L’Ombra del Lupo
I passi dell’ultimo o ultima della fila rallentavano nel fango. Scarpe inadatte facevano sprofondare e faticare. Era venuta una pioggia fitta all’improvviso in quell’inizio d’estate e la macchia verde e bruna di lecci e castagni sotto La Verna a metà del pomeriggio si era improvvisamente scurita come se stesse già venendo sera. L’odore del legno bagnato giungeva forte alla narici dei viandanti, tale da coprire ogni altro sentore che non fosse quello dell’aria quasi estiva inumidita dall’acquazzone.
I primi della fila erano scomparsi oltre i brevi e secchi tornanti del sentiero erto, dove a tratti emergeva la vena del granito, che si dipanava nel bosco ceduo e si portava verso un costone scosceso inaccessibile. Di lì sarebbe poi risalito con brevi curve fino al pianoro del monastero. Il loro comune pensiero era combattuto fra il desiderio di arrivare e il piacere della lunga camminata per zone incontaminate, dentro un silenzio armonioso, fuori della quotidianità confusa stordente, accanto a una solitarietà condivisa e siffatta muta dall’eloquenza del silenzio stesso.
In lontananza si udiva un suono di campane frammisto allo scrosciar della pioggia tra i rami degli alberi. Il rumore dei passi era cadenzato e lento, come una inesorabile sequela.
Un’ombra improvvisa dietro le spalle. Che era stato? Hai visto, chiese la donna che chiudeva la fila a un signore che la precedeva di poco. Nulla, ti sarà parso, in questo frastuono di pioggia e di passi, di luci e di ombre può succedere. Può capitare di sentire o vedere quello che i chiaroscuri fanno apparire.
Tra i chiaroscuri può apparire qualcosa che realmente esiste, ma anche qualcosa che esiste solo nella tua mente. L’apparire dunque può riguardare sia l’essere sia il non-essere, che non è propriamente il nulla.
La fila procedeva a un ritmo buono, senza sussulti, così pareva agli ultimi, ma in realtà si era creato un buco tra coloro che avevano comminato più rapidamente e quelli che si erano un poco attardati lungo le rampe più erte del sentiero. I primi sembrava ormai facessero parte di un altro gruppo, perché avevano un altro passo, come sempre accade quando gli uomini si mettono in cammino sui ricorrenti esodi che la vita prepara. Ognuno deve andare avanti con il suo passo, senza cercare di tenere per forza il ritmo degli altri. Non è sano pretendere di fare ciò che non si può fare per mostrarsi diversi da ciò che si è. La verità su se stessi è la cosa più importante ed è la scelta che ogni “io” deve fare nella paziente ricerca di una riconciliazione con il proprio “sé”. Anche se qualcuno sostiene che è impossibile.
Il secondo gruppo era dunque arrivato a una svolta sopra la forra che dava sull’altro versante della montagna, quando ancora una volta chi chiudeva la fila o giù di lì ebbe la sensazione che un’ombra furtiva si fosse manifestata tra le ramaglie fitte.
Un’ombra di qualcosa o un’ombra nella mente di chi stava camminando? Il dubbio cominciava a serpeggiare nella testa di quest’ultimo (o ultima). A volte abbiamo delle impressioni (gli antichi le chiamavano species impressae) che non corrispondono alla realtà verificabile (o falsificabile) che occorre. Ma le impressioni, anche se non corrispondenti, fate conto di un fantasma, di un animale implausibile, di una presenza inattendibile, sono “cose vere” o “false”?
E lì, quell’ombra, era l’ombra di qualcosa che realmente si stava aggirando nel bosco sotto La Verna o no?
La sera era quasi giunta e anche gli ultimi ritardatari si stavano infilando nel portoncino della foresteria, fradici di pioggia e stanchi della lunga camminata. La cena si svolgeva nel clima dialogale fraterno che si riesce a creare meglio nei luoghi dove non ci sono orpelli mediatici, dove non occorre apparire diversi da quello che si è, dove le seconde maschere non servono, e la verità su ciascuno pare riemergere da precordi sepolti. Qualcuno aveva anche recitato una breve preghiera di ringraziamento.
E allora, un signore distinto che stava soggiornando lì da qualche settimana, uno scrittore in cerca di quiete, disse agli astanti sorpresi: stavate raccontando di quell’ombra che vi era parso di intravvedere nel bosco, quasi di un animale che vi seguisse. Bé, dovete sapere che da qualche tempo nei dintorni de La Verna sono stati avvistati dei lupi, i quali si tengono solitamente bene distanti dall’uomo, ma hanno ripreso a colonizzare questa zona appenninica.
Un lungo brivido percorse la schiena degli “ultimi della fila” specie di quell’insegnante che la chiudeva.
Il lupo li aveva seguiti nascondendosi tra gli alberi e silenziosamente gli aveva fatto da scorta, quasi per sincerarsi che uscissero dal suo dominio.
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