Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

…un partito e un’area politica inesistenti

il PD, il Partito Democratico, voluto dall’ancor oggi più intelligente tra i suoi dirigenti, Walter Veltroni. E non sono masochista, anche se potrei sembrarlo, oh caro lettor, perché a quel partito sono iscritto.

Se ne sono andati “a sinistra”, un pochi dal PD e alcuni restando lì dov’erano come già facenti parte di qualche cespuglio di malpancisti congeniti, personaggi come l’immarcescibile D’Alema, non simpaticissimo ma abile, politico di mestiere e di vocazione, incazzato con Renzi perché questi, nel momento del potere, non lo ha indicato al posto di ologramma-Mogherini al ruolo pomposo e inesistente di “Alto (oooh Dio!) Rappresentante dell’Unione europea per gli Affari esteri”; D’Alema, allievino di Togliatti, pioniere del PCI vs PCUS, successore di Berlinguere e Occhetto; come Bersani, simpatico (sempre meno, però, ché dalla pizza che con lui avrei gustato finché tentava di far politica, ora son rimasto a un misero e faticoso stuzzichino e un sangiovese, proprio per mandarlo giù) mestierante emiliano del vecchio e glorioso Partitone, che rimpiango pur avendolo non poco avversato anche se sempre io da quei dirigenti stimato; come Speranza, nato vissuto e riciclato all’ombra dei due padri nobili, di suo poco più che un nome e un cognome di grande potenza evocativa, e spero che la virtù appassionata di “speranza” lo adiuvi, anzichenò; come Boldrini, impiegata dell’Onu dal sorriso enigmatico a nascondere il nulla propositivo e dialettico la qual, talora, osa perfin un dire incazzato o perlomen serioso, e bùm; come Pietro Grasso, analfabeta totale della politica; come Fratoianni, prosecutor del vendolismo, un altro “bellu guaglione”, direbbe Prodi echeggiando il suo pensiero il giovin Rutelli, altro fatto-de-Roma e di poc’altro, ché è meglio Totti Francesco alla grandissima, e null’altro (aggiungo io, sempre sul morettin stroppiciatello); come Prodi stesso, democristo sopravvalutato tutta la vita, dai tempi di Andreotti e dell’Iri; e per finir Enrico Rossi di Toscana, come pochi, anche nell’esiguo contesto del partitino, vanaglorioso e di  superbia intriso.

Veniam ora al PD e ai suoi poco commendevoli profili: Serracchiani, su cui non ho qui più parole, già dette e scritte troppe, e non lusinghiere, come dire flatus vocis nullius; forlaniana in todo, e come il glorioso leader (???) marchigiano, capace di parlare di tutto dicendo nulla (a un tal che interrogava il prode Arnaldo dicendogli “… ma Presidente, lei sta parlando da venti minuti e non ha detto praticamente niente“, egli rispose ironico “e pensi che potrei andare avanti per ore“), appunto; Marcucci, presidente dei senatori, olà, dal baffo quasi flamencato e l’eloquio aggressivo da che pppaura, ma dai! E Renzi? Ha avuto la fortuna di nascer nei dintorni di Florentia e quella di dissipare ben presto il suo talento bolsamente incompleto: è il principale distruttore del Partito Democratico voluto dal Walter romano e da qualche milioni di Taliani; Orfini: echeggiando il mito resta un’incompiuta delicata e un pochin malmostosa; Martina: la barba non gli dona granché, ma forse serve a fornire una vagula credibilità al ruolo; Lotti, la precoce alopecia frontale; Guerini: la barba grigiastra lo ha sollevato, ma solo un pochino; Rosato: un apparente participio passato, usurpa il cognome di un grande stopper milanista di decenni fa, il prode Roberto, coetaneo di Gianni Rivera (un sommo dentro un elenco di nani); Boschi: a volte va bene da guardare anche se la noia ti sorprende immantinente, e chi l’avrebbe mai detto? Delrio: non oso criticare un buon medico e padre di ben nove pargoletti, mi par, ma forse potrebbe sorridere un poco e dir meno volte “paese”, in luogo di Italia, come quasi tutti abitualmente fanno; Calenda: neanche arrivato e già vuol distrugger tutto.

Disaster disharmonia mundi! Nostalgia perfin di Galloni e Mastella, nonché di Signorile e Bufalini; non parliamo poi di Moro, Berlinguer, Craxi e Martelli… ci fossero ancora, ché questi non sanno nemmen fare opposizione al governo pazzoide che ci governa. Un deliquio della politica.

Poi a livello locale Dio ne scampi, ché i potentati (si fa peddire) son impauriti anche dell’ombra proppia chepperò non hanno, perché evanescenti.

Non sono come Calenda e non chiedo nulla, solo mi chiedo: c’è qualchedun che vuole sedersi a ragionare di un socialismo democratico, semplice e culto? Avverto subito che non son militante, al fin di non rischiare mai la deriva militonta, ché la soglia critica mai vien meno, Deo gratias.

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