Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Stamane un bambino mi sorrideva…

di un sorriso puro, come può essere quello di un bambino. Mi ha consolato. Ne avevo bisogno. La giornata di ieri si dipanava in sintonia con il tempo meteorologico, e a fatica.

Il valore delle cose e la “qualità della vita” non si basano su tabelle precostituite, su modelli sociologici o sulla loro economicità e lucratività, ma sul contributo di umanizzazione che apportano. L’uomo è un primate evolventesi, anche se lentamente e con contraddizioni. In particolare non condivido il concetto corrente di qualità della vita, poiché sottende valenze e parametri troppo quantitativi, come si evince anche dagli item utilizzati nelle ricerche socio-metriche. Come si fa a dire che la qualità della vita in Trentino è superiore a quella di Lecce, basandoci solo su dati quantitativi Istat? La vita umana è molto più complessa ed è costituita da elementi in buona parte non misurabili, sfuggenti, oserei dire… spirituali.

Nella vita le strade si incrociano, divergono, pochi sono i rettilinei, di più i sentieri aspri di montagna, i camminamenti, le cenge altissime sotto le crode, le tracce antiche di pastori e cacciatori, quasi impercettibili tra la macchia e le radure.

Gli incontri sono pieni di incognite, come una espressione algebrica, anzi di più. Il sentimento accompagna lo stato di veglia e condiziona i sonni e l’attività onirica. A volte ti sembra di aver capito la persona e invece no, non hai capito nulla: è diversa da come pensavi, in meglio o in peggio. Occupandomi anche di selezione del personale ho i sensi allenati, ma non bastano. Solitamente uso quattro item: a) atteggiamento, cioè come la persona si presenta al colloquio, b) competenze, cioè la professionalità espressa in conoscenze ed esperienza, c) potenziale, vale a dire quello che il candidato può diventare o aspirare ad essere in una struttura organizzata, d) inseribilità, che significa il grado di possibilità di successo della new entry nel gruppo già costituito. Forse l’aspetto più difficile.  A ogni item attribuisco un valore da uno a cinque: si tratta di una scala di valutazione psico-sociale risalente agli studi psico-metrici di Rensis  Likert, che operava negli Stati Uniti d’America negli anni ’30.

La scelta si può basare anche sulla comparazione dei risultati ottenuti dai vari candidati, ma non può essere fondata solo su questi risultati. Occorre anche il dialogo, il giudizio sull’espressività, sulla qualità del linguaggio e dell’ascolto, per decidere al meglio, poiché l’uomo è incommensurabile. Ogni individuo è unico, indivisibile, imparagonabile: è irriducibilmente soggetto originale.

Osservo le persone quando aspetto, quando viaggio, quando cammino, e soprattutto quando colloquio o dialogo e cerco di capire i loro destini, i loro mestieri, le loro inclinazioni. Mi interessano tutte, anche quelle che mi hanno offeso, perché mi chiedo se si sia trattato di ignoranza, di stupidità o di cattiveria. In ogni caso di miseria si è trattato. E poi, passatami la rabbia, ché io non sono rancoroso, se richiesto, gli do una mano come prima.

Il sorriso del bambino goriziano mi ha allargato il cuore.

Basta poco, che è tanto, tantissimo; un sorriso, un muoversi dei muscoli facciali fino ad allargare la bocca con gli angoli rivolti verso l’alto, e gli occhi luminosi. Il sorriso illumina gli occhi e questi il sorriso.

Nel pomeriggio con la bici da strada, mi son regalato una De Rosa in carbonio, finalmente! ho incrociato molti. Mi guardavano un poco meravigliati che avessi le maniche corte della muta estiva il 3 novembre, ma io non sono freddoloso, abituato alle camere fredde della mia infanzia, temprato. La giornata era buona e ho rivisto il “Flùn“, cioè lo Stella, il fiume di risorgiva che i locali chiamano semplicemente “il Fiume”, perché lo è per antonomasia. Più del magno, immenso Tagliamento, il quale in questi giorni aveva un chilometro d’acqua. Ma il Tiliaventum è a regime torrentizio e talvolta si nasconde sotto le immense grave, quando la siccità prevale.

Lo Stella, invece, ha sempre acque smeraldine quae fluunt dall’alta pianura sino alla Laguna di Marano e Grado, scorrendo in meandri torti tra boschi fittissimi e canneti impenetrabili.

Silenzii fondi accompagnavano il brusio degli ingranaggi raffinati della bici, marca Campagnolo, e con poca fatica ero a trentacinque orari, in assenza di vento. Sentivo i muscoli delle gambe vibrare e i polmoni respirare a pieno. Solo il remoto dolore vertebrale mi ricordava che ho un accompagnamento da trattare con cura. Palestra e fisio, per migliorare e poter tornare anche sui sentieri aspri dei monti, che mi aspettano.

Il sorriso del bimbo mi ha tolto stamane dai loghismòi, dai cattivi pensieri che mi turbavano. Stamane avevo bisogno della voce profonda di un egùmeno, un abate ortodosso, con la sua tonante o sussurrata voce di baritono naturale. Ma un essere umano comunque mi ha soccorso, una donna dall’animo puro.

Riemerso dal sonno sul presto ho ascoltato le voci dal mondo, notando ancora i tic, i modi-di-dire, gli errori espressivi dei narratori. Ancora una volta ho sentito chiamare apocalisse un disastrocataclismadisgrazia. Quella della feroce alluvione diffusa nei giorni scorsi in Italia. Caro dottore Borrelli, responsabile nazionale della protezione civile, “apocalisse” significa “rivelazione”, non altro.

E i politici la solita storia nota fatta di ignoranza ignorante, arroganza e protervia. Solo il comandante De Falco, quello che disse a vigliacco-Schettino “Torni a bordo, cazzo!”, ha avuto un’espressione felice: “No, non temo di finire il mio lavoro di deputato, ché siamo tutti a scadenza“. ben detto, cz, aggiungo io, in attesa che la luce del giorno e la temperatura mi permetta di inforcare ancora il mezzo leggero e frusciante verso altre strade, in questo 4 di novembre, anniversario della Vittoria, e giorno come tutti gli altri, dono dell’Incondizionato.

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