Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

venditori di fumo, lobbisti, pokeristi, mediatizzati, millantatori

furrrboQuanti ne conosco. Ieri uno di più: ero al seminario bimestrale nordestino, in quel di Mestre, di Phronesis, l’associazione dei filosofi consulenti italiani e abbiamo ospitato, visto che si trovava lì, uno degli esperti più mediatizzati del sistema televisivo italiano, uomo che affascina turbe di spettatrici e qualche spettatore (una traccia per il caro lettor gentile: baffi e maglione). Bene: chiestoci quale sia il ruolo scientifico, professionale e sociale dei consulenti filosofici, e ottenuta sobria spiegazione, non è stato più in grado di reggere una discussione che verteva sulla vita umana, l’argomentazione logica, le scelte, l’etica, il senso delle cose. Dopo averci detto che invadiamo il suo terreno, e aver ascoltato un po’ le ragioni per le quali ciò non è vero, se ne è andato con un’alzata dalla sedia un poco sussiegosa.

Noi non prendiamo soldi se qualcuno ci intervista, ma cerchiamo di continuare a vincere la nostra ignoranza, senza stancarci di studiare, e sapendo che il cervello e la cultura sono l’antidoto più forte all’imbarbarimento in atto, differentemente dagli esperti mediatizzati senza contradditorio.

I giocatori di poker sono una categoria affine: questi sono capaci di bluffare e di pazientemente attendere le mosse dell’avversario, sorridendo sornioni in attesa che il loro cervello, per prove ed errori, convogli la mano verso la mossa, illudendosi di essere più intelligenti di chi battono al gioco, ma sono solo dei furbi allenati.

I lobbysti (lo scrivo con la ypsilon) son personaggi capaci di tutte le entrature nelle stanze del potere, spesso millantatori e fors’anche tendenzialmente corruttori. Questi personaggi valgono per quanto sanno condizionare altri, ma sotto il profilo morale assai meno. Si sa che il professore Valletta fosse uno di questi, ma era anche molto, molto altro, mentre i suoi attuali eponimi o emuli ne sono solo l’ombra furtiva.

I media costruiscono stereotipi e personaggi adeguati alla stereotipia, vale a dire alla metafora derivata dalla medicina e dall’arte tipografica (ripetizione, perseveramento di atti, abitudini, riga di caratteri di piombo per stampare), figure incapaci di uscire da comportamenti e detti, in questo caso, atti al messaggio televisivo, che debbono essere semplici e riconoscibili. E dunque essi sono depositari di molte banalizzazioni linguistiche ed espressive, utilizzano termini “politicamente corretti” e parimenti insignificanti. Sono gli “addormentatori” contemporanei dello spirito.

Il millantatore (da millanta, cioè qualità spropositata) è un tizio caratterizzato da atteggiamenti boriosi e vanagloriosi in pubblico, capace di menzogne e di iperboli impressionanti. Se viene a mancare dal contesto in cui opera non se ne accorge nessuno. È un tizio presente in tutte le letterature, ad esempio in Boccaccio nella novella Calandrino e l’elitropia, dove si legge: “Haccene più di millanta, che tutta notte canta”.

Questi signori e signore, spesso locutori a vanvera, ignorano come funziona il cervello umano, pensando di pensare decidendo, ma in realtà sono pensati dallo specchio che opera nella loro scatola cranica. Peraltro, a loro danno, sono caratterizzati, in fondo, da un’autostima deboluccia e da un’identità barcollante, un po’ come i supertifosi che si identificano patologicamente con la cosiddetta “squadra del cuore”.

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