Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

…caro lettore ti racconto un’idiozia

…viaggiando in auto ne ho sentita una che non mi ha stupìto ma fatto inc. (quello che volete voi).

A Palermo una insegnante di italiano delle medie è stata condannata nei giorni scorsi a trenta giorni di carcere poi ridotti a quindici (chiaramente si tratta di pena non scontabile dietro le sbarre, ma comunque pena) per avere fatto scrivere a un allievo undicenne di prima media cento volte “sono un deficiente” perché aveva insultato un compagno di classe dicendogli gay e frocio.

Il dispositivo della sentenza, redatto con la collaborazione del Consulente tecnico psicologo recitava più o meno così: “(…) è inammissibile che un insegnante, se pure al fine di educare l’allievo, usi termini e linguaggi tali da turbare il normale sviluppo evolutivo dell’allievo, offendere la personalità morale, cosicché etc etc“.

Mi meraviglio che la professoressa se la sia cavata così a buon mercato coi tempi che corrono, quando per essere à la page e politically correct bisogna esagerare. Tutti diritti sono, niente doveri, tutti servizi da avere, niente comprensione da dare, tutti con la pretesa, nessuno con la domanda “che cosa posso fare anch’io?”

Se potessi parlare con quella insegnante le manifesterei tutta la mia solidarietà, e guarderei con forse impietosita pena quel giudice e il suo consulente.

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