Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Il castello sulla collina

castello-darcanoTortuosi sentieri, carrarecce e interpoderali, costeggiate di boschetti di ripa intervallati da radure e corsi d’acqua, fattisi strade nel tempo, scavallano le colline dell’antica morena, e all’improvviso il maniero appare nella radura alta oltre le fronde del bosco. Ha un nome arcano, Castello d’Arcano. Già evocativo il suo nome, misterioso e solitario il percorso che ivi conduce il viandante, fatto di curve, ripide rampe e ariose discese, fino al borgo di Sopra.

Le anime dei conti ogni tanto lo visitano, dalla pace dell’eterno in cui stanno, ma solo i conti e le contesse buoni d’animo, ché gli altri sono separati dalla visione di Dio, nella solitudine di silenzio per antiche perfidie.

La mia corsa inizia al mattino, zero gradi e le dita si muovono per scaldarsi, il sistema cardiocircolatorio lavora forte e respiro, io respiro la profondità immensa del cielo. Ben presto la cerchia azzurrina delle montagne mi viene incontro, oltre le terre scure dei campi arati, e borghi si stagliano sulle colline, campane annunziano la domenica del primo gennaio, auspicio di un altro miracolo dei giorni a venire. Giorni che vengono nel tempo che si costruisce mentre costruisce lo spazio. Spazio-tempo come sintagma apparentemente ossimorico, ma in realtà metafora reciprocamente armonica, quasi proporzione di bellezza.

Oltre l’alta pianura inizia il saliscendi della morena, in mezzo a boschi fattisi d’oro e marrone nell’inverno.

La salita non facile mi porta al piccolo borgo d’Arcano superiore dove l’avito castello torreggia alto verso la bella San Daniele, nella piena mattina di sole.

Un gruppo di ciclisti mi chiama per delle foto reciproche. Cameratismo, la lieve fatica del pedalare, ritmico, costante, auscultante i piccoli dolori del muscolo.

E poi la discesa senza fretta dal picco arrotondato che dà sulle vallecole circostanti, nella solitudine mattutina, appena rotta qua e là da un abbaiar di cani o da un motore agricolo.

Ristoro, calma, silenzio, ancora salite e discese nell’ora che passa.

La stanchezza mi è dolce, e la calma di vento foriera di corsa.

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