Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Psicoanalisi e Analisi Filosofica come Consulenza – un confronto costruttivo

La Psicoanalisi è l’analisi della psiche, o dell’anima, visto che psuché, in greco antico significa anima, o anche mente, come preferiva dire Agostino di Ippona (padre di tutti gli psicologi moderni, anche se molti non lo sanno).

L’Analisi filosofica è il movimento primario del pensiero alla ricerca della conoscenza dello stesso Soggetto umano che pensa (autoriflessione), e del mondo (gli altri soggetti pensanti, i viventi, i minerali, le cose…).

La Psicanalisi è storicamente una teoria dell’inconscio e anche una prassi terapeutica. Come teoria dell’inconscio ha i suoi padri in Sigmund Freud, Alfred Adler e Gustav Jung (che poi differenziò fortemente la sua linea di pensiero), ma i suoi prodromi intuizionistici in Agostino stesso, Descartes, Leibniz, Locke e altri. L’inconscio conterrebbe tutto il vissuto, specialmente quello inespresso o rimosso. La Psicanalisi, dunque, per analizzare il presente del Soggetto, si interroga sul suo passato, anche e soprattutto quello nascosto o velato. La sua ricerca prova ad essere una continua ri-velazione.

L’Analisi Filosofica non si interessa primariamente del passato del Soggetto, ma del presente che scorre e del futuro che sopravviene. Analizza il senso e il significato che il Soggetto attribuisce ai suoi propri detti e alle sue proprie scelte. E’ una Filologia della Mente e della Volontà decidenti. Analizza e controlla il flusso logico del pensiero scoprendone le antinomie e gli ossimori, svelando le aporie e le uscite di sicurezza… Socrate ne è stato il primo esponente, aprendo la strada alla grande stagione della Filosofia Occidentale. Il suo metodo era intriso di ironia sui presupposti saperi dei vanagloriosi ed era costituito dalla Maieutica, cioè un domandare continuo alla ricerca dell’Inesauribile Verità, che si disvela con la ricerca paziente. Verità che non manca di principi saldissimi, ma che dura fatica individuare. Dopo  di lui, furono Platone e Aristotele – in primis – a continuare in modi diversi, e anche con i loro scritti, i grandi Dialoghi di Platone e i Trattati di Aristotele.

Le altri grandi scuole filosofiche, quella Stoica e quella Scettica, soprattutto, proseguirono sulla strada tracciata.

La venuta del Cristianesimo spostò – in Occidente – il focus dell’attenzione intellettuale dalla Filosofia alla Teologia. Furono, prima i Padri del deserto (Antonio, Pacomio, etc.) e poi i Padri teologi (a partire da Evagrio Pontico, Basilio di Cesarea, Giovanni Cassiano, etc.) a riprendere il tema della ricerca antropologica sull’uomo. San Benedetto, con la sua Regola, fu un’altra pietra miliare: partendo dall’indagine antropologica agostiniana, Benedetto sistematizzò una dottrina dei vizi e delle virtù che è rimasta immortale, e che oggi sta trovando nuovo e non imprevedibile successo (parlare della vera virtù di umiltà, della vera virtù di obbedienza, della vera virtù di silenzio, in questi giorni confusi, è semplicemente tempestivo).

Nel Medioevo si sviluppò la grande stagione dei Mistici Italiani e Renani e della Direzione Spirituale, che di fatto sostituì l’Analisi Filosofica sull’Uomo. Essa si mosse (autori principali): da Francesco d’Assisi a Caterina da Siena ad Angela da Foligno; in Germania e nei Paesi Bassi, tra le badesse benedettine, da Ildegard Von Bingen a Beatriz van Tienen (di Nazaret) a Gertrud der Grosse a Hadewjick, e tra i padri troviamo Johannes Meister Echkart, Enrico Susone, Johannes Tauler, e successivamente la grande Scuola Carmelitana con Teresa d’Avila e Giovanni della Croce.

Ignazio di Lojola, con i suoi Exercitia Spiritualia va già ascritto ad una stagione successiva, appena antecedente alla rinascita filosofica e scientifica che ebbe inizio con Descartes e Francis Bacon

In oriente, l’ambiente culturale, filosofico e religioso, da un lato confuciano cinese, e dall’altro induista prima e buddista poi, si occuparono della ricerca sul Divino e sull’Umano, e proseguirono con profondità analoghe a quelle del pensiero occidentale.

