Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Batteri, insetti e animali “superiori”, o della symphonialitas di Ildegarda

genesisOgni tanto vien da sorridere al pensiero di come ci auto-percepiamo nella natura. Secondo Genesi1, ubbidendo senz’altro a Dio, abbiamo dato i nomi agli altri esseri viventi, in particolare agli animali, ma poi ci siamo montati la testa.

27Dio creò l’uomo a sua immagine;/ a immagine di Dio lo creò;/ maschio e femmina li creò./ 28Dio li benedisse e disse loro:/ «Siate fecondi e moltiplicatevi,/ riempite la terra;/ soggiogatela e dominate/ sui pesci del mare/ e sugli uccelli del cielo/ e su ogni essere vivente,/ che striscia sulla terra».

Dio parla e ordina con benevolenza, e noi ci siamo montati la testa, pensando di essere “padroni” assoluti di ciò su cui ci è stato consegnato un mandato. La traduzione dall’ebraico in greco e in latino del verbo “soggiogare” non ha  alcuna accezione legata alla tirannia, ma solo alla responsabilità: significa “guidare”, esprimere una “leadership”; se lo scrittore biblico avesse conosciuto l’inglese avrebbe usato questa formidabile polisemia contemporanea: leadership. Dio non ci ha demandato il potere, ma ci ha affidato un compito e un impegno.

Ecco: quando noi non ci saremo più, qui sul pianeta azzurro, batteri e insetti, che sono molto più vitali di noi umani, e qualche mammifero molto resistente e fertile, come i roditori, ci saranno ancora.

Suggerisco al mio cortese lettor domenicale, come cura spirituale contro le gravi malattie della vanagloria e della superbia, di spendere trentanove euri per un libro bellissimo: Visioni (Scivias, anagramma probabile di Scito Dei vias, cioè Conoscete le vie di Dio, a cura di Anna Maria Sciacca, prefazione di Enrico dal Covolo, Edizioni Castelvecchi, Roma 2016) dell’abbadessa benedettina Ildegarda di Bingen (1147-1179), morta poco più che trentenne, capace di contrastare il papa e anche Federico Barbarossa, se del caso. Nel volume anche sue ricerche di erboristeria e di farmacopea del suo tempo medievale. Luce tra le tante di un periodo tutt’altro che oscuro.

Un passaggio a tema etico: “Signore, dammi per tua forza il dono del fuoco, che in me estingua la passione della perversità, per bere con giusti sospiri all’acqua della fonte viva, che mi faccia godere della vita eterna, io che sono cenere e polvere, che guarda più alle opere delle tenebre che a quelle della luce.”

E un altro, a tema teologico, sulla Trinità: “La luce senza origine, cui nulla manca, è il Padre. La forma d’uomo di color zaffiro, senza macchia d’imperfezione, invidia e iniquità, indica il Figlio… Tutta questa luce, ardente d’un fuoco dolcissimo, privo di ogni forma di arida e tenebrosa mortalità, rappresenta lo Spirito Santo, grazie al quale l’Unigenito di Dio fu concepito secondo la carne… Lo Spirito infonde nel mondo la luce del vero splendore.”

Una lettura per politici e bykers, per scalatori del nulla e professori di qualcosa, per ruffiani e prostitute del marketing mediatico, per incliti e culti, per euforici e disforici, per depressi ed entusiasti, per medici e giudici, per giornalisti e pornografi dell’informazione, per profittatori e simoniaci, per cinici ed eroi, per villani e cortigiani, per ogni essere umano, per me e per te che leggi in questa domenica di fine estate.

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