Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Rigore e leggerezza della metafisica

Aristotele scrisse delle opere che chiamò Fisica. Successivamente Andronico di Rodi pubblicò una sequenza di lavori del Maestro di Stagira dopo la Fisica, che furono chiamate τὰ μετὰ τὰ φυσικά, “ta meta ta physika“, cioè “Ciò che segue dopo la fisica.” Chi se ne occupò di seguito intese la parola “meta” due significati: “dopo” e “sopra”. Nel primo senso, il termine “meta-fisica” dice la scienza che si occupa di realtà dopo quelle fisiche nel senso della conoscenza, nel secondo dice primazia teoretica. Infatti, l’uomo si interroga prima sulle realtà contigue, fisiche, e in seguito su quelle più distanti o astratte. Lo Stagirita chiama questo sapere “filosofia prima”, in quanto si occupa delle cause prime della realtà giustificando i principi basilari della conoscenza, come quelli di identità e di non contraddizione, necessari ad ogni altra conoscenza e scienza. Per Aristotele la filosofia prima è la “scienza dell’ente in quanto ente“, poiché non concerne alcun oggetto particolare (come le altre scienze particolari) ma la realtà tutta intera. Se io devo dire qualcosa di questo computer, prima ancora di dire che è un computer fatto di materiali chimici, meccanici, elettronici, devo dire che è un qualcosa, e questo qualcosa è.

Il Filosofo aveva dimostrato l’esistenza di sostanze immateriali come unica spiegazione possibile al moto visibile empiricamente. La metafisica, quindi, studiando tutta la realtà, cerca i principi (proprietà e cause) di tutte le sostanze (materiali e immateriali). Allora, a differenza della fisica, studierà anche le realtà “oltre la fisica”, come unica scienza ad avere il compito di indagare sulla realtà trascendente. Intendendo ‘meta’ come ‘oltre’, si può dire che la metafisica si occupa di realtà collocate ‘al di sopra’ di quelle fisiche. La metafisica è quindi la scienza che studia le realtà trascendenti. Questi due significati non sono affatto inconciliabili tra loro come potrebbe sembrare: la ‘Metafisica’ si colloca ‘dopo’ la fisica in quanto il suo oggetto è collocato ‘oltre’ la realtà fisica.” (dal web)

Pertanto, se la matematica studia l’essere come quantità, e la fisica in quanto movimento, la metafisica studia l’essere in quanto tale.

Per Aristotele la scienza è in grado di individuare le cause e i principi primi in relazione all’ente (=una qualsiasi cosa “che è”), cosicché le cause prime possono essere di 4 tipi:

– Formale: la forma della cosa (lo stato di essere della cosa)

– Materiale: la materia di cui la cosa è fatta (la materia di cui la cosa è costituita)

– Efficiente: ciò che provoca il divenire (ciò che produce il cambiamento dello stato della cosa)

– Finale: lo scopo a cui tende la cosa (il punto finale verso cui la cosa è destinata)

La metafisica in quanto scienza dell’essere in quanto essere cercherà quindi le cause ed i principi dell’ente (= di ciò che è); ecco perché la metafisica di Aristotele fonda la più importante delle discipline filosofiche (l’ontologia = discorso sull’ente).” (dal web)

La metafisica è senz’altro anche una prospettiva religiosa e teologica, perché, occupandosi dello studio delle “realtà prime”, non può non occuparsi anche del concetto di Dio, cioè della Trascendenza, ovvero di ciò-che-sta-oltre il conoscibile della vita umana. Dopo Platone, Aristotele e Agostino è stato fondamentale il contributo di Tommaso d’Aquino, con la sua visione metafisico-teologica tra ragione e fede. Con Descartes, Spinoza, Leibniz, e infine con Kant e Hegel la riflessione filosofica stabilisce una separazione tra metafisica o comunque sapere razionale, e teologia, avviando la visione moderna del mondo, della natura e del destino dell’uomo.

Un altro modo di chiamare la metafisica è ontologia, cioè scienza dell’essere, anche se i due termini non sono perfettamente sinonimi. In realtà si è sempre trattato di distinzioni sottili, specialistiche, come ad esempio: a) l’ontologia sarebbe la scienza delle cose che sono e b) la metafisica la scienza del come sono e del loro fine. Interessante, ma forse anche un poco pedantesco, vero?

Vi è poi la distinzione tra metafisica monista (come visione unitaria della realtà) e metafisica dualista (come visione che comprende la spiritualità e la corporeità), campioni delle quali si possono considerare nel pensiero moderno, rispettivamente, Spinoza e Descartes.

Ma la metafisica non è solo un sapere certissimo ed evidente, severo e paziente, ma è anche un sapere leggero, epperò non superficiale. Si occupa degli eterni essenti, ma anche del sostrato leggero, impercettibile che sta sotto le cose della vita e permette di guardarle sotto un altro profilo, più profondo e sereno. La metafisica è un sapere nello stesso tempo semplice ed elevatissimo, perché anche un bambino capisce che la matita è un qualcosa prima ancora di essere un oggetto per disegnare. Ricordo che da piccolo correvo nell’orto di casa a Rivignano e chiedevo a mio padre “che cosa è questo?”, una domanda metafisica, e lui mi rispondeva dicendomi il nome dell’ortaggio o del frutto, e così capivo che tutti quegli ortaggi rossi e succosi si chiamavano “pomodoro”, e imparavo che il nome era comune a tanti esemplari, astraendo dal singolo oggetto.

E poi è anche complicata quando si comincia a distinguere tra l’essere (ciò per cui la cosa è), l’essenza (ciò per cui la cosa è ciò che è), e infine l’ente o essente, participio presente del verbo essere (la cosa stessa).

Bellissimo, gioia pura mi vien dalla metafisica.

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