Il mondo musulmano produsse grandissima ricerca sull’animo umano con i sufi medievali arabi e persiani  (Al Ghazali)e con la filosofia scolastica di Averroè e Avicenna. Mosè Maimonide, contemporaneo di san Tommaso d’Aquino e Averroè, tenne alta l’analisi filosofica ebraica.

Questa lunga digressione di Storia filosofica lascia intendere come le basi, le radici, le origini di tutto il pensiero che poi è stato ripreso con metodologie e tecnicalità diverse anche dalla Psicoanalisi, siano da individuare sempre lì, nel ricchissimo nucleo storico classico, da cui non si può prescindere. Non può darsi infatti sapere psicologico e psicoanalitico serio oggi, se presume di analizzare l’uomo senza i fondamenti. Ad esempio, Jung, grande studioso dei classici e delle antiche tradizioni, lo sapeva molto bene.

Tornando alla Psicoanalisi, essa nasce nella seconda metà del XIX secolo con Freud (e Charcot, con cui collaborò all’ospedale parigino Salpetriere) per operare su vari disturbi mentali, che fino ad allora venivano trattati mediante paradigmi terapeutici neurologici e psichiatrici in ospedalizzazione e con l’utilizzo dell’ipnosi.

Freud, che pure praticava l’ipnosi, ipotizzò che si dovesse tenere conto di aspetti più psicologici, poiché il disagio o male mentale del Soggetto nascerebbero da conflitti interiori dell’anima (mente) umana: tra il principio di piacere e il principio di realtà, tra pulsione sessuale e principio di autoconservazione dell’io, tra pulsione di vita e pulsione di morte.

Per Freud bisognava dunque scandagliare i contenuti rimossi dalla coscienza (autocoscienza).

Successivamente vi furono distacchi (Jung, che non accettava la polarizzazione freudiana sulla libido sessuale, e proponeva piuttosto un recupero integrale di tutti gli archetipi culturali della storia umana, compresa la religione, etc.). Dal grande Viennese derivarono diverse grandi scuole: quella della figlia Anna, che sviluppò la psicologia dell’io; quella che fu sviluppata da Melanie Klein e Wilfred Bion, attenti alle relazioni interpersonali, alla psicologia dei bambini e dei gruppi; altri autori, come Heinz Kohut, Heinz Hartmann e Edith Jacobson, si differenziarono ancora. Un discorso a parte (che qui non svilupperò) merita Jacques Lacan.

Si può qui dire che va riconosciuto alla Psiconalisi, fin qui, il merito di avere posto un ragionevole dubbio sul meccanicismo e l’organicismo al tempo di Freud imperante sull’origine del disagio e dei mali psichici, e di aver ipotizzato che vi possano essere strutture eziologiche e causali di carattere psicologico, esistenziale e morale nell’origine del disagio e del male psichico nel Soggetto.

Sotto questo profilo, il lavoro che si sta facendo ai giorni nostri è quello di costruire un modello epistemologico più integrato tra le ipotesi formulate dalla psicoanalisi, dalla psicologia, dall’etologia, dalle dottrine psicopatologiche, e dalle neuroscienze.

Ancora molto precario e discontinuo è un recupero vero, e senza pre-comprensioni, della Filosofia.

L’Analisi Filosofica procede, dunque, per altre strade rispetto alla Psicoanalisi. Abbiamo già detto che la Psicologia e la Psicoanalisi devono all’Analisi Filosofica tutti i loro fondamenti, e anche alcune intuizioni all’acume di personaggi come Descartes, Spinoza, Leibniz, Pascal, e in seguito Rousseau, Locke, Kant, ma anche a scrittori come Goethe e Schiller, e soprattutto Dostoevskij, e più recentemente a filosofi come Schopenhauer, Bergson, Jaspers, Ricoeur e Husserl. Eduard von Hartmann pubblicò nel 1869 Filosofia dell’Inconscio (mezzo secolo prima di Freud).

L’Analisi Filosofica, che possiamo chiamare anche Pratica o Consulenza (se è rivolta direttamente a una persona o a un gruppo), non pone attenzione al passato del Soggetto, se non come richiamo (anche estremamente dettagliato) di carattere autobiografico.

