Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Il sogno della bimba

Aveva scelto un altro mare/ Dove crescevano i cavalli rosa,/

Aveva scelto un’alta collina/ Dove nascevano le acacie bianche,/

Aveva scelto il deserto giallo/ Dove crescevano le dune al vento,/

Aveva scelto una bimba bella/ Con gli occhi scuri d’un bel sorriso.”

 

Scrivevo più di tre lustri or sono per la bimba che è la mia, e che a volte, ora già grande, attraversa la malinconia.

Che tempo è passato da quei racconti, da quelle intuizioni talora di già spiazzanti. E che dire delle parole non dette, dei pensieri trattenuti, delle cose non fatte insieme, delle musiche ascoltate a tratti e poi lasciate spegnersi nel calare del giorno.

Ora tutto il tempo è davanti a lei a me a noi, quello che resta a ciascuno, diverso, come è per natura che sia.

La strada è fatta di strade, sentieri, itineribus personae, che vanno nel tempo e fanno la storia, le storie che sono la storia. Abbiamo bisogno di soste, di respirare profondo nella giornata che viene ogni alba. Until remains the day, quel che resta del giorno.

E ogni volta che torna la luce illuminando il mistero notturno, intiepidendo l’aria e frenando il burian, o accompagnando il vento che viene dall’Est.

Chi può sapere l’accadere delle cose future, cioè il da farsi, ma non ha importanza. E allora, in quei tempi, prima che venisse e dopo che la bimba era già venuta al mondo, scrivevo di…

 

STAGIONI o de

I colori, i rumori, gli odori, gli eventi che scandiscono il tempo interiore. Il paesaggio dell’anima, diverso per ciascuno di noi.

La calda stagione ha voci/ Che quietamente complottano nelle boscaglie/ Prima che tutto nell’autunno allibisca/ E gli uccelli migratori se ne vadano.

 

OLTRE LA CERCHIA DELLE MONTAGNE o

La scoperta di ciò che è lontano. O sembra. L’inizio di un lungo viaggio.

IGUAZU’

È l’onomatopea dello sciamano/ È la quebrada [1] del Sudamerica/ È il canto della tigre millenaria/ È un vento/ È il tempo fermato/ È il tempo che ritorna/ È madre e cielo e terra e rocce/ È limo fertile/ È potenza e tenerezza e dolore/ È un grido di terrore/ È voce di allegria/ È parola tronca/ È il volo rischioso delle rondini/ È un atto e perfino un desiderio/ È il colore dell’acqua sospesa.

[1] Spagn.: avvallamento, canyon

 

L’ALBERO DI SICOMORO che

E’ quando ti accorgi che non puoi vivere senza la compassione, perché anche tu sei da compatire. Proprio quando ti sembra di essere più forte. [1]

Qualche volta/ Di sera,/ Alla fine del quotidiano fibrillare,/ Val la pena di rileggere Luca/ Laddove narra di Zaccheo,/ Esattor [e imbroglione],/ Uomo di modi melliflui,/ E di tutti i tempi,/

Per verificare se non serva a ciascuno/ Salire sull’albero di sicomoro,/ Per vedere al di là del palmo del naso,/ E magari anche, [con un po’ di fortuna],/ Sentirsi chiedere:/Scendi di lì ché quest’oggi/ Cenerò a casa tua“.

[1] Vangelo secondo Luca 19, 1-10.

 

LA NUOVA VITA o

L’impercettibile passaggio all’essere. Il mistero del nascere e del morire. Partire comunque sempre per un lungo viaggio la cui meta non conosciamo.

BEATRICE

Tua madre è stata nel miracolo/ Compiuto/ Per rispondere/ Al segno/ Proveniente/ Dal giardino dell’inizio.

 

(da La cerchia delle montagne, edizioni Arti Grafiche Friulane, Tavagnacco – Udine – 1998)

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