Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Il raglio dell’asino, ovvero di come la verità “scappa” (nel senso che è incomprimibile) sempre da tutte le parti. Alcuni asini di questi tempi: i genitori, oltre a diversi politici

L’amico Franco che non è esente da peccati, come peraltro ciascuno di noi, io in primis, mi ha offerto una interessante metafora, quella dell’asino che, anche se travestito da cavallo, non potrà mai confondere il suo padrone o il compratore, circa la sua natura di equino.

In altre parole, pure se agghindato come un destriero, un asino sarà sempre tale, perché prima o poi gli scapperà un potente raglio.

Il raglio non è un nitrito… E questo vale in ogni ambiente e in ogni situazione. Quante persone che sono asini cercano in tutti i modi di assomigliare a cavalli!

Attenzione, non sto denigrando l’asino, che è un animale intelligente, splendido, ma sto ragionando sul bisogno che molti hanno di apparire ciò che non sono. La politica è uno degli ambienti più ricchi di cavalli che ragliano.

L’attuale capo dei 5 Stelle è uno di questi. Parlo di Giuseppe Conte da Foggia, avvocato. Ma è solo un esempio, perché questo signore è in buona compagnia tra i suoi sodali e al di fuori, negli altri partiti. Devo dire che, dopo queste elezioni politiche, il meno “asino” di tutti, nonostante abbia compiuto molti errori di conduzione del suo partito, si è rivelato Enrico Letta, che ha capito di avere concluso il suo percorso e di aver esaurito la sua “spinta propulsiva” (efficace espressione berlingueriana) in un partito più confuso di lui. Per passione politica, mi auguro che il nuovo segretario rinnovi anche lo staff del segretario uscente, perché di livello politico penoso, impresentabile, con ciò augurandomi/ loro che vi siano persone migliori di queste ultime. Anzi, ci credo.

L’asino (Equus africanus asinus – Linnaeus, 1758), detto anche somaro, è un mammifero perissodattilo della famiglia Equidae. Deriva dall’asino selvatico africano (Equus africanus) attraverso una selezione della sottospecie nubiana.

Non occorre qui descriva l’asino, animale energico e nevrile, addomesticato dall’uomo da millenni, forse dal 3000 a.C. in Egitto, diffuso in diverse razze nelle varie regioni del mondo, le cui forme e abitudini sono note a tutti o quasi. Forse non ai ragazzi delle ultime generazioni, come mostra il racconto con il quale chiudo questo articolo.

L’animale è adatto al trasporto di some e al traino di carretti anche su terreni difficili, utilizzato anche dalla truppe alpine, anche se meno del suo fratello maggiore, il mulo, che nasce da un asino e da una cavalla.

Ai primi del ‘900 fu anche pubblicata dai socialisti una rivista di critica e satira contro gli scandali di quegli anni e le repressioni poliziesche, chiamata L’Asino, sotto la guida di Guido Podrecca, universitario cividalese e pupazzettista straordinario. I cattolici editarono Il Mulo, per far contro ai socialisti. Tanto per raccontare a chi non lo sa cose di un secolo fa e oltre.

L’asino di Buridano (o “Paradosso dell’asino”) è un apologo tradizionalmente attribuito al filosofo della prima metà del XIV sec. Giovanni Buridano (1295-1300 circa – 1361), ma che probabilmente non è dovuto a lui, poiché non si trova negli scritti di Buridano, né corrisponde alle sue idee relativamente alla libertà, dato che piuttosto egli oscilla tra il volontarismo e l’identificazione (aristotelico-averroistica) di intelletto e volontà. È probabile che la storia, derivata da un problema del De caelo (Aristotele, De caelo, II, 295 b 31-34), sia nata nelle discussioni di scuola, ove è documentata.

L’apologo narra come un asino posto tra due cumuli di fieno perfettamente uguali e alla stessa distanza non sappia quale scegliere, morendo di fame e sete nell’incertezza.

