Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

I piedi nell’erba

invernoInverno e gabbiani nella campagna silente, terra scura e orizzonti sfumati da una lieve nebbia mattutina incontro, viaggiando leggero, in bicicletta.

Il cielo ha colori che si stemperano dal grigio tenue a parvenze leggere d’azzurro, poche automobili lungo la strada che porta a borghi lontani, invisibili agli occhi del viandante. Oltre filari di tronchi scuri, oltre le zolle arate di fresco, oltre la curva che si perde nella brughiera.

Si sta oltre l’autunno e l’inverno incombe, con la sua lenta parvenza, con lo struggimento alto della natura infreddolita. Il vento è fermo oltre la cortina degli arbusti che segna l’orizzonte, pronto a vibrare tutta la sua forza sulla strada, il vento che viene da oltre le montagne dell’oriente, dove la loro linea a curve si disegna contro il cielo. Oltre il confine vivono altre genti, che parlano come quelle delle Valli favolose, e narrano storie antiche, come per far venire il sonno ai bambini nelle lunghe sere dell’inverno, quando ghiacciano i fiumi, e i torrenti si pietrificano nelle briglie petrose dell’alveo.

Ancora memorare d’antiche fiabe, raccontate dal nonno al nipotino, nonno silente come la campagna che mi circonda.

Ultima notte nella Villa sospesa, al secondo piano, solido palazzo di tante vite, ora è l’alba, la prima con i piedi nell’erba dopo tanti anni, mistura di lieve malinconia e senso del tempo che passa.

E finalmente, in questi giorni di primo inverno, metterò di nuovo i piedi sull’erba, dopo tanti anni volati, dopo esser passato dalla giovinezza a quest’età indefinibile, né giovane né vecchio, quasi addomesticato da un canto, come da un blues lontanissimo. Si sta come d’autunno, canta il poeta, e io che finalmente posso sedermi di nuovo sotto l’albero della vita, non sotto l’albero della conoscenza del bene e del male, che cresce altrove, che fiorisce nell’altrove.

Se una  volta era il gelso contorto della mia infanzia, ampio di foglie verdeggianti nel cortile dei giorni passati, ora è l’ulivo, albero dell’inizio e del prosieguo, albero antico, come nelle parabole della sapienza biblica, la cui ombra mi accoglierà benefica, e lì potrò sedermi in silenzio, con lo sguardo che si perde seguendo le nuvole.

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