Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Ciò che Meloni può (in auspicabile ipotesi) portare di positivo alla politica e alla Nazione Italiana

Chi mi conosce solo un pochino potrà pensare anche che sono impazzito a scrivere un titolo come quello sopra, ma chi mi conosce bene non si meraviglierà, perché conosce la mia autonomia di giudizio, che fa sempre premio sul mio orientamento politico, che è dalla parte opposta di Meloni.

Opero questo distinguo per mostrare ai “militanti” di tutti gli schieramenti politici come la militanza non debba mai sopprimere lo spirito critico dell’essere umano, provvisto di intelletto, conoscenze storiche e informazioni politiche.

Se Meloni riuscirà a varare un Governo ascoltando i consigli patriottici e politici del presidente Mattarella e di Mario Draghi inizierà con il piede giusto. Non mi soffermo qui su candidature e nomi, perché basteranno pochi giorni e la nostra legittima curiosità civica e democratica sarà soddisfatta.

Innanzitutto, evitando di dire ancora una volta il mio pensiero sull’idiozia cinquestelluta e leghista (che spero pagheranno in qualche modo) di aver fatto cadere Draghi, affrontiamo realisticamente la realtà dei fatti accaduti nelle ultime consultazioni politiche. Ha vinto lo schieramento di centro-destra-destra, soprattutto con Fratelli d’Italia, mentre la Lega salviniana ha preso una batosta epocale, e Forza Italia traccheggia su percentuali distanti una galassia dai tempi in cui era il primo partito italiano e Berlusconi in auge.

Ho una discreta fiducia che il nuovo Governo sia in grado di affrontare, in questa prima fase, i gravi problemi attuali: a) energia, b) bollette, c) guerra, d) economia, e) debito pubblico, f) semplificare gli apparati burocratici e accelerare i procedimenti giudiziari, g) ambiente e difesa del territorio… , dialogando con l’Europa di Bruxelles e Strasburgo e anche con le Nazioni “maggiori”, cioè Germania e Francia. L’Italia è in ogni senso la “terza” nazione d’Europa per l’economia, senza dubbio alcuno, la seconda per il sistema industriale, e addirittura la prima per le lavorazioni meccaniche.

Da un punto di vista politico invece l’Italia conta meno di quanto abbia diritto di contare, nella UE e nella NATO/ OTAN. Parto da qui: ad esempio, una delle richieste che dovrebbe fare Meloni è di accelerare la sostituzione del signor Jens Stoltenberg, che sbaglia pericolosamente ogni volta che apre bocca. Paolinamente stolto. Da pensionare.

Vengo al nuovo Governo con alcuni consigli: non toccare le legislazioni sul divorzio e sull’interruzione di gravidanza e dialogare con le Parti sociali, sindacati e imprenditori; non serve che aggiunga quanto è da farsi in tema di energia e di bollette.

Per quanto attiene riforme legislative di carattere socio-culturale relative ai diritti civili, sarà bene che il nuovo Governo non si limiti a dei niet, ma sia capace di proporre dei testi legislativi sui vari temi.

Ad esempio, su quanto poneva il D.d.L. “Zan”, non abbandonare il tema della omotransfobia, ma legiferare con un testo che non contenga equivoci, neppure per lontanissime ipotesi di fattispecie, che possano portare al reato di opinione.

Sulla maternità surrogata non cedere a una legislazione che ne permetta lo sviluppo; si promuovano piuttosto le adozioni. Su questo tema con attenzione ai contesti nei quali si possano dare… vale a dire non sempre e in ogni caso.

L’ipotesi di un utilizzo dello schwa rimanga uno scherzo di cattivo gusto di un certo politically correct che le tv e certi politici, anzi (più di) donne in politica, spesso mettono in evidenza, stupidamente, oppure per misteriose progettualità tese allo spegnimento dei neuroni. Altrettanto penso della idiotissima cancel culture.

Sulla aggressione russa all’Ucraina, il nuovo Governo deve mantenere una solida chiarezza di posizione a difesa di Kijv, senza tentennamenti. Su questo voglio compiacermi che Meloni abbia triplicato Salvini, perché altrimenti avremmo avuto un leader primario affascinato dal nazionalismo imperial-zarista di Putin. Tra l’altro, non tanto stranamente, sul tema torna la consonanza tra Lega e Cinque Stelle, già governanti assieme.

