Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Tempi nuovi, curiosi, terribili e idioti

gnespaOgni giorno che viene sembra che porti un tempo nuovo, curioso, terribile e idiota. Non termina la eco di Dacca, che Nizza orrorifica, che Monaco stupisce nella tristezza di altre morti, e mentre scrivi eccone altri, bombardamenti di ospedali in Siria, colpi di machete in Germania, “femminicidi” ovunque, mentre la Boldrini premia chi adotta cani e gatti adulti.

Se la crescita industriale, mese su mese è dello 0,1 % invece che dello 0,2, i giornalisti strepitando ululano “crollo della produzione industriale”. Per me il sostantivo “crollo” significa “crollo”, cioè devastante catastrofe, stravolgimento delle strutture, come da etimologia greca di catastrofe, avete presente una casa che crolla?, non lo sbrecciarsi di un pezzo dell’intonaco, ma loro non lo sanno anche se sono quasi tutti laureati: infatti, lavorano per i “midia”, no?

E’ come se i “midia”, non si sa bene perché, godano nella sottolineatura delle negatività, e così facendo le promuovono, come insegna ogni psichiatra che si rispetti: l’effetto emulazione dell’azione mala è fortissima nei confronti dell’80% di idioti che si aggira per l’orbe terracqueo.

Le parole sono messe lì a caso, per schemi, per aliquote di banalità e di ripetitiva ovvietà.

Non so che fare, se non scrivere qui e parlare dove ho la parola, grazie a Dio in non poche occasioni, per smascherare la terribile minaccia dell’ignoranza colpevole, della cognizione approssimativa e pigra, del parlarsi addosso solo perché si ha l’apparato fonatorio.

I tempi che viviamo non sono più stupidi dei precedenti, ma subiscono l’effetto moltiplicatore dei “midia”, a partire dalla stronzissima pronunzia all’inglese di un termine latino, perché l’idiotaggine è nei dettagli linguistici, nelle espressioni trite e abusate, nell’assenza di approfondimento e di sguardo più alto e profondo. Come ci mancano persone come Alexander Langer, di questi tempi, o come Aldo Moro o Adriano Olivetti. Come ci mancano.

Mi manca anche Paolo VI, con i suoi dubbi e le sue ritrosie, le sue ansie e la sua bellissima prosa: caro lettore, leggi le sue meditazioni sulla morte, sono consolanti, le si trova sul web.

Mi manca il silenzio che fino a qualche anno fa era possibile cercare e trovare negli interstizi delle giornate, quando c’era un solo tg in bianco e nero e le notizie erano lette da signorine e signori alfabetizzati di un buon italiano. E le musiche degli annunzi e delle sigle non erano campionate, ansiogene, assillanti, erano quasi motivi di sinfonie. Me lo chiedo ancora: è perché sto invecchiando? o perché l’insopportabilità di questa situazione sta superando ogni decente limite?

Quando la Vodafone sarà incriminata per i suoi spot offensivi della decenza e dell’intelligenza?

I mio è un brontolare sterile, o una denunzia fondata? Quando smetteremo di lamentarci, anche del molto che abbiamo? Quando sentirò un pubblico dipendente ammettere di essere un privilegiato rispetto ad altri lavoratori? Quando?

E mi dispiace non citare Primo Levi anteponendo al “Quando” il suo “Se non ora”, perché non la vedo bene.

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