Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Il latino e l’inglese

george byronCaro lettor mattutino,

se in inglese voglio dire che “la corruzione del migliore è cosa orribile” scrivo “the corruption of the best is horrible“. In latino, invece potrebbe suonare così “corruptio optimi pessima“.
In tempi nei quali la fretta, l’esigenza di sintesi è molto stressata, il latino sarebbe molto più adatto dell’inglese alla comunicazione efficace.
Analizzando brevemente l’espressione nelle tre lingue possiamo constatare che, sia in italiano, sia in inglese sono necessarie sette parole; in latino tre, perché in latino non vi sono gli articoli e le preposizioni articolate, ottimamente sostituiti dai “casi” declinati dei sostantivi e degli aggettivi; inoltre, in latino, il verbo può essere omesso rendendo la frase ellittica del verbo, poiché quest’ultimo è presunto, in quanto ottimamente intuibile dal senso stesso della frase: nel caso citato, il verbo “essere” coniugato come copula di un predicato nominale.
Che dire? Che la lingua universale dell’occidente romano e cristiano è strutturata in modo insuperato e forse insuperabile, in termini di chiarezza, razionalità e potenza sintetica.
Qualcuno ancora discute sull’utilità del latino, fin da metterlo in discussione al di fuori del liceo classico.
Mi sembra una discussione fuori luogo, non fosse altro che per questa ragione (ma non è la sola, perché la letteratura e la filosofia latina sono straordinarie): lo studio e la pratica del latino dà dei riconoscibili e pratici vantaggi cognitivi e logico-argomentativi, e perfino competitivi (!) per chi lo conosce e lo apprezza.
Studiamo pure l’inglese e le altre lingue moderne, ma continuiamo dare al latino il posto d’onore che merita di suo nella nostra vita e nella nostra storia, perché è una lingua bellissima, una lingua immortale.
publio cornelio tacito

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