Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Al 30 agosto 2023 (dal 1 gennaio), sono state uccise 71 donne in Italia, sette in meno rispetto allo stesso periodo del 2022, che erano state 78 (“una più una meno”, pare che sottenda il giornalista che riporta il dato statistico, anzi, forse lo dice pure). E no! maledizione, anche una sola donna uccisa è insopportabile… Ognuna di queste era lì dove c’era il suo assassino, perché?

Intanto, mentre scrivo, rispetto al numero di uccise e alla data riportati in titolo, ne sono state uccise altre cinque. Lo spazio numerico per “pareggiare” i conti con il 2022 ammonta a qualche decina ancora. Faccio fatica a scrivere queste righe, sperando per il bene, oltre ogni ragionevole dubbio, e che la contabilità assassina si fermi qui. ma il mondo e le vite umane vanno avanti, verso la vita e verso la morte.

Nel civile 2023 gli uomini maschi, solo in Italia, continuano a uccidere le loro donne, perché sì, l’ottanta per cento delle donne ammazzate è vittima di mariti, ex mariti, amanti, ex amanti, fidanzati o maschi che “pensavano che” lei li tradisse o perché non ne voleva sapere più di lui. Se è così, “lei deve morire, perché io sono il suo unico uomo“. Confesso che ho cercato di esplorare per quanto ho potuto questo abisso, da quando anche nella mia vita mi sono trovato nell’abbandono, io colto e abbastanza noto, io filosofo e teologo, io docente e tutor di giovani, io studioso della persona umana, della società e dell’ambiente aziendale, scrittore di libri e saggi, più volte premiato, io stimato, leale, affidabile e fede-degno nei vari ambienti che frequento e dove lavoro, io buono, io generoso, io altruista e sensibile, io capace di commuovermi per il male o il dolore altrui e di intervenire sempre secondo le mie forze e l’affetto che sento per chi è messo alla prova dalla vita e dal lavoro, io fisicamente coraggioso e capace di sopportare il dolore, così come tutti quelli che mi conoscono ben sanno. In una certa fase e in una certa vicenda anche le mie mani si sono mosse male verso un volto e un corpo, e grazie a Dio si sono fermate quasi subito.

Apprezza, caro lettore, quello che riesco a scrivere qui, con tremore e vergogna. Io ben lontano dalla santità, sono un uomo imperfetto e vulnerabile, bisognoso di affetto e di un abbraccio sincero.

Cosa significa tutto ciò? Da dove viene questo stillicidio di sangue e di morti violente? Dove nasce il sentimento e il processo mentale che porta all’atto di uccidere da parte dell’uomo-maschio? Che cosa scatta nella mente dell’omicida uomo? Intanto, a volte scatta e a volte procede lentamente nel progetto, nella premeditazione.

La donna non è “persona” intangibile per valore e dignità. No. Non risponde ai requisiti di un’antropologia filosofica sana, per cui ogni essere umano senziente e cosciente (consapevole di sé), secondo la sua struttura di persona, composta di fisicità, psichismo e spiritualità, maschio, femmina o trans (e quant’altra differenza si dia), è portatrice della stessa dignità e valore dell’assassino; e, sempre ogni essere umano senziente e cosciente (consapevole di sé), secondo la sua struttura di personalità, composta di genetica, ambiente e educazione, è essere umano unico, irriducibilmente.

Un’antropologia che, se ci si siede ragionando assieme, può consentire di convenire sul fatto che, pur essendo le due prospettive, quella della persona e quella della personalità, cognitivamente contro intuitive, sono comunque sempre com-presenti e veridiche, indefettibilmente, e accessibili alla pura ragione umana, alla normale logica-argomentativa in uso, che funziona di solito con efficacia.

Vero, dunque, è che donna e uomo etc., hanno lo stesso valore intrinseco, mostrato nei fatti in modi innumerevoli, per intelletto, capacità di intendere e di decidere (si veda l’elenco ragionato di donne del ‘900 nel precedente post!), e soprattutto di occuparsi della vita. Nientemeno.

E’ paradossale che chi si occupa della vita sia spesso condannato a morire con violenza da chi ha avuto la vita da una persona, una donna simile a chi uccide. Dire inaccettabile, non basta, perché è inutilmente retoricamente fastidioso e inefficace.

Torniamo alle domande iniziali riassunte in una: da dove viene la violenza del maschio sulla femmina umana?

