Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Solida argumenta reprehendo vobis de consulta democratica A.D. VI Id. IVN (8 Giugno 2025) – intellectuale caritate – sicut Benedictus XVI humile gratia docebat: Referendum, partecipazione diretta dei cittadini alla legislazione nazionale, esercizio democratico e anche, etiamsi tamen… foriero di inganni

Pazienti (cong. esortativo, giammai imperativo) il gentil lettore, ma debbo, in proemio, indicare la ragion sufficiente, come direbbe il grande Johann Gottfried Leibnitz, (e fors’anche sovrabbondante), per cui ho inteso affaticarmi in questa sede, in questo tempo, su questo argomento.

Per carità intellettuale, che mi pare necessiti di essere esercitata in questo frangente, in cui tanta mestizia mi avviluppa di fronte a tanta tecnical et politica et morale ignorantia. Perché so che come il Signore dispersit superbos mente cordis sui… hodiernos illis similes disperdet.

L’8 giugno prossimo sono convocati cinque referendum su svariati temi incentrati sul lavoro e sulla cittadinanza. Proverò a parlarne senza “militare” (specifico: si tratta di un verbo al modo infinito), perché ciò mi sembra deontologicamente ed eticamente corretto, e perché “mi viene piuttosto facile” – in questo caso – non-militare, ma ragionare nel merito e sui fatti, a differenza di altri che fanno fatica a distinguere tra i due modi di ragionare. Dico la verità: quando dialogo con qualcuno che non riesce a separare rigorosamente le due modalità riflessive, pur avendone i mezzi e la cultura di base, irascor tremendissime. Trovo, di codesti humani, esemplari in ogni dove cultural-politico, dal Plebis Tribunus al Patricius, e financo al Popularis, siffatti simili da una comune impazienza semplificatoria. Maked like. Ignorantia rerum arrogantiaque simul vivunt et decedunt.

Ne parlo anche perché ritengo di essere, anzi sono – in particolare – persona di riconosciuta competenza sui temi del lavoro e sociali, mentre ascolto affermazioni di politici assolutamente incompetenti nel merito, accompagnati nell’ignoranza da qualche sindacalista (tra i promotori principali dei primi quattro quesiti referendari). Proporrò delle riflessioni critiche su referendum che di per sé pongono contraddizioni politiche e giuridiche non banali, sia perché la legge principale in questione, il Jobs Act fu emanata da un Governo a guida PD (dell’a-me-antipatico Renzi, e so di essere in ottima compagnia in ogni dove dell’emiciclo parlamentare), e oggi viene contestata, perché quella legge era allora ed è opportuna oggi per gestire il mercato del lavoro, eticamente, giuridicamente e sociologicamente, come spiegherò.

Innanzitutto propongo i temi relativi ai referendum e ai quesiti, li commenterò uno per uno e dichiarerò tranquillamente la mia scelta di voto..

  • 1. Contratto di lavoro a tutele crescenti – Disciplina dei licenziamenti illegittimi: Abrogazione”. Questo quesito riguarda il Jobs Act e propone l’abrogazione della disciplina sui licenziamenti previsti dal contratto a tutele crescenti. Attualmente, nelle imprese con più di 15 dipendenti, un lavoratore licenziato illegittimamente non ha diritto al reintegro. L’abrogazione di questa parte permettere un reintegro dello stesso.

COMMENTO

Chi ha proposto questa modifica mostra di NON CONOSCERE la struttura economica, industriale, commerciale e produttiva dell’Italia, né la cultura del lavoro attuale, né la sua storia. Il 90% delle imprese italiane è di dimensioni medie, piccole o molto piccole; la relazione tra i datori di lavoro e i lavoratori è spesso, quasi sempre, amicale, familiare, di fiducia reciproca, per cui il maggior legame tra le due parti è costituito proprio dalla fiducia reciproca, come peraltro prevedono il Codice civile e tutti i contratti collettivi di lavoro, ma soprattutto dalla relazione stessa, anzi dalla qualità di questa relazione. Se viene meno la qualità relazionale, in dette dimensioni, non si può dare – ragionevolmente – un ripristino della situazione ex ante. O no? Chi pensa il contrario, si faccia aiutare dalle discipline psicologiche, che hanno descritto un tanto fin dai tempi più antichi, quando dette discipline si chiamavano filosofia razionale (cf. Aristotele), e con accurata profondità e linguaggi diversi nell’ultimo secolo.

