Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

La Filosofia come sapere rischiarante

Stefania Bernabeo è segretaria nazionale di Phronesis, mia valorosa collega.

Lucidamente spiega a un’interlocutrice interessata che cos’è la Consulenza filosofica.

È, innanzi tutto,  un modo nuovo d’intendere e vivere la filosofia, che si propone di ritornare allo spirito più autentico di essa, non presentandola come disciplina o come insieme di nozioni, né come semplice storia di idee, di autori, di correnti, bensì come un modo di pensare, interrogare e mettere sotto esame la vita quotidiana. La consulenza filosofica assume come fondamento del proprio operare l’idea che la filosofia debba essere intesa come modo di vita e non solo come insieme di conoscenze organicamente organizzate; essa mette in discussione la visione del mondo in base alla quale ognuno di noi costruisce il proprio progetto di vita.  Servendosi di un linguaggio comune essa cerca di dare parola all’esperienza dell’individuo nel suo rapporto con il mondo e con gli altri,  allo scopo di portarlo ad un più alto livello di consapevolezza, e a qualche forma di equilibrio in un mondo dominato dall’incertezza e dalla  precarietà. La consulenza filosofica si configura in questo  modo come una modalità di chiarificazione e di costruzione dell’esistenza. Essa dunque si rivolge a chiunque, indipendentemente dalla conoscenza della disciplina, purché disposto ad aprire un dialogo con se stesso e con gli altri, attraverso il quale fare luce sui luoghi comuni, e sulle risposte già date, rifiutando l’omologazione del pensiero.
Passiamo ora alla distinzione dalle psicoterapie. Va chiarito immediatamente che il consulente filosofico non è un medico, e quindi non svolge alcuna attività terapeutica, sotto nessuna forma, né esplicita né implicita. Il suo lavoro dunque si distingue nettamente da quello dello psicoterapeuta, e si rivolge ad un pubblico diverso e con altri intenti. Questo va ribadito: il filosofo consulente non cura nulla, ma discute, affronta problemi, esplora le ragioni delle cose, cerca il senso delle azioni, prova a capire il valore dei gesti che compiamo. Il filosofo consulente non aggiusta un organo difettoso, non ha la pretesa di trovare il guasto, di sanare il difetto che rende la macchina inadeguata al suo servizio, ma ritiene che la qualità della nostra vita possa significativamente migliorare attraverso un percorso di messa in discussione delle nostre ragioni, dei nostri valori, delle nostre convinzioni, dei nostri punti di riferimento. Il filosofo consulente ha fiducia nella nostra capacità di uomini liberi di essere padroni della nostra vita e di poterla guidare con un briciolo di saggezza, di rispetto e di coerenza.
In questo senso, allora la consulenza filosofica non si propone come una forma di psicoterapia alternativa e non c’è quindi alcuna concorrenza con gli psicoterapeuti. Per logica e per atteggiamento si tratta di pratiche assolutamente diverse. Da un lato, c’è l’offerta di un percorso di cura del disagio centrata sull’interiorità dell’individuo, e che ha nell’individuo stesso il suo campo d’azione. Dall’altra parte c’è un’offerta che non punta né alla cura né alla soluzione del disagio, ma  alla necessità di dare un senso all’esistenza, all’interno di un percorso di trasformazione che ha il suo centro nell’insieme delle relazioni che compongono la persona, non dunque solo nell’interiorità dell’individuo. Il cammino della consulenza filosofica è sempre pubblico, intersoggettivo, la sua competenza etica, non psicologica.
Se la psicologia è quell’insieme di conoscenze e di pratiche che ha per oggetto le funzioni psichiche, i processi mentali e le esperienze interiori e soggettive, sia coscienti che inconsce, l’etica è, invece, quell’insieme di discorsi che si occupano dell’agire umano, cioè della persona in quanto inserita in un ambiente di relazioni, di azioni, di gesti, di comportamenti. L’etica si pone il problema di cosa è meglio fare, di cosa è giusto o sbagliato, dei valori in base ai quali ognuno di noi agisce, sia che agisca bene, sia che agisca male.
Il paziente di uno psicoterapeuta si aspetta la cura, chiede di essere aiutato a esplorare la sua psiche, i suoi sentimenti, i suoi desideri, le sue emozioni, e si affida ad un sapere che gli proviene da altri nella speranza che  in esso si trovi la soluzione del suo problema. L’ospite del filosofo consulente, invece, si aspetta il dialogo, il confronto, l’argomentazione razionale, e conserva la proprietà della decisione, della scelta e della responsabilità. L’ospite di un filosofo consulente si aspetta che le ragioni siano le cause delle azioni e quelle ragioni vuole comprendere, vuole interrogare, vuole rendere più solide.

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