Per l’Analisi Filosofica è il Soggetto che deve trovare le parole, libera-mente, per raccontare le proprie cose, senza paura di guardare negli occhi l’interlocutore-filosofo, senza farsi eccessivi problemi (nessuno!) sulla possibile lettura psicologizzante del cosiddetto “linguaggio del corpo”, cercando nel proprio lessico e nella propria capacità espressiva la possibilità del racconto di sé. Su ciò Wittgenstein dispiega tutta la sua critica dissacrante del linguaggio e nel contempo ne sanziona la centralità.

Se per la Psicoanalisi, la Catarsi del Soggetto, cioè il recupero del rimosso-che-fa-soffrire e il suo superamento, attraverso l’ipnosi, o il racconto dei sogni e la loro interpretazione con l’aiuto dell’analista,  o mediante un lavoro su libere associazioni, deve avvenire seguendo una procedura rigidamente strutturata e definita dall’analista, per l’Analisi Filosofica, la “catarsi”, che qui virgolettiamo, può avvenire quando vi è un vero e proprio rischiaramento logico-concettuale del racconto che narra esperienze, ripete e giudica “detti” e pone temi, problemi e ipotesi di prosecuzione logica (fino anche a soluzioni).

Se la Psicoanalisi ha avuto il grande merito di deospedalizzare chi si riteneva (almeno un po’) “malato di mente”, e di considerare che lo siamo un pochino tutti, l’Analisi Filosofica (Pratica, Consulenza) si pone il tema di indagare l’immenso spazio che sta tra l’esigenza di applicazione del “paradigma terapeutico”, che è cura-terapia in senso contemporaneo, e l’esigenza di dialogo che il Soggetto a volte non riesce neppure a manifestare, non trovando interlocutori, che è cura-terapia nel senso classico del “prendersi cura” dell’altro.

Se per la Psicoanalisi l’Inconscio (Id-Es), come parte della Topica strutturale del Soggetto è importante, per l’Analisi Filosofica l’Inconscio è parte della Struttura della Persona e della Personalità, che costantemente interagisce nel qui e ora con la Coscienza dell’Io parlante e dialogante e con lo stesso Super-Ego-Coscienza Morale.

Se per la Psicoanalisi (ma non per Jung) la libido, o “dinamica (energia) della pulsione sessuale” del Soggetto è elemento centralissimo, per l’Analisi Filosofica tutte le dunàmeis (valori, passioni, vocazioni, principi, virtù, limiti, etc.) sono parimenti essenziali e importanti nell’esplicitazione del vissuto e delle prospettive esitenziali individuali.

Se per la Psiconalisi il conflitto psichico costituito dalla nevrosi (fobie, ossessioni, deliri, isterie anche con conseguenze fisiche, etc.) è il portato di traumi originari, iniziali e indiziari da indagare con pazienza anche pluridecennale, per l’Analisi Filosofica è necessario partire dal presente per individuare una pista ragionevole, ipotesi praticabili, approcci corretti al futuro… Naturalmente, a ognuno il suo! L’Analisi Filosofica non può sostituirsi alle psicoterapie, e tantomeno alle dimensioni psico-medicali, ma può proporsi previamente come strumento per indagare nello spazio indefinito del non-detto, del taciuto, del sottinteso, che a volte viene frettolosamente classificato come nevrotico o addirittura psicotico, e come tale viene trattato.

Se per la Psicoanalisi Eros e Thanatos (Amore e Morte) sono con-presenti e conflittuali, per l’Analisi Filosofica la Morte non è che l’ultimo momento della Vita (terrena), a essa connessa con Ragione, così come al Dolore, che è fedele amico dell’Uomo. Dolore, dice l’Analisi Filosofica, che è stato e condizione da controllare con l’analgesia, ma non da rimuovere come presenza possibile, perché è Maestro dell’Uomo, così come il Piacere, in una dialettica naturale che va presentata e compresa.

Se per la Psicoanalisi i sogni (i “custodi del sonno”), gli atti mancati, i lapsus e le libere associazioni sono racconti, simboli e segnali del non detto, senza ciò escludere, per l’Analisi Filosofica essi rappresentano parte della libera narrazione del Soggetto, così come le speranze, le paure consce, i pensieri connessi e meno del dire che fluisce da un discorso in perfetto stato di veglia. La Censura del Super-Ego lavora sempre, nel sonno o nello stato di veglia, anche se differentemente, facendo parte della Struttura umana fondamentale. Piuttosto esso va modellato ri-abituando la mente all’uso della Logica e dell’Argomentazione, nell’accettazione della “creaturalità” del Limite umano e del suo Linguaggio.

