Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Asceti

Ascesi è dal greco àskesis, esercizio. Nella tradizione, sia occidentale, sia orientale, è un mezzo per accedere alla dimensione mistica, alla profondità interiore, allo svuotamento del fondo dell’anima per fare spazio… a qualcosa d’altro o a Qualcuno.

Sabato scorso per la prima volta ero a San Giovanni Rotondo sul Gargano, tornando da Bari. Settecento metri di quota e l’aria decembrina di neve. La montagna è brulla, non molto lontano il biancore di Monte Sant’Angelo.

Pio da Pietrelcina è il Santo più venerato dal popolo.

Per ventura vi è poco popolo lassù, questo sabato, e quel poco in gran parte maleducato e inclito. Si fotografano famigliole davanti al sarcofago del frate umilissimo, altri filmano il suo lettuccio posto oltre la vetrata che separa la cella di Francesco Forgione dal popolo.

Mi permetto di dire gentilmente al regista popolano “Perché non si porta nel cuore queste immagini?” Mi guarda come se fossi pazzo. Io.

La grande chiesa di Renzo Piano si staglia sulla spianata come caverna apocalittica, non mi piace la cripta bizantineggiante, dorata. Preferisco gli ori di Ravenna nei mantelli di Giustiniano e Teodora.

Il frate si esercitava nel corpo e nell’anima a comprendere la grandezza del Dio ineffabile.

Marco Pannella ha accettato la reidratazione, ai limiti della crisi renale irreversibile, e quindi della sua propria morte. Digiuna per la giustizia carceraria, per migliorare le condizioni di vita nelle carceri, anche quest’anno una sessantina di suicidi tra cui alcune guardie, inascoltato da tempi immemorabili, con pochi alleati nella società (solo un po’ la Chiesa) e nessuno tra gli sproloquianti della politica e dell’antipolitica, indaffarati quasi tutti in tutt’altre faccende (di propria bottega). Miserabilia.

Se mai ha fatto qualche commedia in passato, a 82 anni non si bara. Pannella qui lo accomuno nell’ascesi al frate Francesco-Pio.

Asceti. Uomini. In ricerca inquietà della verità, ciascuno a suo modo, diversissimi, ma accomunati dalla disponibilità di fare sacro il proprio corpo. Anime incarnate.

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