Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

In questo periodo, compresi i lockdown mi sono sentito SEMPRE sostanzialmente LIBERO (alla faccia dei libertari a corrente alternata), perché ho fatto SEMPRE, dico SEMPRE, ciò che dovevo fare e nessuno me lo ha impedito. Aaah, dimenticavo, sono stato anche offeso da qualcuno che mi ha invitato “a svegliarmi”, un “pulpito” che si nutre di web e bugiardini, non di seri studi accademici, dove la tua competenza è verificata da terzi che hanno titoli per giudicarti, fino a che io stesso ho fatto parte di questi “terzi” (docenti universitari). Detto questo, qui parlo di quisquilie, per variare il menù. Ecco: parlo degli uomini politici e delle donne “politiche”: un ambiente di noiosi, tra pochissimi “ascoltabili”; giornalisti e titolisti: una piccola accolita di disonesti che rovina una categoria talvolta eccellente

Ripeto: nonostante gli alti lai dei libertari a corrente alternata, che ululano per piazze e sul web, anche durante i lockdown più rigidi, mi sono sentito e sono stato LIBERO di agire e di dire ciò che volevo dire e di fare ciò che dovevo fare, sempre nel rispetto delle norme prudenziali, atte a tutelare la legittima personalità e libertà degli altri. e l’altrui dignità. Due volte mi hanno fermato i carabinieri, ed è bastato che dicessi: “vado nell’azienda tale, perché sono il Presidente dell’Organismo di vigilanza ex Codice etico“, e non mi è stata chiesta neppure l’auto-dichiarazione. Oggi ho il green pass e lo porto con me, finora esibito solo in piscina. Quale è il problema? Detto questo, passo alla quisquilia del giorno: “parlare male”, con pieno diritto e nozione informata, di politici e giornalisti, due tra le peggiori categorie sociali di questi tempi un pochino oscuri, soprattutto per un utilizzo scarso dell’intelletto, e una sorta di intolleranza alla fatica di studiare.

Per me la noia è il peggior stato dell’anima, peggio della paura terrorizzante, che è la paura della paura. Per me.

Più volte mi sono speso a commentare la povertà-della-qualità-della-classe-politica, il cui livello è definibile come penoso, scadente, noioso.

Quando in tv vediamo apparire le faccette dei politici e delle politiche, anzi quando vedo, perché so di me e non di altri, so già ciò che stanno per dire. Lezioncine imparate a memoria, e non perdono un colpo solo perché imparate a memoria. Mi ricordano queste filastrocche da prima elementare: “Le ochette del pantano/ vanno piano piano piano/ tutte in fila come fanti/ una dietro e l’altra avanti“… oppure: “Il mio gatto Musotondo/ verdi ha gli occhi e il pelo biondo,/ ha il nasetto impertinente/ canzonar sembra la gente./ Proprio adesso il bricconcello/ s’è cacciato nel cappello,/ e da lì contempla il mondo/ il mio gatto Musotondo“. Anzi, no, non mi ricordano per nulla queste bellissime filastrocche elementari, che non sono noiose, ma bellissime. Noiosi sono loro!

In questo campo le donne non si differenziano dai maschi: la noia li unifica nell’insopportabilità. Il linguaggio è trito, scontato, il modo di affrontare i temi è apodittico e paratattico. Noioso.

Non ho ancora capito se i giornalisti li preavvertono (penso di sì) dell’intervista, cosicché il politico/ la politica si prepara una lezioncina da recitare a raffica, con piglio, non deciso, ma arrogante, che attesta come il/ la parlante sia convinto di avere ragione e tutti gli altri torto.

Mi si può spiegare che i “tempi televisivi” richiedono semplicità e chiarezza, per cui sono da evitare ragionamenti complessi e da proporre solo conclusioni, senza premesse logiche. Per me ciò risulta essere un orrore, immediatamente dopo che mi sono annoiato. Il fatto è che la loro è una recita a favore di telecamere, perché subito dopo, tra loro, fraternizzano.

Solo due nomi, tra moltissimi, come campioni dei maschi e delle femmine: Lupi e Serracchiani.

Se veniamo ai giornalisti e ai titolisti la disonestà intellettuale dilaga. La cura dell’attendibilità delle fonti latita, il linguaggio è spesso aggressivo e impreciso, i titoli fuorvianti e imbroglioni. Il web poi “fa il suo” con il metodo “specchietto per le allodole”, dove mette in evidenza solo una parte della notizia per dare l’impressione di un male devastante che poi magari si rivela spesso solo fuffa. Esempio calcistico: “Incredibile al Napoli (in evidenza, poi puntini… e il testo prosegue così… Insigne ritarda all’allenamento)”. Cosa c’è di incredibile? o di preoccupante? nulla. Intanto, però, il tifoso del Napoli è andato in ansia. Cosa poco importante? Sì, cosa da nulla, ma intanto si è creata una agitazione mentale nella persona semplice che è il tifoso.

Esempi non virtuosi, o fastidiosi: Travaglio-arrogante-Marco e Belpietro-nonmiviennulla-Maurizio per la carta stampata, Fazio-falsetto-Fabio, Hunziker-mossetta-Michelle, Litizzetto-bruttino-Luciana, Fiorello-nonsochediresenoninutile-Rosario, e Varriale-sosiadiclaudiovilla-boh, per la tv, Alessandra-beep beep-De Stefano per il ciclismo e Paola-sgrunt-Ferrari (grazie a Dio che se ne va) per il calcio, ancora in tv, inascoltabili, come un Martinelli-accentituttisbagliati-Maurizio (che pronunzia Màttarella, invece di Mattarèlla), e Parenzo-noiasinistro-David e Cruciani-sporcaccion-Giuseppe per la radio, più Parenzo che Cruciani, perché a parer mio il peggio e più disonesto è il politicamente corretto. Dimenticavo trasmissioni radiofoniche come Sportiva, dove senti conduttori che pronunciano male l’italiano e telefonate dal pubblico in proporzione di idiozia. Probabilmente, sia la politica, sia il giornalismo rappresentano la mediocrità gaussiana di quelli che telefonano per ascoltarsi. Che p.! E moltissimi altri, che non cito qui per non annoiarmi.

Mi consolo con la memoria che mi ricorda i nomi di Bruno Raschi e Montanelli, di Gianni Brera e Biagi, di Buzzati e Claudio Gregori, che del giornalismo hanno fatto un’arte. Come cantava Califano: “Tutto il resto è noia“, anzi, no, ho sbagliato… “Tutto il testo è noia“.

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