Se la Psicoanalisi si occupa della “malattia” o “disagio psichico” del Soggetto, come variabile quantitativa di un continuum presente in tutti gli esseri umani, l’Analisi Filosofica si ferma prima, provando a vedere se sussiste nel soggetto il minimo comun denominatore di un flusso logico plausibile.

Nel rapporto con il Soggetto, un aspetto metodologico accomuna la Psicoanalisi e l’Analisi Filosofica: la prima esclude che vi possano essere scorciatoie nella scoperta delle ragioni originanti un certo disagio, che è affidata all’impegno del Soggetto stesso, così come la seconda esclude di poter fornire “ricette” di comportamento e di buona vita, prima che queste siano nate da un’elaborazione personale del Soggetto. L’Analisi Filosofica, come Pratica e come Consulenza, non si pone in  primis come Direzione Spirituale, ma può preparare il terreno anche a questa.

Se la Psicoanalisi è consapevole del fenomeno del transfert e del controtransfert, cioè dell’affezionamento del Soggetto all’Analista e viceversa, l’Analisi Filosofica si pone come un “mettersi accanto” e quindi “in gioco” da parte del filosofo, che, pur mantenendosi se-parato e sobriamente distaccato dai temi e dalle situazioni posti dal suo ospite, non può escludere un coinvolgimento semplicemente dato dalla comune condizione di Esseri umani.

Se la Psicoanalisi ha posto il tema del “complesso di Edipo“, per spiegare l’esigenza del Soggetto di affrancarsi dal “padre”, l’Analisi Filosofica auspica per me piuttosto – anche se non tutti i colleghi sono d’accordo su ciò – la presenza di una figura di un “padre” (oggi figura cogitabonda e debilitata) intellettuale, come asse di indirizzo sapienziale, cioè connotato dalla sagesse originaria presente in ogni cultura.

La Psicoanalisi ha subito molte critiche, e questo scritto non vi si aggiunge se non nel senso etimologico del termine. Diversi autorevoli filosofi contemporanei, Wittgenstein e Popper tra i primi, ma anche il nostro Galimberti, l’hanno collocata su un versante quasi pseudo-scientifico, soprattutto dopo la scoperta di alcune autofalsificazioni della casistica freudiana (ad opera dello stesso dottor Sigmund, ma anche Agostino scrisse le Retractationes, senza perdere in autorevolezza).

Sta subendo anche molte critiche dalle varie Scuole psicologiche in competizione sul “mercato” degli esperti della psiche umana (cito ad esempio la ricerca di Jean Cottraux, Rapporto INSERM – anni ’90 – che ha fatto emergere come risultino in generale più efficaci le terapie cognitivo-comportamentali o sistemiche, trovando però molti contradditori).

La Psicoanalisi, così come , ovviamente, l’Analisi Filosofica, non si è mai messa di traverso alle scienze psichiatriche “dure” che si occupano delle psicosi gravi, come la schizofrenia o le le sindromi paranoidi gravi (cfr. Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali per la Medicina Generale – IV), ma si è posta come un’ipotesi di lavoro integrativa, altrettanto dignitosa di altre.

Tra le Discipline e le Scuole psicologiche, la Psicoanalisi, pure nelle differenziazioni a volte radicali che sopra ho cercato di sintetizzare, è forse quella che più mantiene agganci fondamentali con la disciplina che un tempo (fino alla metà del XIX secolo) si chiamava Filosofia Razionale, e perciò è aupicabile e opportuno un Dialogo fecondo tra la Psicoanalisi stessa, la Psicologia nelle sue varie declinazioni, e l’Analisi Filosofica (per il cui rilancio contemporaneo dobbiamo esser grati primariamente a Pierre Hadot, Gerd Achenbach, a Ran Lahav, e, qui in Italia al professor Galimberti, e, tra non pochissimi altri, a Neri Pollastri) per la ricerca comune sulla profondità e la complessità di ciò che dell’Uomo disvela di sé sempre lentamente, e spesso oscuramente, come un Mistero, nella speranza che possa dipanarsi, anche se mai del tutto.

Post correlati

0 Comments

Leave a Reply

XHTML: You can use these tags: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>