Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

energie e lontananze

lontananzeOggi va molto di moda il discorso sull’energia, mutuato dalla fisica moderna e, inconsapevolmente per i più, dalla filosofia classica (l’enèrgheia, cioè, più o meno, la potenzialità di sviluppo degli enti).

Ne parlano un po’ tutti, spesso senza cognizione, come accade per tutti i termini promossi dalle mode cangianti. La New Age l’ha eletta a una centralità assoluta, così come, anche se in modo diverso i movimenti “neo-pagani” (absit iniura verbo), sciamanici et similia.

Non vi è dubbio che il concetto è importante e polisemico, cioè significa più cose in diversi contesti della ricerca scientifica e del linguaggio comune. L’energia è la manifestazione o espressione altra della massa dei corpi secondo la nota formula einsteiniana, è il plafond cui attingiamo per vivere, pensare, operare. E’ richiesta nell’attività fisica e in quella intellettuale, fondamentale nelle relazioni interumane autentiche, là dove non vengono confuse con la mera comunicazione.

A volte sembra percorrere sentieri strani e inauditi, come quando scopriamo di avere intuito cose che sarebbero accadute, ma ben prima del loro accadimento, come se ricevessimo informazioni da altri mondi o altri tempi di questo mondo. Mi è capitato di scrivere cose, e a distanza di tempo di scoprirne la verità premonitoria.

Energie e lontananze, orizzonti oltre i quali il nostro sguardo attuale si ferma e dà la parola all’immaginazione, al visionario dispiegarsi di forze ignote, forse spirituali, o forse naturali, ma inaccessibili ai nostri limitatissimi sensi esterni e -piuttosto- intuibili con facoltà indefinite e finora non classificate dalle scienze naturali.

In realtà, forse siamo tutti un poco veggenti, se ci mettiamo in ascolto dell’infinito dispiegarsi delle cose, delle loro connessioni e distanziamenti, della totalità indivisa e complessa, come domenica scorsa, quando in bicicletta, pedalando nel sole settembrino, interrotto dalle lunghe ombre dei pioppeti, in assenza di vento e di rumori, mi son come dimenticato chi fossi, ma non in un remoto soprassalto di invecchiamento, bensì scoprendo improvvisamente di fare parte di un tutto, e che il tutto è in me, olisticamente e autosimilarmente.

Energie e lontananze che si intrecciano e si rinnovano nel tempo e oltre.

Scrissi decenni fa di incontri, che poi si sono realizzati, di affetti e storie, nel tempo dipanatisi e, anche se poi svaniti, comunque presenti nella mia vita, e nel mio destino, come in questa breve lirica sfuggitami di penna quando avevo vent’anni, dedicata alla donna.

Al desiderio d’acqua sorgiva/ nelle iridi tue/ ai seni acerbi e ignoti/ alle tue cosce divinate/ da roghi sul fiume antico/ del desiderio/ al socchiudersi lento/ delle tue labbra/ al velo del tuo mistero.

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