Se avviene un licenziamento illegittimo, pur potendo essere tale anche eticamente e formalmente, di fatto un ripristino della situazione ex ante è irrealistica per le seguenti ragioni: a) il lavoratore non rientra mai volentieri in un ambiente che lo ha respinto, b) è difficile per l’azienda rioccupare una persona uscita anche per ragioni illegittime, Per questo la norma del Jobs Act, riprendendo norme precedenti, ha previsto la tutela risarcitoria in caso di licenziamento illegittimo.

Pertanto, invece di ripristinare la reintegra nel posto di lavoro, si sviluppi una sempre maggiore cultura della gestione partecipativa e di coinvolgimento, che però, comunque, nelle piccole imprese già esiste, in generale, perché il dipendente della piccola azienda è spesso l’alter ego del titolare.

Da ultimo, il cittadino che tenderà a votare “si” consulti le statistiche di merito e scoprirà che nel decennio di vigenza del Jobs Act non è successo nulla di negativo per i lavoratori! Mi sembra un fatto non banale. Se invece, per pura “militanza” (militonta) di parte si vuole sostenere il contrario, chi fosse di questo avviso si troverebbe di fronte un detto tommasiano (di Tommaso d’Aquino) inoppugnabile: contra factum non valet argumentum, cioè, contro il dato di fatto non ci sono argomenti contrari. Pura logica. Chi sostenesse che questo articolo del Jobs Act ha provocato danni ai lavoratore, ripeto, andrebbe contro la logica naturale.

Voterò: NO

I promotori di questo referendum non hanno capito quanto ho cercato di spiegare sopra e con il quesito, che spero fallisca, non portano alcun contributo reale e concreto ai lavoratori.

  • 2. “Piccole imprese – Licenziamenti e relativa indennità: Abrogazione parziale”. Questo quesito mira a rimuovere il limite all’indennità per i licenziamenti nelle piccole imprese. Oggi, in caso di licenziamento illegittimo, il risarcimento non può superare le sei mensilità. La sua abrogazione parziale permette di superare le sei mensilità di indennità.

COMMENTO

Provi il cittadino elettore a mettersi nei panni dell’artigiano che dovrebbe riconoscere anche dieci o dodici mensilità alla persona licenziata. I bilanci delle piccole imprese a volte sono risicati, pur garantendo un’occupazione significativa e continuativa nel tempo. Forse che sei mesi non bastano a chi si trovi licenziato per trovare un’altra occupazione? Ricordo ai promotori di questo quesito che esiste anche il beneficio della Naspi, una specie di indennità economica che può durare fino a 24 mesi e ammontare fino a 18/ 20.000 euro.

Voterò: NO

  • 3. “Abrogazione parziale di norme in materia di apposizione di termine al contratto di lavoro subordinato, durata massima e condizioni per proroghe e rinnovi”. Il terzo quesito propone di reintrodurre l’obbligo di causale per i contratti di lavoro inferiori a 12 mesi per garantire una maggiore tutela ai lavoratori precari.

Senza che quanto dirò in seguito appaia troppo paradossale, una misura del genere, introducendo l’obbligo di apporre la causale del rinnovo del periodo a tempo determinato, ridurrebbe le possibilità di occupazione. Vivaddio, ma chi propone queste modifiche sa come funzionano le aziende? Mi pare di no. Infatti, molti militanti (militonti) non sono mai entrati in una fabbrica italiana, che fa parte del secondo più potente sistema manifatturiero europeo, dopo la Germania, essendo il primo per i settori meccanici. La “volenterosa” e improvvidamente bellicosa (che offre all’Europa il suo ombrello nucleare, che tristezza!) Francia, mon cher Monsieur le Président Macron, viene dopo.

Spiego meglio: le aziende assumono e prorogano i contratti, talvolta, anche senza sapere con assoluta precisione che cosa far fare al lavoratore dopo il primo o anche il secondo periodo a tempo determinato. Perché si comportano in questo modo? Perché sono irrazionali e vogliono sprecare denaro aumentando irragionevolmente i costi del personale? Assolutamente, no!

Sappiano i fautori di questa modifica che l’imprenditore intelligente, se incrocia un lavoratore valido, piuttosto che perderlo al termine del periodo a tempo determinato già convenuto, lo trattiene, e certamente troverà un modo per valorizzarne la presenza in azienda.

I propositori di questo referendum non si rendono evidentemente conto che per un eccesso di burocrazia garantista e formalista, rischiano di non sfruttare tutte le occasioni di occupazione.

Aggiungo, sempre per i “furbi” che sostengono l’esigenza che la proroga sia formalizzata in tutti i dettagli operativi, forse che ai lavoratori interessa questo aspetto burocratico oppure di avere un’ulteriore tempo per mostrare il proprio impegno e la propria professionalità? Spero di avere convinto almeno un paio di miei lettori, a votare NO.

