mi ha ricordato la parabola. Che è successo? Che ieri Stefano Fassina, viceministro dell’economia ed autorevole dirigente giovane del PD, invitato da Confcommercio a un incontro, ha affermato che “un certo di tipo di evasione fiscale è quasi di sopravvivenza“: a mio parere, usando una metafora, Fassina ha rappresentato con realismo una situazione che è sotto gli occhi di tutti. Il carico fiscale (oramai al 54% dell’imponibile) per le piccole aziende, in concomitanza con il calo dei ricavi e con la sofferenza di parte dei crediti, sta diventando insostenibile.

Perciò, qualcuno difende il “bene maggiore” (sempre inteso secondo un’etica del fine, dove il fine è l’uomo stesso) costituito dall’azienda, dai dipendenti e dalla sua propria famiglia, anche a scapito magari temporaneamente, del “bene minore” che, a giusta ragione secondo il criterio di cui sopra, costituisce la fiscalità del lavoro e del reddito.

Ciò affermando non mi pare che Fassina abbia voluto accomunare la situazione che abbiamo esemplificato con l’evasione smaccatamente e cinicamente immorale di chi evade, elude il fisco con marchingegni societari si accantona capitali in Lussemburgo, Svizzera, alle Cayman o in altri paradisi fiscali. Questo avrebbe dovuto apparire chiaro a qualsiasi osservatore intellettualmente onesto o non ideologicamente condizionato.

In men che non si dica, invece, ecco le reazioni, collocabili concettualmente tra l’atto dovuto e il moralistico e “caifescostracciarsi le vesti. Ecco dunque Epifani che deve correggere Fassina dicendo che la lotta all’evasione fiscale resta una priorità per il Partito e per il Governo, ma soprattutto ecco che la tristissima Camusso accusa Fassina di aver commesso “un grave errore politico“.

Ma va là segretaria! In che mondo vivi? Su un pianeta della costellazione di Andromeda o di Cycnus 5? Sei a questo mondo o nel mondo teorico che vi state raccontando nelle vostre inadeguate riunioni?

Fassina ha avuto ragione a dire quello che ha detto, anche se ha ricevuto le interessate lodi del PdL, andiamo.

Magari una meditazione sul testo evangelico qui citato potrebbe servire anche a voi che vivete fuori dal mondo, perché il Maestro insegna cose-che-sono-nel mondo anche se non-sono-del-mondo, e non per questo meno ragionevoli e moralmente elevate.

Amen.

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