Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

L’irriducibile asimmetria, o della “connessione necessaria del diverso”

Double-yin-yang-linearTutti e tutte nascono da una donna: dovrebbe bastare questo per chiudere la partita sull’utero in affitto. Invece no: vi sono prassi che lo attuano e addirittura teorie che lo giustificano, non in senso “paolino”, che significherebbe “rendere giusto” anche ciò che non lo è, nel senso di santificarlo, beninteso, ma in senso legale. Se la legge e la tecnica lo consentono, si può fare.

Il fatto che tutti e tutte nasciamo da una donna genera una irriducibile asimmetria tra maschi e femmine (cf. Luisa Muraro, L’anima del corpo. No all’utero in affitto, Ed. La Scuola, Brescia 2016), e qui non c’entra nulla l’omosessualità declinata nei due generi. Nulla.

La fecondazione, sia pure in vitro, avviene con l’annidamento dell’embrione in un utero, che è organo solamente femminile, come è noto a tutti. La gestazione avviene nel ventre della donna, e la nascita da questa “versione” dell’essere umano al femminile. Irriducibilmente. Ora, se viene praticato l’utero in affitto si interrompe la fase successiva, che è quella dell’accudimento, se la madre è in grado di garantirlo. Non si dica che la madre naturale, vera, irriducibile ad altro che non sia ciò,  del “figlio” di Vendola e di Testa, non era in grado di farlo.

In questo caso un desiderio è diventato un supposto diritto, o come tale è stato rivendicato, a suon di dollari, e non pochi. Il diritto è stato comprato da due benestanti, ma comprando un diritto è stato comprato un essere umano. Mi sembra abominevole. E, inoltre, come si fa a “comprare un diritto”?

Un desiderio non può mai diventare, di per sé, un diritto, o no? Altrimenti ogni desiderio, anche il più strano, potrebbe diventare un diritto, dando la stura a possibili abomini. L’eugenetica è dietro la porta di questo tipo di desiderio,  ma non solo, vi è anche classismo economico, e un insopportabile arretramento del riconoscimento di parità di diritti umani alla donna.

E’ vero che la natura è lì per essere continuamente scoperta e indagata, ma da quando non siamo più solo cugini delle alghe o dei dicotiledoni, ci riproduciamo come gli altri mammiferi, partendo da due diversi gameti, che si annidano nelle gonadi di un maschio e di una femmina, soggetti irriducibilmente asimmetrici.

Se vi è asimmetria, si dà, di converso, complementarità, reciprocità, come insegna il Tao da quasi tremila anni e le filosofie mediterranee da poco meno. La concordia discors, e la coincidentia oppositorum (cf. Nicola di Kues) stanno a significare la possibilità di armonizzare il diverso con il diverso, senza confondere e senza ingrigire il tutto in una poltiglia indistinguibile. Connessione necessaria del diverso (Barzaghi 2004).

Si tratta di rispettare, rifiutando la prassi di cui sopra, prima ancora di un’etica della vita umana, la logica elementare e l’estetica dell’essere delle cose. L’ABC.

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