Voterò: NO

  • 4. “Esclusione della responsabilità solidale del committente, dell’appaltatore e del subappaltatore per infortuni subiti dal lavoratore dipendente di impresa appaltatrice o subappaltatrice, come conseguenza dei rischi specifici propri dell’attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici: Abrogazione”. Il quarto quesito, legato alla sicurezza sul lavoro, intende ampliare la responsabilità dell’azienda che commissiona un appalto. Attualmente, questa responsabilità riguarda solo i rischi generici, mentre la proposta mira a includere anche i rischi specifici legati agli incidenti.

COMMENTO

Voterei sì, ma mi asterrò, pensando alle difficoltà finanziarie ed economiche che incontrano soprattutto le piccole aziende. Più che sugli aspetti sanzionatori aggiuntivi si deve lavorare sulla cultura della sicurezza. Parlo di questi temi con buona cognizione di causa, poiché mi occupo di sicurezza dal punto di vista dei Codici etici e degli organismi di vigilanza, che hanno come focus del proprio intervento proprio i temi della salute e sicurezza del lavoro e dell’ambiente. Se negli ultimi due anni si è registrata una pericolosa inversione di tendenza in tema, con un aumento delle morti sul lavoro, la tendenza pluriennale degli ultimi decenni è in diminuzione significativa degli infortuni.

MIA POSIZIONE: ASTENSIONE

  • 5. “Cittadinanza italiana: Dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana”. Il quinto quesito, infine, riguarda la cittadinanza e propone di dimezzare da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale in Italia necessario per presentare la richiesta di cittadinanza.

COMMENTO

Non ho dubbi a votare sì, per alcune – a mio avviso – robuste ragioni: nel mondo e nel tempo la storia ha registrato continuamente migrazioni e spostamenti di persone, di famiglie e di popoli, che hanno sempre cercato opportunità di vita più favorevoli.

Da qualche decennio, in ragione di guerre, carestie e sfruttamento irrazionale e ingiusto delle risorse naturali, si stanno spostando molte persone dai luoghi natii o di provenienza delle proprie famiglie. Secondariamente, si registrano situazioni demografiche assai squilibrate tra il mondo occidentale e gli altri mondi dell’Asia, dell’Africa e del Sudamerica.

Si tratta di movimenti epocali che pongono temi e problemi di cultura, di consuetudini, di religiosità, etc., differenti anche in modo radicale. C’è indubbiamente un problema di comprensione reciproca, ma a questi problemi si può rimediare con una programmazione intelligente di formazione linguistica, culturale generale, civica e morale, che sono campi della conoscenza personale previ rispetto alla formazione e all’addestramento professionali. Queste persone devono sapere che vengono a lavorare e a vivere in Italia, che è una delle più grandi democrazie del mondo. Qui vige la Costituzione della Repubblica Italiana, non la Sharī’ah, anche se a volte pare che molti non glielo facciano sapere, come quei professori di un liceo lombardo che mandano gli alunni in moschea mentre impediscono la visita dell’Associazione nazionale del Bersaglieri che veniva a parlare di Costituzione e di difesa democratica della Patria. Ho confuso di proposito due fatti avvenuti in due scuole diversi in due regioni diverse, ma il prodotto idiota non cambia.

Mi pare che la richiesta di dimezzare la tempistica per il riconoscimento della nazionalità italiana al migrante da dieci a cinque anni, sia plausibile, legittimo, eticamente sostenibile, utile, e anche (esteticamente, in senso aristotelico) bello.

Voterò: SI’

INFINE

Ricordo a coloro che hanno deprecato chi sta invitando all’astensione, cosa che ho fatto anch’io, piuttosto duramente, con Ignazio La Russa, che in altre precedenti situazioni, politici di tutti gli schieramenti, a seconda dei propri interessi di partito, invitarono i cittadini ad astenersi: tra costoro anche l’emerito presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, attualmente – non so se suo malgrado – trovantesi nella Visio Beatifica della SS. Trinità.

Basta?

Questa sarà una tornata referendaria che fallirà, anche se Landini (e Schlein) si intesteranno tutto il 30/35% (non credo che vi saranno percentuali molto diverse da questo dato) dei votanti, e sarà un boomerang politico per i proponenti. Contenti loro…

Mi spieghi e mi aiuti il mio buon lettore come farò a scegliere chi votare a sinistra (soprattutto la sinistra che confonde stupidamente la tragedia di Gaza con i referendum) alle prossime consultazioni politiche.

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