Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

La donna terapeuta

(Qui accanto Keira Knightley e Michael Fassbender in A Dangerous method )

La donna si è sempre presa cura di tutti, dei bimbi, dei vecchi e degli uomini. E’ terapeuta per natura, se diamo all’antica parola greca il suo significato filosofico originario: il “prendersi cura” di qualcuno. Vediamo da dove “viene” questa straordinaria parola, prima di tornare al tema specifico.

Il termine terapia deriva dal greco θεραπεία (therapeía) e si può intendere bene nell’accezione di “procedura verso la guarigione”, soprattutto in ambito medico-clinico. Da un secolo e mezzo circa del termine filosofico si è impadronita anche la psicologia, nel trattamento dei disturbi mentali o di alterazioni psico-sociali.

Il significato di terapia oggi dipende dalle definizioni di salute e patologia e degli strumenti diagnostici utilizzati per analizzarle. Sappiamo anche che le terapie possono essere denominate in modi diversi: farmacologiche, chirurgiche, profilattiche, di sostegno, riabilitative, o palliative (ad esempio del dolore).Tra le terapie riabilitative e palliative troviamo: la fisioterapia, la pet therapy, la musico terapia, la clown terapia, l’arte terapia, la moto terapia, la prano-terapia, etc.

Ma la terapia è anche qualcosa d’altro, è attenzione, e pochi oggi hanno attenzione per l’altro. Io stesso sono cagionevole di attenzione.

Detta anche “cura” la terapia è un concetto applicabile a ogni attività volta ad alleviare, ridurre o estinguere uno stato di disagio. Da un punto di vista giuridico le terapie possono essere esercitate solo da professionisti riconosciuti, come il medico, lo psichiatra, lo psicologo, il fisioterapista, etc. E’ in discussione se possa definirsi terapia anche il counseling o la consulenza filosofica: nel senso corrente del termine penso di no, mentre se la intendiamo nel senso classico, socratico-platonico, direi di sì, soprattutto se si tiene conto di un’accezione più universale, più antropologicamente completa, come quella del “prendersi cura” dell’intera persona, non solo del sintomo o della malattia.

Ma la terapia è anche qualcosa d’altro, è considerazione dell’altro come altro-io, non come tu, e io, sempre cagionevole, ogni mattina mi esercito a considerare l’altro come un io, come fossi io.

Denominati Terapeuti erano i membri di un movimento religioso giudaico presenti dal I secolo soprattutto in Egitto e fino alla Grecia. La loro dottrina era piuttosto sincretistica (cf. Filone di Alessandria, De vita contemplativa, e Eusebio di Cesarea, Historia Ecclesiatica), mentre i costumi di vita erano caratterizzati da sobrietà, studio e riflessione sulle Scritture sacre, in qualche modo simili a quelli degli Esseni.

La preghiera per i Terapeuti era importante anche come ispirazione pratica per le prime chiese cristiane: uno dei testi più antichi di preghiera eucaristica è la paleoanafora alessandrina contenuta nel papiro Strasbourg Gr. 254, la quale mostra una chiara dipendenza dalla benedizione di Yotzer Or, uno dei testi che precedono lo Shema Israel (ascolta Israele) nella liturgia giudaica, così come la preghiera del mattino o della luce che viene fu ispirazione forte per il primo monachesimo cristiano dei Padri del deserto.

Filone di Alessandria riferisce che per i Terapeuti la preghiera era una medicina che curava non solo l’anima ma anche il corpo, tutta la persona credente.

Ma i terapeuti oggi sono le donne, ovunque nel mondo, liberanti prima ancora di essere liberate, nei mondi chiusi dell’islam radicale, ma anche di certi nostri ambienti e culture giudicanti, e ciononostante restano terapeute, curatrici attente e senza pretesa di gratitudine.

Io sono convinto che nell’evoluzione millenaria che ci ha condotto ai nostri tempi, sia rimasta la donna, come femmina del genere umano, a possedere ancora integre le qualità terapeutiche primordiali, perché tutto, madre, figlia, amante, sposa, amica, ascoltatrice paziente, perdonante, in attesa di attenzione, che spesso non arriva.

Ma lei è lì.

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