Secondo Buridano l’intelletto è sempre in grado di indicare all’uomo quale sia la scelta giusta tra le varie diverse alternative tanto che se, per assurdo, la scelta fosse costituita da due elementi identici la volontà si paralizzerebbe a meno che non si scegliesse di non scegliere. Esamina il paradosso nel II libro dell’Etica:

Per commentare il racconto riporto due riflessioni, la prima di Baruch Spinoza:

«In quarto luogo si può obiettare: se l’uomo non opera per libertà del volere, che cosa accade quando si trovi in uno stato di equilibrio come l’asino di Buridano? Morirà di fame e di sete? Se lo concedo, sembra che io concepisca un’asina o una statua di uomo, non un uomo; se invece lo nego, ne consegue che egli può determinare sé stesso e quindi ha la facoltà di andare [verso il cibo] e di fare quel che vuole. (…) Per quanto riguarda la quarta obiezione, concedo che l’uomo, posto in un tale equilibrio (cioè di chi non percepisce altro che la sete e la fame, tale cibo e tale bevanda, che distano ugualmente da lui), perirà di fame e di sete. Se mi domando: un tale uomo non è da considerare piuttosto un asino che un uomo? rispondo di non saperlo, come non so in qual modo sia da considerare chi si impicca e come siano da considerare i bambini, gli stolti, i pazzi etc.»

…la seconda di Johann Gottfried Leibniz:

«(…)È vero che bisognerebbe affermare, se il caso fosse possibile, che l’asino finirebbe per morire di fame…Infatti l’universo non potrebbe essere bipartito…in modo che tutto fosse uguale e simile da una parte e dall’altra, come una ellissi o un’altra figura in un piano, del numero di quelle che io chiamo ambidestre, che siano bipartite da qualche linea retta passante per il centro…. Vi saranno perciò molte cose, dentro e fuori l’asino, anche se non ci appaiono, che lo determineranno a dirigersi piuttosto da una parte che dall’altra. E benché l’uomo sia libero, mentre l’asino non lo è, non cessa perciò d’essere vero, e per la stessa ragione, che anche nell’uomo il caso di un equilibrio perfetto tra due parti è impossibile e che un angelo, o Dio almeno, potrebbe sempre trovare la ragione del partito preso dall’uomo, indicando la causa o la ragione inclinante che l’ha realmente indotto a prenderlo, anche se questa ragione molto spesso è composta ed inconcepibile a noi stessi, perché la connessione delle cause le une con le altre va molto lontano.»

Ora la risposta della ragione per cui ho scomodato Buridano e il “suo” asino. Trovo anche gli asini siano numerosi non solo nella politica, ma anche nella ordinaria vita civile e familiare. Un esempio di asineria clamorosa.

A Wollogong in Australia si è svolto in questi giorni di inizio autunno il campionato mondiale di ciclismo. La notte prima delle gara su strada dei professionisti, poi vinta dal meraviglioso Remco Evenepoel, alcune ragazzine scapestrati hanno impedito di dormire a Mathieu Van der Poel, grande generoso campione olandese, figlio di Adrie e nipote di Raymond Poulidor. Probabilmente Mathieu è uscito sul corridoio e può avere forse rimproverato e anche spinto qualcuna delle piccole teppistelle, figlie di genitori imbecilli. La mattina la polizia gli ha sequestrato il passaporto e comunicato che dovrà rimanere per sei settimane a disposizione delle autorità locali per un processo. Poi, si è saputo che tutto si è risolto con una multa di 1500 dollari a Van der Poel. Becco e bastonato.

Resta un fatto: dove erano i genitori dei ragazzini che all’una di notte imperversavano nei corridoi dell’albergo? Dove era il personale dell’albergo? Dove lo staff della squadra olandese? Come si tratteranno le piccole teppiste, con un bonario rabbuffo?

Se la cosa fosse successa qualche decina di anni fa, le ragazzine avrebbero temuto l’arrivo dei genitori, mentre ora al contrario i genitori difendono i propri piccoli idioti a prescindere dai loro comportamenti, come raccontano numerosi fatti di cronaca italiana che registrano aggressioni a insegnanti, insulti e denunce. I giovanissimi maleducati, invece, rimangono largamente impuniti e soprattutto, ciò che è peggio, in-educati.

E’ un insulto all’asino paragonare queste generazioni di genitori al nobile equino, ma lui capirà che si tratta di una metafora legata a una certa immagine popolare, e la sopporterà.

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