Dalla storia senz’altro, perché la donna, nonostante sia stata prevalentemente sotto il dominio del maschio, ha sempre fatto paura. “La donna è pericolosa“, ha intuito e poi ha pensato spesso (implicitamente) il maschio padrone, “la donna è strega, la donna è misteriosa, la donna ha una mente incontrollabile, la donna è pericolosa“. Si leggano i processi di stregoneria del ‘500 e del ‘600, quando Galileo spiegava i cieli e Descartes il metodo del ragionamento per cercare la verità. Oppure nell’America di Benjamin Franklin, illuminista e com-padre della prima Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo, quante donne sono state annegate per stregoneria?

Le statistiche sono importanti, perché consentono di riflettere sul fenomeno. Se quarant’anni fa in Italia si registravano circa duemila omicidi di cui un quarto era di donne, in questi anni, quando gli omicidi si sono ridotti a un quarto di quel numero, le donne sono sempre un quarto del totale. Ma la statistica non basta, perché il sostrato culturale è rimasto quasi il medesimo di decenni fa. Eppure gli uomini-maschi hanno studiato, si sono laureati in questi anni 2000 (le donne di più!), ma ciò non conta. Pare.

Le donne uccise appartengono a tutte le categorie sociali e culturali, e i loro assassini lo stesso.

Si dice che deve cambiare la cultura dell’accudimento dei figli maschi da parte delle madri. Vero, ma non basta: intanto questa riforma della pedagogia dell’infanzia fa una fatica immensa a partire, perché l’infante provvisto di pene è ancora l’incanto genitoriale e del parentado. E’ difficile smantellare un costrutto educativo invalso da secoli e secoli, corroborato anche dalla religione istituzionale. Parlo del cristianesimo come dell’islam.

Occorre dirlo, al di là dell’Evangelo di Gesù, che invece le donne le accoglieva, e non solo perché erano la maggioranza tra i suoi discepoli, furono le sole ad “avere le palle” per assistere alla mostruosa crocefissione del Maestro, mentre gli apostoli maschi erano tutti fuggiti a gambe levate. Vigliaccamente, e Simon Pietro, poi primo “papa”, secondo la tradizione, il più vigliacco di tutti. E donne erano quelle che lo hanno visto la mattina di Pasqua, Maria Maddalena (una donna diversamente discussa) prima di tutte, e poi sua zia e sua madre Maria.

Mi si dice da una “sapiente naturale” che occorre vedere la genealogia di ciascuno, per cercare le tracce di un eventuale male. Io ho avuto in dono una genealogia “Pilutti” di mezzo millennio, dalla metà del XVI secolo. La ho compulsata e non ho trovato delinquenti: ho trovato artigiani, contadini, cercatori di fortuna, emigranti… e poi i miei nonni e mio padre. C’è un Gerolamo, cavaliere, sepolto nella chiesa cinquecentesca della beata Vergine del Rosario, a Rivignano. Mio padre ha ucciso in guerra, con la mitragliatrice e in una occasione all’arma bianca per legittima difesa.

In giro assistiamo anche all’uccisione crudele di animali, dal gatto preso a calci, al riccio, al capretto, ad Amarena orsa madre d’Abruzzo… Collego questi fatti agli omicidi di donne (ho già spiegato più volte perché non ritengo appropriato il termine “femminicidio”) a queste altre violenze, perché la violenza è unica. E’ frutto di “cultura” malata e di ignoranza, di arroganza e di proterva prepotenza, presente quasi essenzialmente nei maschi umani (il 99% dei killer seriali è maschio, perché?).

Vanno bene i “codici rossi” e leggi che obblighino le polizie e la magistratura a interventi in tempo reale quando una donna segnala anche solo accenni potenziali di violenza, che generano paura, ma non basta. E non basta nemmeno una nuova educazione da parte delle madri verso i figli maschi.

Anche la donna, compagna, moglie, fidanzata, amante, deve vigilare e non aspettare ulteriori segnali di pericolo, se ne ha già avuto sentore o prova. No agli atteggiamenti da “infermiera” affettiva e sostituta della madre, no! No alla pazienza e al perdòno comunque!

Anche la donna deve difendersi, e non solo con lo spray al peperoncino o con qualsiasi altro oggetto che trovi in situazione, ma “nella sua testa”. Deve cambiare anche la donna. Occorreranno decenni?

Ce la si farà? Forse, ma non c’è tempo da perdere.

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