Desidero chiarire, parlando di un Governo “conservatore” le differenze teorico-pratiche fra, appunto, il conservatorismo e l’atteggiamento politico reazionario. Scrivo di nuovo che i due orientamenti non sono sinonimici, neppure in parallelo, anzi. Conservatorismo significa attenzione alla tradizione e cautela sulle innovazioni, in ogni settore della vita sociale, salvo che in economia. Reazione, invece, significa reagire a ogni progresso umano, intellettuale, socio-politico ed economico, talora stranamente affine a certi ambientalismi estremi.

La sinistra, prima di modificare i gruppi dirigenti, pensionando personaggi senza senso come… evito di fare nomi; deve chiarire dove vuole collocarsi sulle tematiche di cui sopra. In altre parole, deve chiarire se vuole evitare di allinearsi, come a volte sembra voglia fare, proprio ai vizi sopra richiamati, sotto i profili culturale, civico e politico.

Se la sinistra non esce dagli equivoci dell’ammiccamento continuo a quei deprecabili vizi, mi genera un sempre più grande progressivo e doloroso distacco.

Mi pare sempre più urgente, dunque, a duecento e venti anni dalla sistemazione metaforica e reale (mi riferisco agli emicicli dei vari parlamenti) dei termini destra/ sinistra, ri-considerarne gli aspetti distintivi.

Mi sembra inoltre che sempre di più la distinzione socio-politica tra i due schieramenti sia da collocare, per molti aspetti, su un altro piano intellettuale, ferme restando le distinzioni classiche, ancora marxiane, che qui non richiamo: vale a dire tra coloro che privilegiano la cultura e lo sforzo per acquisirla, la documentazione rigorosa sui vari temi e problemi in campo, e coloro che invece preferiscono le semplificazioni, le banalizzazioni da marketing elementare e il conseguente inevitabile impoverimento linguistico e dunque intellettuale e cognitivo.

I Cinque Stelle hanno provocato un danno enorme in Italia con il loro concetto antropologicamente assurdo e pericoloso dell’unovale uno. Certo è che sono riusciti a dimostrarne l’efficacia alle elezioni politiche del 2018, quando hanno portato a casa il 33% dei suffragi, facendo entrare in Parlamento una schiera di incompetenti (tra pochissimi altri di valore), come si dice, o scappati di casa, a partire dai capi di allora, che stanno venendo oggi miseramente inghiottiti dall’oblio. Come si meritano, secondo legge di natura.

Esperti nei processi di falsificazione del dato, oggi, attraverso il loro capo, il più volte da me nominato avvocaticchio, riescono perfino a convincere qualche giornalista televisivo (cf. Tg2 Post) di avere vinto alle ultime elezioni con il 15% dei consensi, perché paragonano tale numero alle percentuali dei sondaggi di qualche mese prima, che li davano al 8/10% al massimo, evitando di ricordare che la comparazione andrebbe fatta con il 33% raggiunto nel 2018. Si capisce bene che molti elettori 5S del 2018 sono passati a Meloni, ma ciò è stato dovuto alla confusione ideologica del Movimento di cinque anni fa, i cui capi sostenevano di non essere né di destra né di sinistra (!!!). Onestà intellettuale, comunque, a zero virgola uno.

Torno a Meloni e alla “sinistra” (la cui dizione ora virgoletto). Non aggiungo se non che, nell’interesse della Patria (a me è sempre piaciuto questo “Nome” nobile della terra in cui viviamo, chiamandola in questo modo “da sinistra”, e così evitando di lasciarne il monopolio proprio a Meloni) Italia, spero che il nuovo Governo operi bene e che l’opposizione si muova nel merito delle critiche in modo costruttivo.

Su questo, la sinistra vera, quella che mi ostino ancora a credere sia ancora (nonostante tutto) presente nel Partito Democratico, vigili (congiuntivo esortativo) sapendosi rinnovare con la ripresa di un dialogo vero con la società civile, con l’economia, con la cultura, con gli uomini e donne tutti (e senza schwa, ah ah ah!).

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