Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Freud vs. Max Weber, vel potestatis pecuniaeque libidinis

max weberL’eros per Platone è il motore del mondo e dell’umana attività. Il grande ateniese però intende questo dàimon come un qualcosa di molto diverso dall’accezione successiva, molto più limitata.

L’uomo desidera molte cose: potere, ricchezze, sesso…, e le desidera senza porsi il problema della misura, anzi. Solo nel sesso la può sentire per ragioni obiettive (eh eh), forse (o senza forse), ché di potere e denaro può enfiarsi a dismisura, senza che il soggetto si senta sazio.

Freud dà molta importanza al desiderio sessuale, che chiama libido, ma la libido “freudiana” può non essere solamente considerata una dimensione relativa al sesso, bensì riferibile a tutta l’attività desiderante naturale, se non altro come metafora illustrativa.

Vi è dunque una libido sexualis, ma anche una libido potestatis e una libido pecuniae. Max Weber ha studiato a fondo il tema del potere (e della leadership), riconoscendo esserci verso di esso una pulsione umana naturale fortissima. Vi sono persone, maschi soprattutto, che non hanno dubbi: tra potere e sesso scelgono il potere, anche perché forse hanno qualche problema con il sesso. Altri li abbinano: usano il potere per ottenere sesso.

Il potere è una brutta bestia, perché stimola spesso i sentimenti peggiori e le passioni più insane: si manifesta nella sua pessima veste in tutti i contesti. Accanto a Marco Aurelio, nella storia romana, si può mettere  Caligola o lo stesso suo figlio Commodo. Se il grande imperatore filosofo viveva l’esercizio del potere con sapienza e misura, suo figlio, come altri, lo visse nel modo più deteriore.

Così i tiranni di tutti i tempi, luoghi e stagioni. La tirannia è una tentazione forte, che esalta e insuperbisce chi riesce ad esercitarla, sviluppando una concezione delle relazioni interumane oppressiva e ingiusta.

Il superbo è poi anche invidioso, perché vuole il potere e il denaro (e a volte anche il sesso) se non solo per sé, prevalentemente per sé.

Nell’infernale circolo vizioso di una ricerca ossessiva del potere e del denaro stanno in nuce molti conflitti potenziali e reali.

Per questo è opportuna la misura, l’equilibrio in ogni attività desiderante, ché l’uomo più rapace risulta spesso, alfine, il più cagionevole e fragile. Basta l’abbaiar di un cane più giovane e vigoroso per zittirlo, cosicché, da debole e vile con i forti, si ritira nel guscio fino a scomparire.

Il magnanimo, invece, che conosce il valore delle cose, e sa metterle al giusto posto nella scala dei valori, conosce la propria finitezza, ed è naturalmente perfino altero con i superbi e umile con i deboli, sapendo che in un attimo può affiancarli nella debolezza, mentre l’arrogante tiranno crolla per le terre in un lampo, e senza possibilità di rialzarsi.

Sic transit gloria mundi.

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