Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

L’ospite inquietante

Caro lettor giovine,

ti invito a leggere il volumetto agile del nostro amico di Phronesis professor Galimberti dallo stesso titolo di questo post. O almeno alcuni suoi passi, come da pag. 57 a pag. 64, là dove si parla della “mediatizzazione” della tua intimità, tramite la rete e il web.

L‘ospite inquietante è il nichilismo, una specie di male-di-vivere, autocompiaciuto nelle fasi più consapevoli, che non porta nulla di buono, mentre nelle situazioni meno consapevoli è male distruttivo verso di sé e verso gli altri. Cronache abbondanti di un tanto, mi capisci?

Vi è un’ampia letteratura in merito (che qui non citerò se non di straforo) e un’ampia fenomenologia.

La questione è semplice, caro lettor giovine: se non ci si rende conto che questo progressivo impoverimento della sfera emotiva naturale, fatta di relazioni sane e dirette con gli altri, dovuta all’eccesso di comunicazione, ti sta portando verso lidi spirituali e cognitivi sempre più desertificati, le conseguenze possono essere devastanti.

Nessun moralismo in queste mie considerazioni, carissimo ragazzo o ragazza che leggi, solo la preoccupazione che tu non riesca più a camminare con le tue gambe, ma viva sempre di più condizionato dal compulsivo-ossessivo rapporto con il mezzo mediatico, che ti riporta in tempo reale umori ed emozioni non ponderate e non richieste da parte di chiunque. Danni reali in tempo reale!

Noi umani siamo costituiti in un certo modo: abbiamo una fisicità, uno psichismo e una spiritualità che ben ci spiegano le scienze antropologiche e psicologiche (cf. Aristotele, sant’Agostino, san Tommaso d’Aquino, ma anche Dostoevskij, Nietzsche, Freud o Heidegger, che non ti chiedo di leggere, ma solo di sapere che hanno scritto cose importanti in tema).

Queste dimensioni di fisicità, psichismo, spiritualità, per dispiegarsi positivamente nella crescita, necessitano di percorsi naturali, fatti di emozioni personali e condivise, di riflessione individuale e di dialogo e confronto con gli altri. Abbiamo a disposizione un ricchissimo bagaglio lessicale e concettuale che ci deriva dalla nostra straordinaria tradizione culturale greco-latina e giudaico-cristiana.

Non possiamo e non dobbiamo accontentarci dei grezzi borborigmi del web o dei social network, là dove si usano un massimo di 200 (!) parole spesso stantie, talora stereotipate e kriptate, provocando spesso un maximum di equivocità, causa a sua volta di deficit di comprensione e di dolore morale.

Non va bene così!

Lo dico come riflessione in pubblico, e lo dico perché lo sperimento. E dico di più: se sarò coinvolto da un meccanismo del genere, o saranno coinvolte persone a me care, non esiterò a intervenire, prima pacatamente, e poi con tutti i mezzi che la legge consente.

Caro giovin lettore, non trascurare questi miei disinteressati consigli, prima di finire desertificato nella mente e nel cuore.

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