Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Conoscere l’Uomo … la “Neurofilosofia”

Secondo San Paolo noi umani siamo fatti di corpo, anima  e spirito. Visione tricotomica. Prima ancora Aristotele parlava di “sin-olo”, cioè di un composto di anima (psuché) e corpo (sòma). San Tommaso riprende Aristotele parlando di “composto umano”. Visione dicotomica.

Le moderne scienze umane, almeno da metà ‘800 con la psicologia scientifica, e ultimamente con le discipline neuroscientifiche, hanno approfondito il tema con ricerche e studi molto seri.

Alcune scuole di pensiero ritengono che tutto si spieghi in termini biologistici e meccanicisti (studiamo il cervello e capiremo la mente, il pensiero e … lo spirito), altre si collocano a metà strada, altre ancora si trovano all’estremo opposto di uno spiritualismo astratto.

Patricia Churchland insegna alla University of California e al Salk Institute di San Diego. Filosofa, ritiene che questo sapere antico debba confrontasri sempre di più con le neuroscienze.

Afferma: “Possiamo dire che il filosofo sta al neurocienziato come il fisico teorico sta al fisico sperimentale“.

Il filosofo deve sintetizzare tra saperi e contesti culturali diversi. “Anche per capire l’uomo e i suoi comportamenti, continua, non bisogna ignorare ciò che la ricerca scientifica ha scoperto sul cervello umano negli utlimi decenni, senza considerare il sapere psicologico e neurobiologico“. Condivido.

Non si può studiare il comportamento umano nell’ambito del libero arbitrio, considerando il tema dell’azione libera e della colpa, dell’ammissione della stessa e del rimorso, senza tenere presenti anche gli aspetti biologici: che cosa accade nel cervello a un cocainomane?

E’ chiaro che il coainomane o l’automobilista ubriaco che investe un ciclista, ha deciso “prima” di commetere l’atto, di assumere uno stupefacente o di esagerare con l’alcol, ma occorre conoscere il più possibile anche le sue condizioni precedenti alla commissione dell’atto malo, per comprendere meglio quello che accade nella mente umana, e  per costruire un “pensiero eticamente fondato” sul principio di libertà.

Post correlati

1 Comments

  1. Va da sè che intendere l’uomo come unità coesa di più facoltà è certo meno dissociante (shizoideo) che assumere il modello dicotomico cartesiano o tricotomico,quest’ultimo non al sicuro da spiritualismi vari a matrice inibente.
    E’ da appurare su quale base epistemica la Churchlande avalli la proporzione tra fisica teorica e sperimentale che scarti l’analogabilità di base fra teoria e prassi.

Leave a Reply

XHTML: You can use these tags: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>