Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

La connivenza implicita

Caro lettore,

la connivenza implicita è una sorta di “patologia sociale”, più o meno grave, tipica delle organizzazioni. Si potrebbe dire una forma edulcorata del familismo amorale che invece sottende una cultura e comportamenti definibili certamente come mafiosi. Del familismo amorale, che qui non tratterò, esistono in circolazione diversi studi sociologici.

In quasi tutte le organizzazioni consolidate, aziendali, scolastiche, militari, politiche, ecclesiali è quasi impossibile non trovare forme di connivenza implicita, con aspetti variegati, che vanno dal sistema delle alleanze e solidarietà dei gruppi di potere, fino alla gestione spicciola del chiudere un occhio, o tutti e due, se la persona “vicina”, amica, sbaglia, così coprendone in qualche modo l’errore o minimizzandolo.

Partendo dalle alleanze di potere si può dire che fanno parte di una “fisiologia” ordinaria delle organizzazioni, e quindi vanno considerate come tali, e in quanto tali spesso sono utili o indispensabili per gestire le cose, sostenere momenti di stress o di cambiamento: l’importante è che non debordino da un ambito di legittima gestione del potere gerarchico ad atteggiamenti dannosi per la struttura e per le sue finalità.

Se invece parliamo più precisamente di connivenze implicite, si vuol dire qualcosa che può confinare con possibilità di “ammalamento” delle strutture e delle relazioni intersoggettive e di gruppo. Onde evitare questo rischio, ricordo che le banche hanno quasi da sempre avuto l’usanza di cambiare il direttore di filiale dopo un certo periodo, proprio per evitare un eccesso di confidenzialità con la clientela, tale da porre a rischio l’equanimità dei comportamenti verso tutti i clienti. Come abbiamo visto ciò non ha evitato l’enorme marciume constatato nel settore in questi anni, ma tant’è.

Non è facile evitare le connivenze implicite, perché nascono progressivamente e si manifestano -talora- come dice lo stesso sintagma, inavvertitamente, inconsapevolmente o, appunto, implicitamente. L’implicito, nelle relazioni umane, come si sa non ha bisogno di parole, dichiarazioni, prese d’impegno, perché si basa su una conoscenza profonda tra gli individui e su una robusta esperienza condivisa.

Vi sono vari gradi di questo fenomeno, i più blandi dei quali sono essenzialmente forme di cameratismo e di comprensione reciproca, mentre i più forti possono scivolare verso forme di parzialità da parte dei capi e di riduzione dello spirito di equanimità nel trattamento dei colleghi.

La connivenza implicita non va sottovalutata poiché, oltre a poter diventare eticamente discutibile o chiaramente negativa, rischia di mettere a repentaglio l’equilibrio dei rapporti dei capi con i collaboratori e tra i collaboratori, e ciò costituirebbe una forte negatività gestionale e relazionale.

In questi casi diventa importante e imprescindibile il ruolo “terzo” di Risorse umane, a tutela di una sorta di “giustizia” generale nei rapporti e di un equilibrio tra le persone e le reti collaborative, indispensabile per il buon andamento della struttura aziendale, ma anche di qualsiasi altro sistema organizzativo.

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